Giovanni Fattori, ex Sharks oggi in forza al Bergamo, concede l’intervista telefonica fra l’allenamento mattutino e il barbiere del primo pomeriggio, chiosando sorridente: «Tengo a presentarmi in ordine al PalaMaggetti, ho tante persone da salutare e tengo a fare bella figura».

Apprezzabile il livornese, anche se i tifosi lo saluteranno con affetto a prescindere dall’acconciatura.

Prima di aprire il diario dei ricordi, la doverosa precisazione da bravo professionista: «Purtroppo, in questo mio ritorno a Roseto c’è un unico aspetto negativo: per un destino beffardo sia io e la mia Bergamo sia gli Sharks ci giochiamo una fetta importante di salvezza. Ma è lo sport e dobbiamo rispettarlo».

Lo scorso campionato, Fattori giocò una stagione esemplare come cambio dei lunghi dando solidità, intelligenza cestistica e triple mancine che sono servite spesso a spaccare partite ingarbugliate.

Gli Sharks arrivarono a riempire il PalaMaggetti con oltre 3.000 persone e la squadra che doveva salvarsi conquistò i playoff, ribaltando il fattore campo agli ottavi di finale eliminando il Legnano e poi arrivando ai quarti dove fu eliminata dalla Virtus Bologna, che dopo Gara 1 in casa contro il sorprendente Roseto non perse più una partita ottenendo la promozione in Serie A.

Fattori ripensa a quel campionato meraviglioso e dichiara: «Sono toscano, ma l’Abruzzo è la regione che porto nel cuore, così come Roseto. La città mi ha accolto non come un semplice giocatore, ma come una persona da coinvolgere. La sera, dopo cena al Liberty, quasi ogni sera si incontravano alcuni tifosi che ti raccontavano la storia del Roseto e da questi incontri io traevo ancor più energia per dare il massimo la domenica in campo. Io, la mia compagna Francesca e la mia mamma che è venuta a trovarmi conserveremo sempre un ricordo speciale di Roseto e del suo popolo».

Il ricordo più bello fuori dal campo? Fattori è certo: «Il mare. Io sono livornese nato sul mare e per me è stato importantissimo, ogni giorno, camminare dal residence Bellavista al Liberty, godendomi il mare. Un “bonus” non così scontato e molto gratificante».

Il ricordo più bello in campo? Giovanni scaglia la sua tripla: «La Curva Nord, con la quale noi giocatori avevamo creato una sinergia strepitosa. Mi bastava girarmi, durante la partita, per vedermela “saltare addosso” e provare ogni volta un brivido esplosivo».