Guerrino Cerebuch, triestino classe 1964, sposato con Sabrina – detta Sabry – dal 1991 e padre di Sofia di 9 anni, è uno dei due arbitri italiani più bravi del momento.
E, infatti, lo hanno chiamato insieme all’altro, Luigi Lamonica, per dirigere le gare delle Olimpiadi di Londra 2012.
Guerrino, che nella vita fa il poliziotto, è uno dei direttori di gara italiani categoria “5 stelle”, vantando 579 partite in Serie A e già 20 campionati alle spalle.
Il suo palmares è roba che scotta. In campo nazionale: 11 Finali Scudetto, 2 Supercoppa Italiana, 2 Finali di Coppa Italia. In ambito internazionale: 2 Campionati del Mondo (2006 in Giappone e 2010 in Turchia), 2 Campionati Europei (2005 in Serbia e 2009 in Polonia) arbitrando 2 volte la Semifinale, un Campionato Europeo Femminile (2007 in Italia, a Chieti), arbitrando la Finale fra Russia e Spagna, il Torneo Fiba America (2007 a Las Vegas) valido per le qualificazioni olimpiche a Pechino 2008 con le star NBA Bryant, James, Anthony, Kidd, Wade arbitrando la Semifinale, 2 Finali di Eurolega Femminile (2003 a Bourges e 2007 a Mosca), 2 Finali di Eurocup consecutive (2011 e 2012), la Finale del Campionato del Mondo Under 19 in Lettonia nel 2012, i Giochi del Mediterraneo 2001 a Tunisi, arbitrando la Finale. Aggiungiamo il Premio Reverberi 2005 come miglior arbitro e il Premio Martiradonna 2006 e fermiamoci qui, perché a voler ricostruire altri momenti importanti della carriera, si rischia di fare indigestione.
Insomma, uno bravo davvero. Questa è l’intervista che Guerrino Cerebuch ha rilasciato a ROSETO.com, prima delle Olimpiadi di Londra 2012.
Guerrino, con la convocazione per Londra 2012 è arrivato un altro traguardo di quelli che segnano la carriera. Che emozione è l\'Olimpiade, condensandola in 3 aggettivi?
«Indescrivibile, ma ci provo: inebriante, incredibile, fantastica».
Perché hai scelto di fare l\'arbitro? C\'è un evento particolare che ti ha fatto prendere la decisione?
«Un vecchietto ex arbitro internazionale di Trieste, a molti non dirà nulla, Gastone Cenni, mi mise un fischietto in bocca all\'età di 15 anni. Mi disse che c\'era un altro modo di giocare a basket per quei giocatori che facevano 30, 35 minuti di panchina! Aveva ragione lui, perchè personalmente io amo la pallacanestro e a quel tempo il mio ultimo pensiero era fare l\'arbitro, visto che non avevo un gran rapporto con loro. Poi vorrei ricordare il mio primo incontro con Ninì Ardito, un personaggio unico, all\'età di 16 anni. Lui ha sempre avuto la capacità di affascinare i giovani, tra i quali il sottoscritto».
Tu sei un poliziotto, un uomo di legge. Fare l\'arbitro è una "logica estensione" di quel che fai giornalmente, portato in ambito sportivo?
«Diciamo che magari la gente lo può pensare per alcune similitudini nel rispetto di leggi e regole, ma alla fine sono due cose distinte e separate. Sicuramente hanno tracciato il mio modo di essere».
I 3 aggettivi che fanno un buon arbitro di basket?
«Coerente, equilibrato, autorevole».
Gli arbitri ai quali ti ispiri?
«Quando ero giovane andavano forte i veneti: Zanon, Cazzaro, D\'Este. Mi piacevano molto anche Colucci e Teofili e ho avuto la fortuna di arbitrare con tutti loro».
L\'allenatore più corretto incrociato finora?
«Tanti, per fortuna. Magari se te ne dico uno faccio un torto ad altri».
L\'allenatore più scorbutico incrociato finora?
«Vujosevic».
Il giocatore più corretto incrociato finora?
«Ricordo con piacere la correttezza di Brunamonti».
Il giocatore più scorbutico incrociato finora?
«Forse perchè ero giovane e quindi mi veniva difficile gestire certi giocatori, ma direi Danilovic».
Di cosa ha bisogno la classe arbitrale italiana, in questo preciso momento storico, più di ogni altra cosa?
«Permettimi una battuta: viste le problematiche degli ultimi anni e di quelle recentissime, direi di una bacchetta magica! A parte gli scherzi, bisogna resettare tutto e, probabilmente, ripartire da una persona super partes che abbia capacità da manager per ridare grande credibilità al nostro settore, evitando inutili conflitti politici e di potere che alla fine ricadono sugli arbitri. Onestamente, noi arbitri abbiamo buttato al vento una grande occasione con l\'elezione diretta del nostro Presidente, visto cosa è
successo con Tola e Zancanella e, allo stesso tempo, i nostri eletti hanno contribuito a questo fallimento».
Quando in gara ti accorgi che hai sbagliato, che fai: fischi a compensazione o cancelli l\'accaduto dalla tua mente per non perdere lucidità?
«L’errore è umano, ma non mi piace sbagliare due volte di seguito, perciò non compenso mai».
Parla ai giovani. Perché dovrebbero scegliere di fare l\'arbitro di basket? Esistono certamente aspetti piacevoli, oltre le spiacevolezze degli insulti. Elencali per noi.
«Vorrei raccontare loro la mia storia, come ti ho detto prima con l\'incontro
con Gastone Cenni. Direi ai giovani che se amano la pallacanestro, allora potrebbero anche divertirsi facendo l’arbitro. Personalmente, arbitrare mi ha permesso di conoscere una parte del mondo che sicuramente non avrei mai visitato, di fare parte da protagonista di uno degli sport più belli del mondo, di vivere esperienze irripetibili come i Campionati Mondiali o questa Olimpiade che si avvicina! Ricordiamoci che l’arbitro non è una figura negativa, come alle volte il calcio lo rappresenta. Sicuramente non è un ruolo facile, perciò ci vuole amore, costanza, perseveranza e pazienza, perchè se sei bravo prima o poi arrivi al livello che ti compete».
Tu e Luigi Lamonica, dopo gli Europei 2005 in Serbia e i Mondiali 2010 in Turchia, ancora insieme per la più importante manifestazione della stagione. Un tuo pensiero in libertà su "Gigi"?
«Ci sono poche parole: la mia stima nei suoi confronti è grande, sono felice di condividere questa incredibile esperienza olimpica con lui».
A chi dedichi la tua Olimpiade?
«A mia moglie Sabry e a mia figlia Sofia. Grazie anche a loro sono arrivato a Londra. Penso a tutto ciò che hanno sopportato e che sopportano: le mie continue assenze, le domeniche da sole, certe frasi dette da mia figlia e altro ancora. Ma senza di loro tutto ciò non avrebbe lo stesso immenso valore. Ricordo ancora oggi la terribile estate del 2005 e il grave stato di salute di Sabry, ma lei mi costrinse ad andare comunque ai Campionati Europei di Belgrado, perché comunque la vita doveva continuare. E da allora è stato un continuo crescendo. E allora voglio dirle grazie, perché Sabry è una parte importante del mio successo!».
Luca Maggitti
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