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IL GIUSTO TEMPO, IL GIUSTO RITMO...
Luca Maggitti, prima lezione, 2 ottobre 2017.

Morgan Fascioli, 2 ottobre 2017.

Luca Maggitti, seconda lezione, 9 ottobre 2017.

Come ricaricare le batterie iscrivendosi a un corso di batteria, scongiurando contemporaneamente la morte della batteria dell’automobile.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Martedì, 10 Ottobre 2017 - Ore 23:42

Da venti anni a questa parte, per la seconda volta (o terza, forse) non parteciperò a una trasmissione settimanale televisiva che parla di basket.

Si pone dunque un problema: come evitare che la batteria della mia automobile non si disfi, visto che negli ultimi 5 anni, praticamente, uso la macchina solo per la settimanale trasferta presso lo studio televisivo?

Ho risolto il problema iscrivendomi a un corso di batteria tenuto dall’amico Morgan Fascioli, nel piccolo ma accogliente studio di Campo a Mare di Roseto dove sono state incise le tracce musicali di “Italian Journey”, il disco di “Brandon Sherrod & the Sharks” che ha finanziato progetti di solidarietà per 10.000 euro fra Abruzzo e Stati Uniti d’America. È all’interno delle mura cittadine, ma troppo lontano per andarci a piedi o in bici. Quindi, 3 minuti di macchina e ci siamo.

Una lezione a settimana, ogni lunedì alle 19. Da lunedì 2 ottobre 2017 – data della prima lezione – il primo giorno della settimana è diventato automaticamente il più bello e divertente.

Ho fatto al mio insegnante una richiesta chiarissima: Morgan, fammi divertire un’ora percuotendo la batteria. Nient’altro. Non devo incidere dischi né formare gruppi musicali in grado di raccogliere questa o quella eredità.

Così, a 48 anni ancora non suonati (li compirò il 12 ottobre 2017), ho iniziato a prendere confidenza con la batteria con la maturità di un uomo, mentre quando la picchiai nei primi anni ’90 del secolo scorso ero solo un discolo che si comprò la batteria con il suo primo stipendio “vero” (marzo 1990, oltre 900.000 lire di batteria), per poi trattarla male e alla fine regalarla.

Invece oggi, consapevole che non devo (e, soprattutto, non posso) cambiare il mondo (tantomeno quello della musica), l’approccio alla batteria è delizioso. Si comincia dagli appiombi. Il parallelismo con un altro mio amore (i cavalli e l’equitazione) c’è tutto. Braccia leggere e polsi mobili, spalle aperte e tronco fermo, rilassatezza e scioltezza. Insomma: escludendo i talloni bassi di caprilliana memoria, sono le raccomandazioni per stare bene in sella!

Solo che al posto delle redini, che comunicano il tuo volere alla bocca del cavallo, qui hai in mano due bacchette (o due spazzole, quando è il caso), per governare quel viaggio di nave che è una canzone (adorabile definizione del mio maestro Morgan).

E siccome l’unico musicista che ha in mano le bacchette è il batterista (e la cosa ricorda un po’ la bacchetta del direttore d’orchestra), sui suoi polsi e nelle sue caviglie sta la responsabilità di salpare, battere sempre il giusto tempo, tenere il giusto ritmo e condurre la nave in porto, solcando sicuro i marosi della musica e vincendo ogni increspatura.

Quando non c’è il direttore, è lui che governa il bastimento. Anche perché – solitamente – il batterista sta dietro tutti gli altri. D’altronde, Laozi (conosciuto pure come Lao Tzu, Lao Tse, Lao Tze o Lao Tzi... insomma... quello), antico filosofo cinese, ammoniva: «Per guidare gli altri, cammina alle loro spalle».

Qui tecnicamente si sta fermi, ma hai voglia se si marcia! Quattro arti, quattro cose da fare. Colpi secchi, ma leggeri. Ritmi da tenere senza inciampare in quelli tenuti dal cuore o nei pensieri pierini della testa che vogliono scappare dalla trincea del dovuto.

Batti, leggero. E conta. Batti e conta.

Prima, però, ho sentito con grande interesse come è nata la batteria dal racconto di Morgan. Allora, come ora, è il denaro a comandare. E c’era bisogno di sommare in un’unica persona più strumenti di banda. E allora beccateli tutti tu, batterista: cassa, rullante, tom, timpano, charleston, ride, crash!

Batti preciso, batti chiaro. Occhio, che se sei destro quasi sempre la sinistra ti darà problemi e andrà potenziata, magari facendoci piccoli lavori quotidiani domestici (insomma: usala!).

Batti e tieni il tempo. Senza tentennamenti. Batti, se devi battere. E fallo chiaramente. Dio, quanto ci sarebbe bisogno di batteristi in politica o – più genericamente – fra la classe dirigente!

Così, fra riferimenti storici e prove elementari di colpi, l’orizzonte si allarga ed ecco la musica. Perché un’ora di lezione di batteria fatta di soli colpi sarebbe un po’ troppo da samurai.

Quindi Morgan collega le casse al suo computer e mi spiega la struttura di gran parte delle canzoni: A, A, B, A. Cantiamo un po’, seguiamo e io mi godo una canzone, sentita mille volte, per la prima volta con più consapevolezza.

Poi Morgan si siede alla tastiera e io provo a rovinare tutto menando la batteria, con la presunzione di un bambino davanti alla valigia contenente i codici nucleari.

I primi due lunedì sono stati molto interessanti: a metà fra comprensione elementare della musica (sono una “bestia” e mi mancano le basi, quindi più di tanto non posso fare) e il piacere di provare a suonarla pure io.

Fare qualcosa di non professionale, a 48 anni, è una delizia leggera che consiglio a molti, come rimedio naturale contro l’esaurimento nervoso. Trovatevi qualcosa da fare, anche una volta sola a settimana, anche per un’ora, ma scatenate il bambino che è in voi, arricchito dall’ingiuria degli anni che non gli farà fare poi molti danni.

Per quanto mi riguarda, poi, oltre all’esser gaio per il divertimento, ho pure scongiurato la rottura – per mancato utilizzo della batteria – della mia automobile. Evviva!

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Luca Maggitti
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