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Giovedì, 3 Aprile 2025 - Ore 0:45 Fondatore e Direttore: Luca Maggitti.

Serie B Nazionale – Girone B – Pallacanestro Roseto
FRA ALDO GIORDANI E ELIE WIESEL
Aldo Giordani, nel 1950 al Trofeo Lido delle Rose di Roseto degli Abruzzi.
[Italcolor]


Arbitri, metri e valutazioni differenti, pesi politici, diritti di una piccola ma storica città del basket a essere rispettata. Qualche riflessione.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Venerdì, 21 Marzo 2025 - Ore 17:00

«Inutile protestare, tanto le partite le decidono sempre gli arbitri. Fatevene una ragione».
(Aldo Giordani, padre del giornalismo cestistico italiano, 1924-1992.)


«Dobbiamo prendere sempre posizione. La neutralità aiuta l’oppressore mai la vittima. Il silenzio incoraggia il tormentatore, mai il tormentato».
(Elie Wiesel, 1928-2016. Premio Nobel per la Pace del 1986.)


Aldo Giordani non me ne vorrà se stavolta scelgo Elie Wiesel.

Dopo il mio articolo di questa mattina (il cui link riporto in calce), sul pasticciaccio brutto di una designazione arbitrale relativa alle Panthers Roseto, ho ricevuto qualche telefonata.

Una di reprimenda di una amica.

Altre mi hanno invece segnalato che – è ovviamente una sfortunata coincidenza – il signor Dario Di Gennaro è anche il primo arbitro di Livorno-Ruvo di Puglia (Serie B Nazionale Maschile), giocatasi in recupero lo scorso 15 marzo 2025, al termine del quale – come da filmati reperibili in rete – c’è stato un gran bel casino in campo.

A seguito di referto dell’arbitro, il Giudice Sportivo ha disposto per il Livorno: “Ammenda di Euro 805.00 per utilizzo di strumenti sonori (fischietti) atti a turbare il regolare svolgimento della gara, nonché per offese collettive frequenti nei confronti del tesserato avversario sig. Lorenzetti”.

Siccome ho visto i filmati della gara e so l’aria che tira al palazzetto di Livorno, sono andato a confrontare la multa comminata alle Panthers dopo Roseto-Treviso di A2 Femminile. La riporto nuovamente: “Ammenda di Euro 563 per offese e minacce collettive frequenti del pubblico di casa agli arbitri e per utilizzo per tutta a gara di trombe e fischietti”.

Orbene, non devo spiegare a chi mi legge la differenza fra un match di cartello di B Nazionale Maschile a Livorno, con migliaia di tifosi capaci di grande pressione, e un match di A2 Femminile a Roseto, con meno di mille persone e le ragazzine con trombette e tamburi.

Eppure, come da rapporti, gli arbitri si sono sentiti offesi a Roseto e non a Livorno. Sarà la capacità assorbente delle onde sonore del Mar Tirreno, superiore a quelle del Mar Adriatico. Pazienza.

Circa quanto successo a fine partita, sempre come riportato nell’articolo di stamane, Roseto di A2 Femminile ne è uscita con: “Squalifica campo per 1 gara perché, al termine della gara, un individuo isolato tentava di raggiungere gli arbitri negli spogliatoi, dove gli stessi erano chiusi. Si percepivano violenti colpi provenienti dal corridoio antistante allo spogliatoio e minacce proferite dall’individuo”.

Dopo Livorno, invece (con i filmati del discreto casino successo visibili a ognuno e reperibili in rete), il Giudice Sportivo, letti i referti del primo arbitro Dario Di Gennaro e del suo secondo Matteo Lilli ha decretato quanto segue: “Il Giudice Sportivo Nazionale, visto il rapporto arbitrale; sentito telefonicamente il 1° arbitro in merito ai fatti accaduti dopo il termine della gara; considerato che al termine dell'incontro gli arbitri rientravano negli spogliatoi senza difficoltà alcuna; tenuto conto che, successivamente gli stessi arbitri, venivano informati dai funzionari della Digos, degli incidenti occorsi in campo; rilevato quanto sopra riferito, tenendo conto della gravità dei fatti accaduti in campo, anche alla luce della non completa e corretta visione dei fatti attraverso il materiale audio-visivo pubblicato dagli organi di stampa presenti in loco; ritenuto che l’attività istruttoria svolta non consente al giudice Sportivo di adottare gli eventuali provvedimenti disciplinari del caso; P.Q.M. rimette gli atti alla Procura Federale, per l’accertamento delle complete responsabilità circa gli accadimenti sopra descritti”.

