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Musica
ANDREA BELISARI: DAL CANTARE NEL CORO CON GIANLUCA GINOBLE ALLE TOURNÉE CON MOGOL E ANGELO VALORI.
Andrea Belisari.

Mogol e Andrea Belisari.

La band ‘Homa’: Sara Costantini, basso; Andrea Belisari, chitarra e voce; Riccardo Marini, chitarra.

Intervista al musicista e cantante rosetano, figlio del compianto arbitro di basket Domenico Belisari. E speriamo che il suo progetto di portare Mogol a Roseto si possa presto avverare.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Giovedì, 01 Settembre 2022 - Ore 13:15

Ho conosciuto Andrea Belisari lo scorso giugno, grazie a un suo gentile messaggio in cui faceva i complimenti a me e Giorgio Pomponi per la nostra trasmissione “Sotto Canestro 2.0”.
Incuriosito dal cognome di questo ragazzo l’ho invitato a bere un caffè, scoprendo che è il figlio del compianto Domenico – arbitro di basket – e che è un artista pieno di voglia di studiare e crescere.
Così ho voluto intervistare Andrea Belisari – classe 1995, musicista, cantante, insegnante di musica e compositore – figlio di Domenico Belisari ed Elisa di Bonaventura e fratello di Giorgia e Michaela.
Ne è nata una conversazione di alto livello, grazie alle risposte di Andrea. Che nonostante la giovane età ha una grande maturità.
Benedetto dunque quel suo messaggio, grazie al quale ho scoperto un altro “Rosetano buono per il mondo”.


Andrea, sei figlio di Domenico Belisari, rosetano arbitro di basket conosciuto in tutta Italia e purtroppo prematuramente scomparso nel 2005. Quanti anni avevi e come hai imparato a convivere con una perdita così dolorosa?
«Nel 2005 avevo 10 anni, ma ho un ricordo nitido quella sera; mio padre uscì di casa per raggiungere i suoi carissimi amici Nicola Mariani e Ernesto Settepanella, grandi uomini di basket, dirigendosi insieme a Veroli (Frosinone) per seguire il Roseto Basket che vinse il primo memorial “Adolfo Zeppieri”. Quella sera volevo seguire mio padre e andare con lui, essendo già appassionato di basket, ma un bambino di quell’età il giorno dopo deve andare a scuola e non può fare tardi. Fu un forte trauma, periodo di cambiamenti, passaggio da scuola elementare alle medie, prima comunione... per convivere con questa perdita ho avuto bisogno di terapie da uno psicologo, ma l’aiuto più prezioso e vitale è stata la fede che mio padre mi ha trasmesso, facendo parte del Cammino Neocatecumenale, come vitale è stata la Musica: un’eredità che mi avrebbe fatto diventare quello che sono».

Fu proprio lui a regalarti una chitarra, vero? Quanto è stato importante per la tua passione che poi è diventato un lavoro?
«Esatto, mi regalò la sua chitarra, una “Ramirez Estudio” 3/4: una delle migliori al tempo e fu proprio lui insegnarmi i primi accordi.  Mi viene in mente la celebre frase di Victor Hugo: “La musica esprime ciò che non può essere detto a parole e che non può essere taciuto” ; posso affermare con certezza che queste parole le ho vissute in prima persona. Un dolore così grande come perdita di un padre porta a chiudersi molto in se stessi, fu proprio grazie a quella chitarra in compagnia di un foglio e una penna che cominciai a scrivere le prime canzoni, con quei primi accordi che mio papà mi aveva insegnato e con ancora quella voce “Bianca” ma che da lì a poco sarebbe maturata.  Una necessità interiore che si è tramutata in un’esigenza di approfondire quella passione attraverso studi in accademie musicali, affidandomi a figure che con lavoro e dedizione vedevano in me il talento giusto per entrare, sia dal punto di vista lavorativo che sul lato creativo, nel mondo della musica».

