Tenere a un posto più che alla propria carriera.

Lo chiameremo “effetto Campli” quello che ha fatto presa su un veterano come coach Piero Millina, che pur pensando alla finale playoff contro il Montegranaro parla più volentieri del futuro del basket a Campli: «La finale è importante, ma è più importante sapere se Campli andrà avanti e come lo farà. Perché se abbiamo riempito il palasport solo per una semifinale vinta e non c’è una vera ed effettiva “primavera farnese”, che crei una nuova generazione di tifosi, giocatori e dirigenti, allora il nostro lavoro sarà stato vano».

Parole piene d’amore e, forse, preoccupazione per il futuro del sodalizio cestistico farnese più che del proprio, se l’uomo che ha allenato il compianto Darryl Dawkins, interrogato sul proprio futuro professionale che potrebbe conoscere un rilancio dopo le importanti stagioni a Campli, chiosa: «Non penso che qualcuno mi offrirà una panchina in Serie A2 per la prossima stagione. E non me lo auguro nemmeno. Se Campli andrà avanti, io sono certo che non ci saranno né divorzi né separazioni. Tutti dicono che bisogna andar via quando si è al top, ma io alla mia veneranda età e con l’esperienza accumulata, so che nessun posto è meglio di quello dove sei ben accetto e vivi bene. Io sto bene a Campli e non sarà qualche migliaio di euro in più a farmi cambiare idea».

Cosa tormenta, dunque, il tecnico bolognese? Millina spiega: «Diciamo che i problemi e le difficoltà avute lo scorso anno e non risolte le stiamo avendo anche quest’anno. E questo non aiuta la rinascita di una città di basket come Campli. Chi ha promesso di porre mano ai problemi e risolverli deve mettersi di buona volontà e farlo, in modo da affiancare ai risultati ottenuti in campo anche un’ottimizzazione gestionale».

Complimenti dunque a Millina, che pur vantando una stratosferica percentuale di vittorie da quando è a Campli e pur potendo farcire dichiarazioni con una finale playoff assolutamente inattesa, pensa prima al futuro e alla stabilità del sodalizio cestistico.