Insomma: dalla capacità di vedere – o, quantomeno, immaginare – attraverso i muri e le porte chiuse di Panthers Roseto-Treviso, alla capacità di non vedere quanto accaduto in campo  a Livorno che, come provato dai filmati, era di un fragoroso difficilmente trascurabile. Anche qui, non c’è che da prenderne atto. Pazienza.

E però, in omaggio all’intelligenza di ognuno di noi, è davvero difficile, con tutta la buona volontà, pensare che un post partita come quello di Livorno-Ruvo di Puglia (B Nazionale Maschile) sia stato, tutto sommato, meno impattante del finale di Panthers Roseto-Treviso (A2 Femminile).

Dobbiamo ovviamente credere alla buona fede degli arbitri e quindi ai referti che hanno prodotto queste decisioni, consultabili nel sito della FIP. E però – a 55 anni – faccio fatica a credere che un quartetto d’archi (le Panthers) faccia più rumore di una band di heavy metal (il fine partita di Livorno). Va bene tutto, ma più leggo più resto amareggiato per l’evidente disparità di valutazione di accadimenti da parte delle stesse persone che hanno punito di più un miagolio che un ruggito.

Detto questo, passiamo alla Pallacanestro Roseto e al suo ritorno agli impegni di campionato prima dei playoff, che sa già di affrontare con il primo posto matematico in tasca.

Anche qui, io penso che qualcosa ci sia da evidenziare prima di rituffarci in campionato. E cioè che l’aria è cambiata, ovviamente a sfavore del Roseto. Spero, ovviamente, di sbagliarmi.

Molte anime belle, veri conoscitori del basket e raffinati farmacisti della gestione dei fischi arbitrali, mi hanno fatto notare come nel secondo tempo gli arbitri della finale di Coppa Italia – Helmi Tognazzo di Padova e Filippo Giovagnini di Torino – abbiano tutelato Lukas Aukstikalnis, persino sorvolando su un suo tentativo di reazione da terra, scalciando il marcatore che lo stava brutalizzando in difesa.

A questi esperti, che rispetto ben sapendo che mai arriverò al loro livello interpretativo, mi sono permesso di ricordare che – per quanto in buona fede – un conto è indirizzare il primo tempo (e in particolare il primo quarto), fischiando 15 falli a 10 e concedendo 18 tiri liberi a 8 (oltre a mandare alla fine del primo tempo 3 giocatori di Roseto al riposo con 3 falli) e l’altro è raddrizzare il “budget fischi” (di cui ogni arbitro è perfettamente a conoscenza), per far sì che poi le statistiche tornino perché – per dirla con il compianto giudice Giovanni Falcone – l’Italia è comunque il paese dei professionisti delle “carte a posto”.

Una volta indirizzata la gara e appesa la Spada di Damocle dei 3 falli, hai voglia a ri-perequare. Il danno è fatto.

Una volta che permetti di menare il LiTuono Aukstikalnis – che con le braccia livide e tremanti dalle scariche di adrenalina segna 11/14 dalla lunetta in una sola gara, dopo che in 30 gare ha segnato 62/64 (no, dico, in 30 gare 62/64... capite?), ormai la frittata è fatta.

Sempre gli appartenenti alla casta dei “Sapienti del Basket” mi hanno fatto notare che un conto è la regular season e un conto sono i playoff o le finali, quanto a intensità difensiva. E io ho risposto, sempre a capo chino e pre-cosparso di ceneri, che però il basket non può diventare rugby.

Perché se finora hanno “permesso di giocare a basket” al Roseto, adesso non possono improvvisamente dire a Sacchetti e compagni che c’è un po’ più di rugby.

Altrimenti dovevano applicare la regola della promozione diretta che vale in A2 anche in B Nazionale, magari sottolineando che per la stagione regolare valeva il bel basket e per i playoff entrava in vigore l’ordalia.

Roseto, con una regola onesta e lineare, sarebbe già in Serie A2, promossa per distacco, da una settimana. Come accadde al Roseto Basket nel 2000, in Serie A2, con la storica promozione in Serie A1 che arrivò ad aprile.

Purtroppo così non è.

Quindi, chiedo solo che una squadra che finora ha incantato per la qualità del gioco espresso sia lasciata giocare e tutelata (dalle leggi, non dalle concessioni né dalle amicalità) quando malmenata.

Taccio sui falli fischiati per scivolamento degli avversari e sui flopping con conseguente canestro convalidato, perché quelli sono errori e finché varrà la presunzione di buona fede ci saranno.