Ma è vero che soffri di asma e nonostante ciò riesci a cantare? Come avviene questo “miracolo”?
«È il quesito che ancora oggi mi pone il medico che si occupa della mia asma!  “Avendo la capacità polmonare di un cinquantenne”, testuali parole, e fu proprio questo il motivo per cui non proseguii una possibile attività nel mondo del basket, se non con amici durante la settimana. Sicuramente lo studio della tecnica del canto mi ha offerto netti miglioramenti nella respirazione diaframmatica, ma l’asma purtroppo è una malattia che va oltre e non bastano queste tecniche. Per cui, caro Luca, hai ragione a parlare di “miracolo”;  Elisabeth Howard , vocal coach di Sting, afferma che un cantante è come una stanza con la luce accesa: una stanza cambia completamente se illuminata o meno. Quando canto a me capita proprio questo, il mio corpo e la mia mente si “trasformano”, mai avuto un affanno o attacco d’asma durante una esibizione; completamente l’opposto quando faccio attività sportiva, e “rimedi” come cortisone o simili non sono la risposta, perché alla lunga causano problemi. Per cui mi piace affermare che il mio corpo è predisposto, oltre ogni defezione, a cantare e a dar voce all’anima. Una vera meraviglia».

Ed è vero anche che – essendo un classe 1995 come Gianluca Ginoble, rosetano del borgo antico di Montepagano e star internazionale del Volo – cantavi con lui?
«Esattamente! Dall’età di 7 fino ai 10 anni, io e il grande Gianluca abbiamo cantato insieme nel “Coro delle Rose” condotto e gestito dalla maestra Giusy Rizzo in una associazione musicale , la cui sede era presso la scuola “Giannina Milli” di Roseto, dove ci incontravamo per fare prove e studi. A quei tempi si aveva già la percezione del talento di Gianluca e la visione che avrebbe fatto strada. Ricordo con enorme piacere e affetto i concerti che eseguivamo a Roseto degli Abruzzi in occasioni come la “Festa del Sacro Cuore” o in eventi culturali al “Palazzo del Mare”, oltre a svariati teatri in tutto Abruzzo. Ma l’evento più bello fu il concerto a Bologna presso “L’Istituto Antoniano”,  con il “piccolo coro dell’Antoniano” . In quell’occasione abbiamo eseguito il repertorio delle canzoni dello Zecchino d’Oro con un mix dei due cori, e tra i solisti di quell’esibizione c’eravamo io e Gianluca. È passato del tempo, ma sono ricordi dei primi momenti che ci hanno formato».

Anche tu, come Gianluca, hai preso la strada del canto e della musica...
«Esatto. Dopo la maturità scientifica, ho conseguito il certificato “Trinity College London” di Chitarra Pop/Rock tramite la scuola “Pescara College” e sempre nel college, tramite “L’accademia Internazionale della Voce”, che è diventato un centro riconosciuto per il metodo di canto “Vocal power”, dopo 6 anni di studio del canto, ho conseguito il certificato “Vocal Power Students” con i massimo dei voti e mi appresto a conseguire il certificato di “Vocal Power Teacher”. Nella stessa stagione, 2018/2019, ho conseguito il diploma di laurea triennale in “Composizione Pop/Rock” presso il Conservatorio “Luisa D’annunzio” di Pescara, con una tesi dal titolo “Sogni Perduti” sotto forma di concerto live, in cui ho eseguito brani inediti composti da me – testo e musica – con la valutazione di 110. Entro quest’anno accademico finirò i miei studi presso il Conservatorio “F. Venezze” di Rovigo, nel biennio di “Musica Applicata alle Immagini” in film, pubblicità, video games e tutto ciò che è legato alle immagini».

Spiegami il tuo ruolo nella scuola della vocal coach di Sting...
«Lo Studio del canto presso “Accademia Internazionale della Voce” con la maestra Alessandra De Luca, a cui devo tanto per quello che sono oggi artisticamente, mi ha permesso di diventare un cantante professionista sia come solista sia come corista di un ensemble e turnista, ma soprattutto presso il “Pescara College” da studente sono diventato un insegnante di Canto. Il “Metodo Vocal Power” è un metodo coniato da Elisabeth Howard, Vocal Coach di Sting e di molti altri artisti internazionali. È un metodo che permette di scoprire tutte le potenzialità della propria voce e sfruttarle in maniera sana e coinvolgente, come suggerisce la parola stessa con “Power”. Ho sentito la mia voce da allievo cambiare di anno in anno e tutt’oggi, da insegnante, lo sento nei miei allievi e nei miei colleghi. Per poter conseguire il certificato, bisogna partecipare ad almeno due masterclass che Elisabeth tiene in Italia ogni anno e bisogna partecipare a sessioni anche private con lei, ed è una esperienza fantastica. Sono davvero entusiasta di far parte da anni di questa scuola internazionale».

