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I TRAGEDIATORI E IL CALIFFATO IN SICILIA

Un passo tratto dal libro ‘I tragediatori’ di Francesco Forgione.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Sabato, 04 Novembre 2017 - Ore 16:30

[Estratto da pagine 75 e 76.]

Il califfato

«La più grande impostura andata in scena nell’ultimo quarto di secolo in Sicilia è stata  l’impostura di Confindustria siciliana». Attilio Bolzoni non usa mezze parole e neanche  frasi allusive, come le tante che ha ascoltato da siciliano e da vecchio cronista di razza nei lunghi anni di lavoro d’inchiesta e di narrazione delle mafie attraverso i suoi articoli e i suoi libri. Ha davanti a sé i componenti della Commissione parlamentare antimafia riuniti per ascoltarlo. È lui che ha scritto per primo dell’inchiesta su Montante e ha continuato a darne conto con una vera e propria campagna di informazione.

Nella più alta sede istituzionale non si smentisce, e racconta quella che ritiene “la storia dell’impostura”: «Esattamente un anno fa ho scoperto che esisteva una zona franca della legalità in cui evidentemente ci sono gli abitanti più buoni e onesti d’Italia, che hanno fortemente voluto un governatore condannato per mafia e un imprenditore che sarebbe stato qualche mese dopo indagato per mafia. La prima zona franca della legalità è nella mia città d’origine, a Caltanissetta, al centro della Sicilia. È la città dove è iniziata l’ascesa del cavaliere Antonello Montante. [...] In questi dieci anni in Sicilia, in nome di un’assai incerta antimafia – a mio parere – si è instaurata una sorta di dittatura degli affari, un califfato che si estende in tutta la Sicilia, ma che è nato lì, a Caltanissetta, dove commistioni e, in alcuni casi, connivenze fra imprese e politica, imprese e stampa, imprese e forze di polizia, imprese e servizi di sicurezza, imprese e magistratura hanno ammorbato l’aria e fatto calare una cappa irrespirabile prima sulla città e poi su tutta l’isola. Questa è la storia degli ultimi dieci anni, durante i quali in Sicilia ogni affare e ogni sopruso si è consumato intorno a due parole magiche, “legalità” e “antimafia”; una legalità costruita a tavolino e un’antimafia che ha coperto operazioni politiche opache e favorito gruppi d’interesse».

Bolzoni non nega la svolta contro il pizzo del 2007, ma ne contesta l’evoluzione: «Il trasformismo ha snaturato l’iniziale esperienza e una consorteria si è impadronita di tutto in Sicilia. Quel gruppo di imprenditori in nome dell’antimafia ha occupato – non ci sono precedenti in Sicilia dal secondo dopoguerra – ogni carica pubblica disponibile e ogni poltrona di sottogoverno disponibile. In nome dell’antimafia la Confindustria siciliana di Montante è diventata l’unico partito che nel Governo regionale siede ininterrottamente da sette anni, prima con Lombardo e poi Crocetta, con un proprio rappresentante».

Francesco Forgione
I TRAGEDIATORI
La fine dell’antimafia e il crollo dei suoi miti
Rubbettino, 2016 – Euro 14.


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