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Claudio Bonaccorsi - IO & DAWKINS – 05
IL MIO 4 LUGLIO
UN PEZZO DI CUORE
Claudio Bonaccorsi con un pezzo di parquet montato, dal 1978 al 2003, nel palasport di Roseto degli Abruzzi.


Quando Claudio andò in America a trovare Darryl… ultima puntata.

Veroli (FR)
Mercoledì, 03 Gennaio 2007 - Ore 20:30

Pubblicato su Superbasket 1/2007, pagine 62-63.

Quinta e ultima puntata del diario americano del “Bomba”, ospite del potente (e fantasioso) centro. Da una puntata al casinò a un party per pochi intimi: solo poche centinaia di persone...

L'indomani programmammo un altro tipo d'escursione, tappa Atlantic City patria di casinò luci slot machine e quant'altro per soddisfare la gioia di viziosi in cerca di forti emozioni.

Partii alla volta della città tentatrice con un modesto gruzzoletto di circa 200 dollari per la paura di essere sopraffatto dalla suspence che genera il gioco d'azzardo e quindi dal timore di poterci rimettere una fortuna, perciò pensai che fosse una mossa astuta lasciare a casa anche la carta di credito.

Fu un'esperienza elettrizzante anche in virtù del fatto che riuscii a giocare moltissimo e a contenere al massimo le perdite grazie al fatto che tutto l'ammontare della somma che mi ero portato mi fu, per dire, "rimborsato" pari pari dal mio amicone che invece aveva avuto un po’ più fortuna di me, visto che io avevo perso tutti e 200 i dollari in poco meno di mezz'ora.

Trascorsero alcuni giorni e siccome eravamo vicini al 4 luglio proseguivano in maniera frenetica negli States ma soprattutto in casa Dawkins, i preparativi per il mega party che si sarebbe tenuto nella villa di Darryll e del quale egli seguiva personalmente e scrupolosamente l'organizzazione.

Il menù era talmente abbondante e ricco di cibarie varie che fu costretto a rimediare un altro paio di congelatori e un frigorifero abbastanza capienti da contenere tutto il tacchino e il "beveraggio" che aveva ordinato. Furgoncini carichi di ogni genere alimentare facevano spola a qualsiasi ora del giorno sul vialetto di casa per recapitare la merce.

La mattina del 4 Luglio alle 8.30 mi alzai come tutte le precedenti mattine per andare a fare un tuffetto in piscina, mi affacciai dalle scalinate che portavano giù in giardino, stropicciai bene gli occhi e cercai di inquadrare meglio ciò che in maniera incredula stavo vedendo: pensavo fosse vuota invece, un'enorme "chiazza nera" composta da teste e testoline attaccate a corpicioni di un nutritissimo gruppo di gente di colore sovraffollava la piscina saturandola a tal punto da farla sembrare appunto vuota guardandola da distanza e così ahimè non era. Pensai anzi che se avessi lanciato uno spillo da dove mi trovavo con tutta probabilità si sarebbe infilzato nelle carni di qualcuno!

Rinunciai alla nuotata mattutina, una doccia sarebbe andata più che bene!

Gli invitati della festa erano tantissimi e più passavano i minuti più il giardino si affollava di persone. Chissà quanti "portoghesi" pensai, cioè quelle persone che più comunemente vengono definite "locuste", ovvero tipi mai visti e conosciuti che si infiltrano alle feste e approfittandosi della confusione inglobano, sorridendo a tutti, cibo a più non posso per poi sparire (a stomaco pieno) ringraziando mentre gli invitati "ufficiali" si chiedono ancora di chi fosse parente o amico costui.

Oltre all'intera famiglia Dawkins composta da mamma e fratello tutti e tre incredibilmente somiglianti – non tanto il fratello il che era plausibile quanto la madre anche per stazza e tratti somatici – tra gli invitati si distinguevano attori, presentatori, avvocati gente comune e naturalmente ex compagni NBA di vecchia data di Darryll ma anche campioni di tutte le età tutte le discipline tutti abbondantemente ingioiellati stile rapper che facevano sfoggio dei loro bei trofei che come ben sappiamo spesso sono composti da anelloni e catenone scintillanti … e io che andavo fiero del mio Daytona.

Messicani, portoricani, neri, gialli, italiani e francesi: fu una festa bellissima multietnica e multinazionale, un momento di aggregazione nel quale si beveva e si mangiava brindando accanto a persone di ogni genere e religione e dove scambi di usanze e culture facevano da padrone ma proprio come nei film nel momento più bello arrivò il guastafeste.

Durante quel party ricevetti la telefonata del mio procuratore che mi comunicò di prendere appena possibile il primo volo per rientrare in Italia in quanto dovevo sostenere le visite d'idoneità sportiva per chiudere il nuovo contratto che mi avrebbe visto impegnato l'anno successivo con la maglia di Caserta.

Triste per l'imminente partenza, ma felice per il nuovo contratto, informai Darryll della notizia, così continuammo a festeggiare per tutto il giorno anche per la gioia che Choc Thunder voleva condividere con me per il mio nuovo ingaggio.

Brindammo anche dopo che, a notte fonda, tutti gli invitati se ne furono andati.

Quella notte rimarrà sempre nella mia memoria; Darryll mi prese sotto braccio e mi chiese di seguirlo, veramente eravamo un po’ alticci dopo i ripetuti brindisi di tutto il giorno perciò tutto sembrava confuso e strano ma non dimenticherò mai, mentre salivamo le scale che portavano alla soffitta semibuia e odorosa di chiuso, quando Darryll quasi con le lacrime agli occhi mi confessò che mi voleva bene e che per lui io ero "the best friend i never had in Italy" il migliore amico che lui avesse mai avuto in Italia, si arrampicò su di una parete attrezzata e tirò giù uno scatolone dal quale prese la mitica maglia delle famose "Scarpette Rosse" di Milano che gli era stata regalata e me la consegnò!

Devo essere sincero, fu un bellissimo regalo, soprattutto per come mi fu presentato ma dopo averlo indossato anche se la taglia mi era "leggermente" abbondante, dato che la misura era la sua, tirai un grandissimo e profondo sospiro di sollievo, essere accompagnati sottobraccio in una soffitta buia e maleodorante da un omone nero di 2,10 m. di oltre 130 kg di peso che ti dice che ti vuole bene con le lacrime agli occhi decisamente "alticcio" per non dire completamente ubriaco, ammetto che mi suscitò più di qualche dubbio e un bel po’ di timore.

Un paio di giorni dopo, ancora ridevamo per quest'ultima avventura e tutte le allusioni che ne conseguirono, trovai il volo di ritorno.

Ci siamo tenuti in contatto per un po’ di tempo per poi ritrovarci nella sua intervista rilasciata poche settimane fa per la Gazzetta dello Sport, al di là delle soddisfazioni tangibili che lo sport giocato riesce a dare io credo che queste siano le cose vere che ti rimangono dentro e per le quali ancor di più ogni giorno ringrazio il Signore di avermi dato talento e fortuna per emergere, perchè è proprio vero ed è il caso di ribadirlo “chi trova un amico trova un tesoro”!

(5 – fine)
Claudio Bonaccorsi
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