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CAMPLI BASKET: VIETATO SCOMPARIRE.
Aldo Maddes, a sinistra e Lucio Del Paggio: gli ultimi due Patron del basket farnese.

Lettera aperta da parte di alcuni tifosi farnesi.

Campli (TE)
Martedì, 11 Maggio 2004 - Ore 12:30

Abbiamo ricevuto una lettera aperta da Enzo Borgognoni, in passato dirigente con funzioni di Team Manager nel Campli di qualche stagione fa in B1. La lettera, che lo stesso Borgognoni definisce: “Un richiamo amoroso alla pallacanestro farnese ed un sincero invito a voler ricompattare tutte le forze cittadine intorno ad una delle più importanti tradizioni camplesi” è a nome di un gruppo di tifosi di cui Enzo è referente. La pubblichiamo, sperando che il basket a Campli continui ad esistere.

Mai come questa volta la pallacanestro camplese è sul punto di scomparire. Le ultime notizie riportate da stampa e televisione hanno parlato di società in vendita. Ci auguriamo sinceramente che siano soltanto notizie per “smuovere le acque” e che mai si arrivi a tanto. Privare Campli del suo unico sport sarebbe un delitto imperdonabile!!!
Diverse volte, in passato, la società ha attraversato momenti critici a causa di grosse difficoltà economiche, ma ha sempre trovato la forza necessaria per venirne fuori grazie, soprattutto, ad un patrimonio genetico essenziale: l’entusiasmo!!! Un sentimento che da qualche tempo è andato via via scemando per lasciare il posto ad una totale e generale indifferenza. Assai più dannosa di mille bilanci negativi.
Con il Palafarnese muto e spoglio, anche nelle partite decisive per la salvezza, si è capito in modo inconfutabile ed evidente la gravità della crisi che ha coinvolto l’intera tifoseria farnese. Quella stessa tifoseria che, non più tardi di un anno e mezzo fa, accorreva in massa al palazzetto e seguiva la squadra anche in trasferte lontane.
Non si può dimenticare, in questo momento difficile, che Campli è stata ai vertici della pallacanestro nazionale, coinvolgendo, con la sua PASSIONE sportiva, una intera cittadinanza.
A questo punto, comunque, non serve a nulla cercare i colpevoli né individuare le responsabilità per la situazione che si è venuta a creare. Esiste ed è un dato di fatto. Rimbalzarsi le accuse, anche con offese ed insulti, è controproducente e serve soltanto ad infiammare ancora di più gli animi di tutti. Non è questa la strada che può servire a riavvicinare l’attuale dirigenza a quelli che a stento trattengono le lacrime per il dolore di un amore che si sta perdendo. Gli insulti e le offese sono sempre ingiustificabili, da qualsiasi parte provengano. Occorre invece trovare una unità di intenti ed avere l’onestà intellettuale di ammettere i propri errori e farne ammenda.
Una associazione sportiva può anche essere costretta, per motivi economici, a dover cessare la propria attività (ne abbiamo avuto, di recente, esempi illustri anche da squadre di serie A ). Dalle ceneri di un crack finanziario si può anche risorgere a patto, però, che rimanga intatta la componente essenziale: l’entusiasmo della gente. Senza di esso non esistono rimedi e si è destinati a scomparire.
E’ necessario, quindi, che prevalga il buon senso e che qualcuno dia segnali importanti e, soprattutto, positivi, anche con umiltà ( da non confondere con la sottomissione ). Bisogna cercare il coinvolgimento totale e sincero di tutto l’ambiente camplese che, al di là delle recenti e scottanti delusioni, resta sempre innamorato di questo sport meraviglioso. La teoria del “ chi non è con me è contro di me” non ha mai pagato e mai pagherà: i risultati sono lì a dimostrarlo.
L’essere riusciti a ripianare una difficile situazione finanziaria è, indiscutibilmente, un titolo di merito. Ma questo non è tutto, non può essere tutto!!! Nello sport, oltre ai soldi, esistono, per fortuna, anche altri importantissimi valori ed è a questi che bisogna appellarsi per far sì che un patrimonio che dura da oltre sessant’anni non vada perduto per sempre ed irrimediabilmente!!!
Bisogna necessariamente tornare al clima, seppure rivisto e corretto, di quando la società sportiva era rappresentata da un gruppo compatto di veri e disinteressati amici. Di quando le famiglie camplesi facevano a gara per invitare i giocatori alle loro tavole imbandite di succulenti pietanze. Di quando per seguire la propria squadra venivano organizzati uno, due, tre pullman colmi finanche di bambini e attempati tifosi. Di quando si organizzavano in massa le feste di carnevale , le cene sociali, i tornei di briscola, i cucù, le lotterie.
Devono necessariamente tornare i tempi in cui le riunioni sociali duravano fino a notte fonda e poi si andava a fare una “tazza” dal compianto e indimenticabile Mariolino Del Paggio, al “Pozzo dei Farnese”, o a scroccare i fragranti cornetti al cioccolato presso il forno del buon Vittorio Meloni. I tempi in cui per responsabilizzare e coinvolgere più dirigenti possibili ci si inventava sempre nuovi ruoli nell’organigramma societario.
I tempi in cui il tenace Giorgio Di Pancrazio fungeva da apripista per la raccolta di fondi, casa per casa, e gli accompagnatori, per l’imbarazzo della “questua”, si defilavano proprio in prossimità dell’uscio. I tempi in cui Romano Tempera, nelle vesti di eccellente cuoco, preparava deliziose cenette presso la sede sociale. I tempi delle collette per collegarsi, numerosi dentro i bar, dal telefono fisso, con i campi esterni per seguire con passione (eh già, PASSIONE!) l’andamento delle partite della nostra compagine.
I tempi in cui le cosiddette campagne-acquisti dei giocatori si svolgevano in “piazza” (leggasi sede sociale) e nelle quali, per lunghissimi giorni, buona parte dei cittadini, con grande partecipazione, si sentivano al contempo allenatore, dirigente, direttore sportivo, tifoso. Alcuni, addirittura sostituendosi ai dirigenti, si alternavano nelle ore dei pasti pur di non perdere neppure una chiamata al telefono, perché essa poteva significare un contatto importante o una conferma di un giocatore, anche molto noto, che accettava di venire a giocare nella minuta Campli, magari da società e metropoli prestigiose.
I tempi in cui, folgorato anche lui (coach Maurizio Benetti) dalla PASSIONE, lui che veniva da lontano, omaggiava i propri beniamini con t-shirt con su scritto: i’ so d’ lu chimpl.
Anche questa era pallacanestro!…e che tornino stabilmente, sulle divise delle nostre squadre, i mitici e tradizionali colori sociali: il bianco e il rosso.
Su ciò invitiamo sommessamente a meditare. Tutto il resto sono solo chiacchiere.
Forza Campli!!!

gli Amici del Basket camplese
ROSETO.com
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