“Tribuni della plebe”.

La polemica politica rosetana del 2017 ruota su un organo costituzionale romano creato nel 494 avanti Cristo.

Nell’ultimo Consiglio comunale, infatti, il sindaco Di Girolamo ha definito “tribuni della plebe” i consiglieri di opposizione.

Apriti cielo.

Da Casa Civica, la Segretaria Gabriella Recchiuti ha dichiarato: «L’atteggiamento del sindaco è inaccettabile, sprezzante e offensivo nei confronti dei consiglieri di minoranza e quindi nei confronti dell’elettorato che li ha demandati a rappresentarli».

Anche Alessandro Recchiuti, ex assessore dell’Amministrazione Pavone e oggi all’opposizione, si è risentito dichiarando: «Vorrei ricordare al Sindaco che i sei consiglieri di minoranza rappresentano oltre novemila voti, a fronte degli appena quattromilaquattrocento dei suoi dieci consiglieri di maggioranza. Quindi ci penserei bene prima di usare certi termini che non solo offendono noi, ma anche chi ci ha votato visto che, in una “situazione normale”, rappresenteremmo la maggioranza e non la minoranza!».

Glaciale la replica del Sindaco Di Girolamo: «I miei ormai scadenti ricordi di liceale mi dicono che si trattava di una carica di grande dignità e a cui si riconnettevano grandi poteri. In senso figurato, il termine indica oggi un politico che, con la propria “ars oratoria”, fa propaganda al fine di catturare facilmente consensi, evitando di entrare nella complessità dei problemi».

Detto della polemica e restando in ambito Pd, c’è da osservare come il circolo di Roseto sia quello con la maggior partecipazione di tutto l’Abruzzo alla convenzione per l’elezione del segretario. I 188 tesserati del Partito Democratico hanno discusso le diverse mozioni domenica dalle 10 del mattino, procedendo poi alle votazioni fino alle 18. Questi i risultati:  Mozione Renzi 158 voti (84%), Mozione Orlando 22 voti (12%), Mozione Emiliano 8 voti (4%). Il risultato ha portato il circolo cittadino a eleggere 7 delegati per la mozione Renzi e uno per quella di Orlando.