Marione,
il Solaia canta le ultime strofe della sua romanza. Scampoli di Poesia.
Mi sono riletto la lettera che scrissi a Giovanni Savio quando andò via e mi è salita la malinconia.
Sai, è una brutta bestia, che non sai da dove nasce, ma che quando la guardi è gia cresciuta e te la ritrovi fra le scatole muscolosa, tonica, pronta a rullarti come la migliore Kinder di stagione.
E’ come una cosa che sai che accadrà, ma finché puoi la scansi. E’ il dente del giudizio che lasci sottopelle finché non ti fa male, è lo sciroppo che non prendi finché la tosse non ti sconquassa il petto.
Si chiama malinconia, oppure tristezza, o anche consapevolezza dell’addio. E non vorresti venisse mai.
O forse no.
Forse è giusto che venga.
Forse è giusto che il sole si porti via la neve e che la neve ricopra di nuovo le terre assolate.
E’ la vita. E ci piace perché è nel suo mutare che troviamo la forza di stupirci ogni giorno.
Così come non avremmo la forza di alzarci dal letto se sapessimo già che tutto è uguale a ieri, è giusto che una stagione, bella e forse irripetibile, trovi puntuale il sipario che cala.
Ci vuole il drappo rosso che scende, dopo che la ribalta ha tributato gli applausi. Altrimenti che momenti degni di storia sarebbero?
Se si continuasse in un ciclo infinito, come farebbe la pelle a diventare d’oca al solo ricordo?
Perciò è giusto che tutto abbia un inizio e che tutto finisca. Come finisce la bottiglia di Solaia, che ti avverte quando sta per scappare e tu ti affretti a mettere in fila i pensieri migliori, ché forse li puoi ancora insaporire con quella spremuta che cielo, terra, sole e uomo hanno mirabilmente composto.
Così finisce anche questa stagione meravigliosa e irripetibile, che ci ha fatto sentire tutti fenomeni (mentre i fenomeni eravate solo voi in campo).
Se metto la testa fra le mani e chiudo gli occhi, lanciandomi in una discesa libera nei ricordi, questa stagione è una delle cose che mi tornerà in mente.
Prenditi la testa fra le mani. Pensa a 10 cose importanti della tua vita. Davvero importanti. Non è così facile, vero?
Amico mio, amico burbero trovato passo dopo passo sulla strada della quotidiana scoperta, amico amante della cultura e della poesia, mi mancheranno le serate illuminate dal guizzo dell’intelletto birbante, mi mancheranno le bischerate, l’essere dolci e l’essere truculenti, gli approfondimenti, i ragionamenti.
Mi mancheranno… anzi no.
Perché essi esistono. E me li porterò dentro, perché sono leggeri. Sono le piume delle ali di cui abbiamo bisogno.
Me li porterò dentro. Per sempre.
Al piacere di rivederti, Amico mio.
Abbraccia forte Arianna e Giacomo.
Con affetto.
Roseto, 21 Maggio 2001.
ROSETO.com
Via Seneca [Il privè di ROSETO.com]
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