Il canto ti ha portato anche ad avviare una collaborazione con il grandissimo Mogol. Come è nata la cosa?
«Durante il mio primo anno di conservatorio, entrai a far parte come tenore nel “Contemporary Vocal Ensemble”, oggi conosciuto col nome di “Angelo Valori & Medit Voices”, coordinato e diretto dal Maestro Angelo Valori.  Il Maestro Mogol, dopo aver cominciato una collaborazione a livello didattico nel conservatorio e poi artistico con Angelo Valori, Coordinatore della sezione pop/rock del conservatorio di Pescara, ascoltò un esibizione dell’ensemble con un repertorio di canzoni del duo Battisti-Mogol, comprensivo anche di brani solistici in cui di alcuni ero protagonista, con arrangiamenti ideati proprio per un gruppo in  stile Soul-Funk, con sezioni di voci (Bassi-Tenori-Contralti-Soprani) e una band moderna pop/rock. Il Maestro Mogol ne rimase entusiasta e da lì in poi cominciò una collaborazione e una tournée che permane ancora oggi. Il coronamento definitivo di questa collaborazione è stato quando Mogol ci ha invitato a partecipare alla trasmissione “Viva Mogol: Con i grandi della musica”, trasmessa su Rai 1 nel settembre 2016. In quell’ambito, oltre a poter comparire ed esibirci in prima serata sulla prima rete televisiva italiana, abbiamo          avuto l’onore di poter accompagnare l’esibizione di Raul Bova e Luca Barbarossa nella  “Canzone del Sole” e ricevere apprezzamenti da artisti del calibro di Nek».

Dopo due anni di stop a causa del Covid-19, sei tornato in tournée con Mogol. Cosa portate in scena?
«Uno spettacolo dal titolo “Mi ritorni in mente – Le canzoni di Battisti-Mogol”. Il concerto vede come protagonista il grande Maestro, che racconta il suo rapporto con Battisti e la genesi delle canzoni del duo, soffermandosi in particolare sui testi e sul loro significato, che – come afferma spesso lui stesso – in vero è il racconto della sua vita. Tra un racconto e un altro, noi dell’ensemble “Angelo Valori & Medit Voices” eseguiamo queste pietre miliari della musica italiana, con arrangiamenti moderni ma con profonda fedeltà alle originali. Canzoni come: “Nessun Dolore”, “Eppur mi son scordato di te”, “Un’avventura”, “Fiori rosa fiori di pesco” e molte altre vengono eseguite con l’ensemble al completo, mentre alcune canzoni come “I giardini di marzo”, “Il mio canto libero” e “Amarsi un po’” vengono eseguite da un solista dell’ensemble, accompagnata dalla band. Il pubblico, estasiato dal racconto di Mogol e illuminato dalla “scoperta” del significato dei testi di queste canzoni storiche, si lascia trasportare e con il nostro coinvolgimento, cantando a tutta voce ci regalano apprezzamenti e un calore straordinario, tanto che ormai da tempo esportiamo questo spettacolo in tutta Italia ricevendo fantastici apprezzamenti con “Tutto Esaurito” in ogni teatro o evento».

Ho saputo che il solista della canzone “I giardini di marzo” sei tu. Cos’hai provato quando Mogol ti ha chiesto di cantarla?
«Ricordo che fu un momento di “stasi” tra l’incredulità e la gioia immensa di poter avere un’occasione simile. Si trattava della prima serata in assoluto dello spettacolo, stare sullo stesso palco con il “padre” degli autori della musica Italiana, con un pubblico che ha “vissuto” ed è cresciuto con le canzoni di Battisti-Mogol.. una montagna di pensieri che rischiavano di distogliermi dal focus. L’aiuto più prezioso lo ricevetti dal Maestro Valori e da Mogol stesso con una parola chiave: “Semplicità”. Giulio mi ha detto: “Libera le parole della canzone attraverso la tua voce e la tua emozione in direzione del pubblico”, una frase così poetica a cui trovai una realizzazione ascoltando da lui il vero significato di “I giardini di marzo”, che in verità parlava della sua infanzia: un paese di campagna con un fiume, il carretto dei gelati e i bimbi che accorrevano ad esso con pochi soldi; tutte immagini di vita reale. La chiave vincente da interprete fu quella di immergermi in quel racconto come se quel bambino fossi io, un po’ come se una persona immaginasse di essere il protagonista di un film che apprezza o ama. Con questa impostazione sono riuscito a vincere l’emozione o, meglio, trasformarla a mio vantaggio. La mia interpretazione di “I giardini di marzo” ha ottenuto l’apprezzamento del grande Mogol, dei miei colleghi e del pubblico. Ti confido che ultimamente, a inizio di questa stagione concertistica, è capitata la stessa cosa con “Il mio canto libero”, data l’assenza di un mio collega, che mi è stato chiesto di cantare. In questa stagione mi è capitato di dover interpretare entrambe le canzoni, ma con il racconto di Giulio, di cui non farò spoiler riguardo “Il mio canto libero”, tutto diventa più semplice.. certo non potrò mai abituarmi al fatto di cantare dinanzi a lui le sue “creature” e di fatto la sua “vita”, ma oggi nei miei pensieri solo grande gioia e emozione da far arrivare al pubblico».

