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Francesco Ponticiello – ‘Ciccio e franco’
LOST MEMORIES AND DREAMS FORGOTTEN
CICCIO
Francesco Ponticiello.


Coach Francesco Ponticiello, Ciccio per il basket, scrive il suo diario marziano (e franco) per ROSETO.com.

Fra Napoli e Matera
Giovedì, 25 Febbraio 2010 - Ore 20:30

01/01/2010 - 2010, duemiladieci, twentyten, tuentiten…
“A brand new year”, il primo giorno fuori dagli anni zer00. A casa. Ma quale…? Da Napoli a Matera sono solo 3 ore d’auto, sosta inclusa, ed anche li mi sento a casa.

15/12/2009 – quarantaquattro gatti…
“Nella cantina di un palazzone
tutti i gattini senza padrone
organizzarono una riunione
per precisare la situazione…”.

10/01/2010 – 44 Gatti!
“Quarantaquattro gatti, in fila per sei col resto di due, si unirono compatti, in fila per sei col resto di due, coi baffi allineati, in fila per sei col resto di due, le code attorcigliate, in fila per sei col resto di due…”. Forse sarà per i Sassi, “cuscino” ideale per felini di ogni colore, ma è da quando sono a Matera, fronte Sasso Barisano, che mi rimbalza in testa 44 Gatti: “Sei per sette quarantadue, più due quarantaquattro!”. E così pure nell’ iPod, via Tetes De Bois, obliqui come sempre - da Leo Ferrè a Lo Zecchino D’Oro, transitando per Arthur Rimbaud, e “Non si può essere seri a 17 anni…”. Neppure a 40 anni si può essere seri (e meno male).

- seisei, seiotto, e solo 5” da giocare. Time Out, rimessa dal fondo, blocco/scambio, battere il raddoppio, passaggio, 2 palleggi, arresto e tiro, da 9metri. In torsione – CIUFF!… 69-68 - “Sei per sette quarantadue, più due quarantaquattro!”, anzi, “trentatre per due sessantasei, più tre sessantanove…”

18/02/2010 – Big Brother Is Watching You…
In auto verso la palestra di Erio, non lontano dalla gravina. Campeggia la scritta “Big Brother Is Watching You”, in vernice scura, vicino la pensilina del pullman - controllore e controllato/controllato e controllore – qualcuno controlla, oppure… guarda troppi reality show. Chissà, boh… - in ogni caso, alle 16.15 amichevole con il Potenza di Francesco Binetti(ovvero… Homer Simpson – scherzo!), sulla panchina di Matera il giorno della mia prima partita al Palasassi: - novembre 1994 - in piena era mesozoica, in campo anche Luciano Cotrufo ed Erio Albanese ma… già estinti i dinosauri – dei corsi e ricorsi.

28/02/2010 - ???
“Loro chiedevano a tutti i bambini,
che sono amici di tutti i gattini,
un pasto al giorno e all'occasione,
poter dormire sulle poltrone”

27/12/2009 – BaRock
Solita puntatina natalizia al Madre, in largo Donnaregina. A Napoli. Dalle parti dei decumani, ma lontano dalla pazza folla (e dai clichè) dei presepi di S.Gregorio Armeno. BaRock. La mostra che immagina un'altra possibilità per il barocco, moderno, contemporaneo, vivo, eccessivo, giocoso o macabro… Rock oltre che (solo?) BaRock. BaRock mette in scena una prospettiva evolutiva del celebrato barocco seicentesco. Tra le opere, “Heaven”, lo squalo in formaldeide di Damien Hirst, generatore di stupore come poco altro, spiazzante quanto un Caravaggio. Traumatizzante. Comunque, non tra le opere che preferisco di Hirst; ma l’artista inglese, nelle medesime modalità di un Genesis P-Orridge, attraverso lo stupore, consente allo spettatore di reagire al torpore sensoriale di 50 anni ed oltre di “buona” (???) televisione e di ritornare protagonista. Esposta al Madre c’è però anche un’altra opera di Hirst, e “mi parla” del mondo arancia, dell’universo a palla a spicchi: “Lost Memories and Dreams Forgotten”, letteralmente, memorie disperse e sogni dimenticati. Un incredibile puzzle di diamanti(finti) appoggiati ad uno specchio/vetrinetta – sembra un enorme circuito stampato, scintillante, luminescente, contenitore prezioso di un programma informatico. “Heaven”, lo squalo in formaldeide, cristallizzato, bloccato, imprigionato, costretto in un non-luogo, sembra la fotografia di ciò da cui ogni allenatore vuole sfuggire - la banalità - “Lost Memories and Dreams Forgotten” rimanda invece al nostro ruolo di allenatori/“programmatori”, gestori del sistema operativo della nostra squadra, vivente scheda di memoria in grado di dare ai giocatori la consapevolezza per riconoscere le situazioni, poter divenire migliori: completi, autonomi e collaborativi. Lo scintillare barocco, anzi BaRock, di “Lost Memories and Dreams Forgotten” mi riporta a questo - al lavoro (ed allo stupore).

02/2010 – Avatar ed I 100 Passi…
Mi piace immaginare il lavoro di un allenatore come simile a quello della scienziata/pasionaria di Avatar, in grado di mettere i giocatori nelle condizioni per immaginarsi in un altro corpo o in una diversa dimensione - “in another time, in another place” - di usufruire dell’ interfaccia mentale che li porta su quella particolare forma di Pianeta Pandora che è “il campo”. Anche quando decidiamo d’andare via o ci mandano a casa, anche quando smettiamo di allenare un giocatore o una squadra, anche quando del nostro lavoro resta solo un’onda lontana, anche quando tutto sembra controllato dal caso(che poi caso non è mai), continuiamo ad essere come la dottoressa Grace che programma i suoi Avatar. Qualche anno fa scrissi per “Blocknotes”, la rubrica che tenevo su www.baskettiamo.com, e che torno ora ad animare, un pezzo che tentava di mettere insieme locale e globale, passato e presente, il mio presente d’allora, ed un passato che ancora pulsava. Raccontava di tutti coloro che vivono entro 100 passi da casa mia, dei miei amici(all inclusive…) e di Sant’Antimo, di “maestri maristi” e periti agrari/”Uomo Del Monte”, che (però) “ha detto no…”; di piazze, palestre, ed ex Under 13, poi cresciuti. “I Cento Passi”, così si chiamava. Avevo rubato il titolo al film di Marco Tullio Giordana, ma sostituito “A Whiter Shade of Pale”, con “Garageland” ed i Clash. Dovessi riscrivere quel pezzo oggi, non cambierei neppure una virgola, avrebbe le stesse parole, gli stessi pensieri.

“Quando alla fine della riunione
fu definita la situazione
andò in giardino tutto il plotone
di quei gattini senza padrone”.
Francesco Ponticiello
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