La primavera deve ancora scollinare, il lunedì è grigio e tutto sembra senza importanza.
Esco a fare due passi prima che faccia scuro, giusto per dare metri al ginocchio acciaccato dal nevone, quando – inaspettata – una luce lontana, che posso scorgere dal sottopassaggio, mi dice che qualcosa è cambiato.
Niente ripresa dell’economia né pace in Medio Oriente, sia chiaro, niente avvenimento memorabile.
E però la luce del furgone del “porchettaro rock” che torna ad abbellire un angolo di Piazza Ungheria – con i tempi che corrono – non è notizia trascurabile.
La vita è così. In un attimo un sorriso mi sfonda il grugno e il ginocchio gira meglio.
Mi avvicino, saluto e ordino la solita “doppietta”: panino con porchetta (e crosta) e panino con tacchino alla canzanese (e gelatina).
Il porchettaro rock – che stasera vedo più come l’uomo che sussurrava alla porchetta – mi prende in contropiede: «Ti sei accorto che sono mancato per un po’, vero?».
«In effetti! Un paio di sere ci contavo proprio, ma sono rimasto letteralmente a bocca asciutta», rispondo sorridendo.
Al che, il maestro di crosta e gelatina mi racconta di un suo infortunio serio a una gamba. Pronto solidarizzo con lui, partendo volontario per il fronte del mal comune mezzo gaudio, dicendogli del mio ginocchio e maledicendo il passato nevone.
Fra porchetta e tacchino si inseriscono così magnetoterapia, massaggi e proprietà prossime alla stregoneria di un venditore di “p’tùn” (i tacchini), che guardandolo claudicare gli ha diagnosticato l’infortunio, così come esattamente confermato da un reparto ortopedia ospedaliero!
Due mesi d’assenza e, alla seconda coppia di panini, siamo già robusti amici. Sto per pagare quando l’uomo che sussurrava alla porchetta - dopo avermi chiesto se nel panino con il tacchino alla canzanese ci voglio la gelatina (mica si può ricordare gli optional di tutti i clienti!) - sfodera il colpo a sensazione: «Che poi tu sei il giornalista di basket… ti ho riconosciuto… ti vedo in televisione».
Gli balbetto qualcosa che, spero, dal suono abbia comunicato il mio apprezzamento, per poi uscire dall’imbarazzo con una frase ad effetto: «Dammi anche una birra, va».
E’ nata un’amicizia. Imbottita e con la crosta.
O porchettaro, porchettaro storno
che prepari quella e quello che mangio senza contorno...
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Mercoledì 11 Gennaio 2012
IL PORCHETTARO ROCK
Storiella di due agognati panini imbottiti. E del loro confezionatore.