Luca,
provo ha inviarti le foto scattate durante la celebrazione della messa in ricordo del nostro grande amico Fernando.
Spero che la qualità sia accettabile e che possano essere pubblicate.
Un saluto.
Vittorio Racinelli
FERNANDO
Sorriso Forte
Ai margini di questa mattina, una domenica che di lì a poco avrebbe preso a sapere di morte, ho saputo che Fernando Di Marcoberardino, biologo, insegnante, persona splendida e leale, se n’era andato, scivolando lungo un precipizio mentre arrampicava, da solo, un sentiero roccioso del versante aquilano del Gran Sasso d’Italia.
Fernando era, maledetto imperfetto, una delle persone con le quali, nel 1993, feci un’esperienza bellissima: la costituzione dell’Associazione Culturale e Lista Civica “Roseto Unita”.
Nel 1993, alle elezioni amministrative, eravamo candidati insieme: il mio cognome veniva dopo il suo.
Ero orgoglioso di averlo per amico. Nel segreto dell’urna votai lui, penalizzato da quel cognome abruzzese, lungo, difficile per gli inizi della preferenza scritta.
Uomo vero, tosto come la montagna che amava tanto, Fernando era impegnato in politica con i Verdi.
La cosa che ricordo più nitidamente di lui, la cosa che mi sta tormentando in queste ore è il suo sorriso. Un sorriso solenne, aperto, capace di restare tale anche nelle situazioni più dure.
Penso di non averlo mai visto arrabbiato esteriormente.
Aveva la calma dei forti e questo gli permetteva di restare lucido e di portare avanti le sue ragioni con calma e ferma determinazione.
Fernando era un Saggio, uno di quelli che ogni tanto saliva a ricaricarsi lungo i sentieri di montagna.
Le prime voci sulla sua scomparsa dicono che ieri doveva arrampicare con il fratello e che il fratello sia rimasto a casa perché raffreddato. Lui è partito lo stesso.
Come diceva Schopenhauer: “La sorte mischia le carte e noi giochiamo”.
Ciao Fernando, sorriso forte.
Roseto, 18 agosto 2002.
Luca Maggitti
FERNANDO DI MARCOBERARDINO
[Pubblicato su IL TEMPO d’Abruzzo del 21 agosto 2002.]
Fernando Di Marcoberardino lo trovavi sempre in alto, inerpicato sulla sofferta parete di battaglie importanti, fedele al motto di Kant che tutti quelli della lista civica “Roseto Unita”, nel 1993, scrissero sul loro programma: “Agisci in modo da considerare l’umanità sempre come fine e mai come mezzo”.
Già, perché Fernando era un uomo fra gli uomini, uno che non ha mai fatto mancare la sua stretta di mano vigorosa e il suo sorriso aperto alle iniziative che avevano il bene di tutti come fine.
E proprio il sorriso, uguale al sole che ride dei Verdi, era il suo tratto distintivo: non ricordo un solo problema tanto cattivo da farlo rabbuiare. Aveva un’apertura di labbra a metà fra il saggio e il mistico, tipico di un uomo abituato alle vette e alle provocazioni d’intelletto, così lontano dalla mortale seriosità di chi annaspa e sgomita per affermarsi nel sociale.
Conobbi Fernando nel 1992. Nel 1993 eravamo nella stessa lista civica, insieme a persone speciali come Carla De Antoni e Rosanna Racinelli, anch’esse, come Fernando, troppo presto scomparse fra le pieghe di una vita i cui misteri sono a volte insopportabili e dolorosissimi.
Fernando ci parlava dell’ambiente da tutelare, dei tir da cacciare dalla statale, della pineta Mazzarosa e del Gran Sasso. Mi raccontava della sua passione per la montagna e di suo fratello, tosto come lui al punto di meritarsi il soprannome, a Penne, di “Lù Trave”.
Sempre con quegli occhi puntuti, vivissimi, pieni di disponibilità. L’ultima volta che lo incontrai parlammo addirittura di basket: per una volta ero orgoglioso di poterlo interessare con le mie chiacchiere.
Adesso, se proprio devo immaginarlo lontano, voglio pensarlo su quel Gran Sasso che ha amato e difeso, sorridente, di guardia.
Magari ascoltando quella canzone di Fossati che dice: “Per niente facili, uomini sempre poco allineati …”.
Ciao Fernando.
Luca Maggitti