L\'addio al basket giocato di "Super Mario", inutile negarlo, mi ha messo addosso un po\' di tristezza.
Non ci sono motivi specifici, solo che saperlo ancora sul campo mi faceva star bene, probabilmente perché siamo entrambi classe 1963, benché l\'asso di Codogno sembra aver siglato beatamente un patto con il Diavolo…
L\'equazione, probabilmente, era questa: per giocare bisogna essere giovani, Mario continua a giocare, io ho la stessa età e quindi io resto giovane…
Da questo momento, purtroppo, non sono più “giovane” e devo farmene una ragione.
Ho avuto la fortuna, come tantissimi altri, di vedere giocare molte volte Mario Boni, soprattutto nelle stagioni abruzzesi, e la cosa che più ho apprezzato è stata la sua voglia di dare un contributo importante anche nella metà campo difensiva, dimostrando di essere diventato nel tempo un vero uomo-squadra, al di là del fatto che in attacco risultasse costantemente l\'opzione primaria.
Quante volte lo abbiamo visto segnare uscendo dai blocchi oppure arrivando in transizione? Quante volte lo abbiamo visto penetrare (mai fino in fondo!) per fare arresto e tiro nei pressi della lunetta o lungo la linea di fondo? Quante volte lo abbiamo visto prendere l\'arancia nel mezzo angolo, lavorarsi con mestiere il malcapitato avversario e poi castigarlo con la sua parabola dolcissima, magari subendo anche fallo? Infinite volte.
Ma negli ultimi anni "teramani" esisteva anche il giocatore, o meglio l\'uomo, capace di infiammare il pubblico subendo uno sfondamento, di fare una giocata difensiva decisiva, di buttarsi sul parquet a caccia di una palla vagante, di catturare rimbalzi nei momenti in cui tutto poteva diventare niente.
Avere l\'umiltà e la maturità di aggiungere questa preziosissima dimensione alla sua peculiarità di straordinario terminale offensivo lo ha reso ancora più solido e probabilmente anche più rispettato dai compagni di squadra, che hanno riconosciuto fisiologicamente in lui un vero leader, anzi il leader!
E nella mia testa quello è stato il momento in cui ho realizzato che Mario Boni aveva davvero una marcia in più rispetto alla maggior parte dei giocatori, spesso incapaci sia di calibrare l\'ambizione personale sia di offrire tutto quello che si ha al servizio della squadra.
Perché la squadra, se giochi a basket, è sacra e bisogna dimostrarlo con i fatti, non con le chiacchiere.
La “condivisione” al progetto squadra di Super Mario forse non avveniva esattamente attraverso il passaggio(!), ma nessuno poteva più dire maliziosamente che la difesa era un optional per uno dei migliori realizzatori italiani di sempre, capace nella stagione 97/98 di sollevare orgogliosamente la Coppa Korac con l\'Aris Salonicco.
Complimenti a Mario per la sua splendida e inimitabile carriera, spero per lui tutto il bene possibile.
Per quello che mi riguarda, dopo la sua decisione, citando Vinicio Capossela,
"Cala la luna e io non spero, l\'illusione è lusso della gioventù".
Gabri Di Bonaventura
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Mario Boni si ritira. La sua lettera, gli altrui pensieri.
Martedì 3 luglio 2012
MARIO BONI SI RITIRA: LA SUA LETTERA.
Solo una settimana fa prometteva di arrivare in campo ai 50 anni, oggi ha cambiato idea. Altrimenti, che SuperMario sarebbe?
Mercoledì 4 luglio 2012
GIORGIO POMPONI: IO C’ERO. E RINGRAZIO SUPERMARIO.
Lettere di amici a Mario Boni, dopo il suo ritiro. Giorgio Pomponi.
Mercoledì 4 luglio 2012
MARCO VALENZA: MARIONE IL DIO DELL’ARIS.
Lettere di amici a Mario Boni, dopo il suo ritiro. Marco Valenza.
Mercoledì 4 luglio 2012
MICHELE MARTINELLI: NON E’ VERO, I PIRATI NON VANNO MAI IN PENSIONE…
Lettere di amici a Mario Boni, dopo il suo ritiro. Michele Martinelli.