Molto hai detto di Angelo Valori, figura di primo piano per la tua formazione. L’incontro con lui, com’è nato?
«Ho conosciuto il Maestro Angelo Valori nel 2016 quando, dopo il conseguimento del diploma di scuola superiore, decisi di iscrivermi al conservatorio “Luisa D’annunzio” di Pescara in “composizione pop/rock”. Un aneddoto a me caro che ti voglio raccontare è che, per sfortunate coincidenze, il giorno dell’esame di ammissione al conservatorio sono arrivato in ritardo; l’esame per accedere al corso consisteva nel fare ascoltare i propri brani inediti. Ciò nonostante, il maestro Valori mi ha concesso l’opportunità di poter sostenere l’esame incuriosito dal fatto che mentre altri hanno portato i propri brani inediti registrati su dispositivi digitali, io portai i miei eseguendoli live, chitarra e voce. Quella esibizione, oltre a farmi ottenere l’ammissione al conservatorio, evidentemente ha colpito il maestro, che mi ha invitato ad entrare nel suo coro, dato subito fiducia e fatto sentire tutto il suo apprezzamento per la mia voce e dote musicale. È stato il mio maestro di composizione pop/rock e quindi, oltre alla collaborazione da sei anni a questa parte nel suo progetto, gli devo tanto per tutta la mia formazione musicale».

Da allievo a insegnante, passando per questo turbine di emozioni. Complimenti! E adesso tu dove insegni e in quali corsi?
«In diverse accademie musicali. Sono insegnante di canto moderno alla “Pescara College of Arts”, dove è ubicata l’“Accademia internazionale della voce” centro “Vocal Power”.  E sono insegnante di canto alla scuola “Impulse Sound” di Chieti Scalo. Mentre presso la scuola “Music Academy”, che ha sedi a Pineto e Silvi, insegno sia chitarra pop/rock sia canto moderno; e da quest’anno sono diventato coordinatore del laboratorio di musica d’insieme. Infine, a Roseto degli Abruzzi, ho il mio home studio musicale e di registrazione “Beliberation Studio” dove, su richiesta, impartisco lezioni di canto, chitarra, composizione e arrangiamento».

Nella tua articolata e impegnativa carriera artistica c’è spazio anche per una band, che si chiama “Homa”. Raccontaci anche questa genesi e del vostro primo disco, “Black Comet”...

«Homa è una parola che deriva dalla mitologia persiana, e significa “Fenice”. Questo nome ha subito fatto breccia nella band, poiché nella mitologia la fenice, quando arriva al termine del suo ciclo vitale, prende fuoco e diventa cenere e dalle proprie ceneri rinasce. Prima di prendere il nome “Homa” questa band ha vissuto parecchi cambi di componenti e la difficoltà di trovarne nuovi fissi, con il rischio di portare il gruppo allo scioglimento. Alla fine, avendo una base solida, siamo stati sempre capaci di reinventarci senza cambiare la nostra essenza e identità, e questo ci sembrava una bella similitudine con il mito della fenice. Siamo una band abruzzese rock-pop/alternative, dove la formazione fissa è composta da Sara Costantini al basso e cori, e da me come voce principale e chitarra elettrica. La batteria e la seconda chitarra sono variabili. Ci piace lavorare su un sound che possa risultare “sporco” quando serve e pronto a mutare su una pulizia e pienezza, per fare esplodere la melodia. “Black Comet” è il nostro primo EP, composto da 5 brani di cui mix e mastering sono stati curati da Umberto Cimino. In questo disco abbiamo voluto esplorare e approfondire le paure, visioni distorte della realtà, i vizi più profondi dell’uomo e le cause che possono portare gli stessi a sé stesso e agli altri. Recensioni più che positive e tanto apprezzamento dai nostri sostenitori ci hanno consentito, dopo due anni di Covid-19, di tornare a fare concerti live per promuovere il disco. In questo mese di settembre cominceremo la scrittura di un nuovo disco: abbiamo già delle idee, ma continueremo con la nostra promozione live sperando che più persone possibili ci possano seguire, apprezzare e sostenere».

