Ermetismo
ermetismo s. m. [der. di ermetico; nel sign. 3, dal fr. hermétisme]. –
1. Corrente religioso-filosofica del tardo ellenismo (sec. 2°-3° d. C.) che ha trovato espressione in un gruppo di scritti esoterici a carattere filosofico e teologico, chiamati libri ermetici, perché attribuiti al dio Ermete, considerato, come l’egiziano Thoth, dio dell’astrologia e della scienza, e in quanto tale designato col nome di Ermete Trismegisto (gr. Τρισμέγιστος «tre volte grandissimo»).
2. L’essere ermetico, cioè chiuso, impenetrabile, difficile a interpretare: l’e. di un testo, di una scrittura; l’e. del suo volto non lasciava trasparire alcuna emozione.
3. Tendenza della letteratura italiana dei decennî tra le due guerre mondiali che, riallacciandosi alle correnti irrazionali e decadenti, spec. della cultura francese, aspirava ad una poesia «pura» ed essenziale, affidandosi più alla suggestione fonica, alla pregnanza lirica e allusiva della materia verbale, che al suo significato logico-sintattico e strutturale, in uno sforzo di elaborazione tecnico-linguistica che talora conduce a risultati oscuri e poco accessibili: in termini sentimentali, l’e. è la desolazione di dover essere assenti, di sentirsi orfani (Giacomo Debenedetti); e. poetico (o poesia, lirica ermetica); e. critico (o critica ermetica), indirizzo della moderna critica letteraria, opposto al crocianesimo ed essenzialmente irrazionalistico, che si rifà al gusto e al linguaggio allusivo dell’ermetismo poetico.