«Ci siamo stretti la mano, siamo a posto».
Direttamente da un'altra epoca – o forse da un altro pianeta – coach Piero Millina si avvicina mentre sto sorseggiando una 0,2 di birra rossa per riprendermi dalle fatiche di una pedalata e risponde così alla mia domanda sul suo contratto con il Campli.
Al che incalzo, chiedendogli la durata dell’accordo.
“Pierino” mi risponde che si tratta di un “2+1”, ma dalla faccia capisco che non è un problema. Lui e altri romantici provenienti da differenti galassie rispetto al basket moderno (parlo dei farnesi) si sono trovati, piaciuti e poi piaciuti ancora. Il sodalizio fra questi “pazzi” continua, per la gioia di tutti quelli che amano più la pallacanestro che somiglia al vino rosso (qualche sorso pregno di gusto e aroma e sei ebbro e in pace col mondo) di quella attuale – almeno in Italia – che somiglia alla vodka (un paio di sorsi insapori e sei molesto, perso e triste).
Ieri, dopo essersi “stretto la mano” avantieri, Pierino è quindi sceso al mare, fra Giulianova e Roseto, per incontrare i suoi giocatori con i quali ha vinto il campionato di Serie C e sentire i loro programmi futuri. È già tempo di pensare a costruire il Campli di Serie B.
Poi, a sera, arrosticino rosetano con un gruppo di amici confluiti nel Lido delle Rose per festeggiare il coach e il suo campionato vinto: Ernesto Ciafardoni, Luca Marani, Pino Rutolini, coach Stefano Vanoncini (che con Piero ha iniziato la sua carriera facendogli da assistente) e qualche altro intruso di passaggio, volentieri accettato al tavolo, come il sottoscritto, Carmelo Morina, Andrea Taffi.
La serata ha assunto un tono epico quando poi si è presentato, con le splendide due donne della sua famiglia (moglie e figliola) “il Tatuato”, come lo chiama Millina, al secolo Christian Di Giuliomaria, che – a grande richiesta – si è prodotto nell’imitazione del suo allenatore (“DiGiulio”, o “Il Principe” è un imitatore formidabile e nel suo repertorio ci sono molti protagonisti del basket degli ultimi 20 anni), quando li ha caricati in occasione del derby di ritorno vinto contro l’Ortona.
Christian è quindi salito su una sedia (non bastassero i suoi 2 metri e 10) e ha arringato alla maniera di “Massimo Decimo Pierino”. Applausi a scena aperta per l’imitatore dell’imitatore del Gladiatore.
La serata è scivolata leggera e piena di aneddoti, mentre Luca Marani seguiva sul telefonino (e aggiornava) Milano-Sassari Gara 7 e Torino-Agrigento Gara 5.
Piero Millina ha quindi preso in mano l’uditorio (lo avrebbe fatto anche se non fosse stata la “sua cena della vittoria”), spaziando da Max Marchetti a Meo Sacchetti e incorporando nella sua guizzante aneddotica gran parte delle terre emerse della nostrana pallacanestro.
Evviva il basket al sapore di vino rosso.
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CAMPLI BASKET PROMOSSO IN SERIE B
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