Componente di importanti progetti e di una band. Ma – ricordandomi della chitarra ricevuta in dono da tuo padre – esiste la possibilità anche di un progetto da cantautore?
«Ti confido che un disco cantautoriale è nei miei piani ed è già in lavorazione a livello di scrittura. Non mi metto fretta: con i tempi giusti entrerò in studio, cercando di portare in questo disco tutta la mia esperienza musicale e con un occhio sempre ai tempi moderni anche nel sound, con testi che approfondiranno le mie esperienze di vita e tutto ciò che mi circonda. L’anno nuovo porterà più concretezza e sono sicuro che sarà di buon auspicio».

Esibendoti con Mogol in tutta Italia, hai fatto un pensierino a portare il grandissimo maestro nella nostra Roseto degli Abruzzi?
«Roseto... è passato davvero tanto tempo dall’ultima volta che mi sono esibito a Roseto! Portare Mogol nella mia città, a cui sono legato, e poter cantare le sue canzoni davanti alla mia gente sarebbe davvero un sogno: il coronamento di un percorso che mi ha visto spostarmi da casa, per costruire la mia carriera, e “ritornare” artisticamente dove sono partito. Sono sincero: ci sto lavorando e spero di poter portare in porto questo obiettivo, continuando il dialogo con la giunta e il sindaco Mario Nugnes».

Chiudiamo col basket. Lo segui? Il tuo campione preferito? E un pensiero finale su basket e Roseto in libertà.
«Fin da bambino ho respirato questo meraviglioso sport che è il basket, oggi seguo molto la pallacanestro italiana e sono un patito dei Chicago Bulls, in NBA. Il campione del passato che più ho amato è stato il compianto Kobe Bryant, grande uomo e giocatore con una mentalità sempre vincente. Un giocatore moderno che apprezzo tanto è il conterraneo Simone Fontecchio, ragazzo che forse l’Italia non ha saputo valorizzare al meglio, ma da tempo sta dimostrando tutto il suo talento soprattutto in Nazionale e sono sicuro che lo dimostrerà anche in NBA. Ovviamente, con profondo amore seguo tutto il movimento cestistico rosetano. In particolare la “Pallacanestro Roseto” che con il “Consorzio le Quote” e con la figura di un grande presidente come Ernesto Ciafardoni, secondo la mia modesta opinione hanno riportato la passione e le vibrazioni degli anni d’oro del Roseto Basket di Serie A. L’idea di una proprietà fatta di aziende, commercianti e persone rosetane che tengono a esso, dà una idea di una progettualità che vuole costruire qualcosa di solido. La vittoria della Coppa Italia di Serie B 2022 e il percorso della promozione interrotto solo in finale, con un ritorno del pubblico e della Curva Nord, dimostrano che il progetto è sulla strada giusta. Ho seguito con passione anche le vittore del “Roseto Basket 20.20” e dei ragazzi della “Roseto Basketball Academy” e “Virtus Roseto”. Dunque nutro grande fiducia e speranza per un ritorno del movimento cestistico rosetano ai palcoscenici che merita, ma con l’auspicio di percepire un po’ più di unità e collaborazione nel movimento. La storia del Roseto Basket è stata fatta da grandissimi uomini, uniti e con lo sguardo verso una direzione unica. Oggi noi possiamo leggerla con orgoglio e “vantarcene”. Mi auguro che questa città, oltre che nello sport, anche culturalmente possa crescere e dare opportunità a molti giovani che, come già accaduto, possano portare in alto il nome di Roseto».


ROSETO.com > Archivio > 19 settembre 2005
Mancanze
TRE FIGLI DI ROSETO, TRE UOMINI DI BASKET.

Un incidente stradale si è portato via Nicola Mariani, Domenico Belisari, Ernesto Settepanella.
http://www.roseto.com/scheda_news.php?id=2722

Luca Maggitti
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