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Claudio Bonaccorsi - IO & DAWKINS – 04
FUGA DA NEW YORK
CHOCOLATE THUNDER
Darryl Dawkins.


Quando Claudio andò in America a trovare Darryl…

Veroli (FR)
Mercoledì, 20 Dicembre 2006 - Ore 23:00

Pubblicato su Superbasket 51-52/2006, pagina 80.

Quarta puntata del diario americano del “Bomba” a casa di Darryl. Fra orologi di lusso e una puntata nella Grande Mela.

Darryll si accorse che al polso indossavo un Rolex modello Daytona in acciaio, un orologio pregiato in quel periodo e molto ricercato specie in Italia.

Con il suo manone nero Darryl mi stoppò il braccio a mezz'aria: "Ooh man!!! This is my favourite watch, I want it too!".

Ovviamente non voleva esattamente quello mio anche se solo avesse voluto, avrebbe potuto strapparmelo con polso e fetta di torta compresi, perciò pagammo in tutta fretta e nel tragitto che portava dalla pasticceria al luogo dove eravamo diretti mi spiegò che nella cassetta delle lettere nella mattina aveva trovato uno degli ennesimi checks (assegni) che di tanto in tanto gli venivano recapitati per saldare alcune prestazioni pubblicitarie offerte per piccoli prodotti che sponsorizzava, perciò visto che stavolta aveva battuto sul tempo la moglie per il ritiro della posta gli pareva giusto che a spenderlo fosse lui e così quando ci recammo presso la prima gioielleria che incontrammo per strada visto che non avevano proprio lo stesso modello di Rolex che portavo io, si accontentò dell'unico rimasto che era in oro e brillanti e proprio come quando si fa la spesa all'Eurospin cominciò col prendere: un bracciale per sua moglie (credo che fu assalito da un leggero rimorso di coscienza per averle sottaciuto dell'esistenza dell'assegno), poi una collana per mia madre un anello (stile “Il Padrino”) per mio padre un altro braccialetto per la mia ex fidanzata dell'epoca e ancora un bracciale e un anello (sempre nello stesso stile di prima) per il sottoscritto, per finire un paio di ricordini per qualche suo amico o parente.

Ecco perchè fu una mattinata letteralmente come si suol dire "con l'oro in bocca"!

La sera poi ci concedemmo una bistecca all'italiana in una di quelle catene che si trovano anche in alcune grandi metropoli europee, la famose Steack House, ed avemmo modo così di esibire tutto quello "scintillio" di doni provenienti dai proventi di quell'assegno.

Il giorno dopo pregai Darryl di farmi visitare New York.

Lui inizialmente fu un po’ restio e tentò di farmi desistere spiegandomi che non era il caso e che lui non amava guidare nel caos della Grande Mela ma un po’ le mie insistenze un po’ il fatto che lo misi alle strette facendogli notare che se avesse voluto sarebbe bastato chiamare una delle sue Limousine con autista e il problema della guida e dello stress del caos sarebbe stato facilmente risolto, cedette alla mia richiesta e partimmo.

Dopo un paio d'ore circa giunti al centro di N.Y. capii perchè Darryl non avesse molto piacere di girare per le strade.

Scesi dalla Limo e fatti cinquanta metri una folla urlante di ragazzini e non cominciò ad occupare in maniera massiccia il nostro marciapiede ostruendolo e ostacolando il proseguimento della nostra passeggiata.

Chi voleva l'autografo, chi la foto, chi solo curiosare.

Fu talmente tanto il caos generato dal passaggio di Chocolate Thunder (come lo chiamavano i fans sul marciapiede) che dovette intervenire un Cop a ristabilire la calma.

Non ci restò altro che riguadagnare la via della Limousine e fare ritorno nella cittadina, più tranquilla e più abituata al suo personaggio, di Marlboro City.

(4 – continua)
Claudio Bonaccorsi
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