Anche se la partita, come ci insegnano i grandi arbitri, andrebbe sempre lasciata decidere dai giocatori. E fischiare un aborto regolamentare come flopping e poi convalida di canestro, a una manciata di secondi dal termine, significa volerla in qualche modo decidere.

Anche perché – e andiamo a Newton e alla legge della impenetrabilità dei corpi (lo spazio occupato da un corpo non può essere, allo stesso tempo, occupato da un altro corpo), se Bedin, che è il doppio di Tiberti, lo fa volare a terra e quello cade e nulla dice, magari convalidi il canestro, ma non gli dai pure flopping.

La Pallacanestro Roseto non potrà vincere tute le partite di 20 o 30 punti, come fatto per ampia parte della stagione. Perché gli avversari crescono e essa stessa ha cali fisiologici.

Se la squadra del Lido delle Rose avrà cali tali da giustificare le sconfitte, come abbiamo dimostrato nei fatti qui a Roseto (facendo festeggiare in campo la Libertas Livorno dopo gara 5 e sopportando 3 finali perse su 3, in 4 stagioni), nessuno dirà nulla. Perché il basket qui si vive da 104 anni e ci vantiamo di avere una certa nobiltà cestistica.

E però rivendichiamo il diritto di vincere anche all’ultimo canestro, o quando si gioca male ma si ha un po’ di culo. Come accade a tutte le altre squadre. Perché aver dato 10 punti alla seconda prima della Final Four di Coppa Italia non dà nessun vantaggio, ma non può neanche essere lo stigma di una croce da portare, che trasformi i playoff in una via crucis rugbystica.

Roseto degli Abruzzi è una piccola città, “non vale niente” rispetto ai potentati cestistico-economici. Lo so bene, perché in 28 anni di giornalismo testimoniale sono state soltanto una manciata le soddisfazioni, a fronte di una caterva di delusioni e amarezze.

Ci sta.

E però, almeno ogni tanto, anche per sbaglio, il potere che governa le cose della pallacanestro cerchi di rispettare anche questo piccolo – seppur “cacacazzi” – posto in cui il basket è venerato, amato e rispettato.

Personalmente, al quinto anno di Pallacanestro Roseto e avendo soppesato molte cose, mi sono fatto l’idea che ci sono ancora altre squadre espressioni di potentati cestistici da far salire prima di noi, che magari per il quinto anno di seguito ci stiamo provando senza scorciatoie e con grande serietà.

Francamente, arrivo a dire che mi va bene più la B Nazionale, dove vinco il 90% delle partite, che una A2 in cui farei magari una vinta e tre perse e andrei avanti in modo sghembo così, vista la qualità delle contendenti e i soldi da spendere per essere competitivi a quel livello.

Ma quel che importa a me non conta un fico secco.

Conta il rispetto per questa città e per la tradizione che porta dentro.

Spero perciò vivamente che tale rispetto sia portato. Senza nessuna facilitazione o corsia preferenziale (non sarebbe sport), ma pure senza incomprensibili mulinelli che trascinano in basso chi vorrebbe provare a volare.

Infine, grazie – una volta di più – alla Pallacanestro Roseto, che in un solo lustro (essendo nata nell’estate del 2020) ha finora saputo regalare stabilità a una piazza esigente e dal nobile passato, oltre che vincere un Trofeo Lido delle Rose, una Coppa Italia e una Supercoppa, perdendo una Coppa Italia e una Supercoppa in finale e tre finali promozione. Un palmares – fra vittorie e arrivi in vetta – che, oggettivamente, molte società sportive non possono vantare in un ventennio o più di attività.

Guardiamo avanti e speriamo bene.

E siccome fra Aldo Giordani ed Elie Wiesel in apertura ho scelto il Premio Nobel, chiudo con Giordani.

«Roseto, un atto di fede nel basket quando a credere erano in pochi, quando si passava per visionari, quando si veniva derisi».
(Aldo Giordani, sul Trofeo Lido delle Rose, 1973.)


ROSETO.com > Archivio > 21 marzo 2025
Serie A2 Femminile – Girone B – Panthers Roseto
QUEL PASTICCIACCIO BRUTTO DELLA DESIGNAZIONE ARBITRALE DI PANTHERS ROSETO-RAGUSA

Roseto è ormai nel mirino dei poteri forti (oddio, forti...) della pallacanestro. O, peggio, non se la filano proprio e pensano di poterla schiacciare. E allora lo Sceriffo del Lido delle Rose deve intervenire. Leggete un po’ l’ultima perla...
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http://www.roseto.com/scheda_news.php?id=22281

Luca Maggitti Di Tecco
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