Calcio
JACOPO DEZI: UN ROSETANO IN NAZIONALE!

Il giovane centrocampista del Crotone, controllato dal Napoli, da Roseto degli Abruzzi alla Nazionale di Mister Prandelli. La nostra intervista.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Luned́, 10 Marzo 2014 - Ore 17:15
Jacopo Dezi, classe 1992, è un giovane giocatore di calcio di Roseto degli Abruzzi. Dopo le giovanili nel Giulianova, viene ingaggiato dal Napoli, che lo ha fatto giocare con la Primavera e aggregato alla prima squadra, prima di mandarlo a farsi le ossa prima a Barletta – Prima Divisione 2012/2013 – e poi in Serie B, a Crotone, in questa stagione.
 
Centrocampista di talento, è entrato nel giro Azzurro con la convocazione nell’Italia Under 21 di Mister Di Biagio, con la quale ha esordito lo scorso 5 marzo 2014, giocando in trasferta contro l’Irlanda del Nord nella gara valida per la qualificazione ai Campionati Europei 2015 di categoria. L’esordio è stato da circoletto rosso, visto che Jacopo è entrato a partita in corsa e, all’88° minuto, ha smazzato a Trotta l’assist dello 0-2 che ha chiuso l’incontro.
 
Dopo l’esordio in Under 21, è arrivata, nel giro di poche ore, la convocazione di mister Cesare Prandelli, che lo ha convocato in Nazionale maggiore per uno stage – a 100 giorni dal Mondiale in Brasile – riservato ai giovani più interessanti militanti in Serie A (22 convocati) e Serie B (9 convocati, fra i quali Jacopo).
 
Le giovani speranze del calcio italiano sono a Roma, all’Hotel Parco dei Principi, per 3 giorni: da oggi fino a mercoledì 12 marzo. Il primo allenamento è previsto per oggi pomeriggio, mentre domani ci sarà doppia seduta e mercoledì, in mattinata, la seduta conclusiva.
 
Jacopo, che sta facendo molto bene in Serie B con il Crotone di mister Massimo Drago (ex calciatore, attivo in carriera anche a L’Aquila e Chieti), con la compagine calabrese ha finora collezionato 25 presenze in campionato, segnando 3 gol, e 2 presenze in Coppa Italia.
 
Lo abbiamo incontrato ieri, grazie alla sua disponibilità e a quella del padre Nicola, per una chiacchierata. Viso elegante, capelli lunghi, magrezza da rock star, educato e disponibile, sicuro e umile, ci ha fatto una buona impressione, molto lontana dal clichè del giocatore viziato che “se la tira”. Alla fine dell’intervista, sapido approfondimento tecnico-tattico fra il giocatore e il fotografo Mimmo Cusano, tifosissimo del Napoli e grande appassionato di calcio.
 
Vivissimi complimenti a Jacopo Dezi, dunque, per la sua convocazione con l’Italia: un fatto storico per una città piccola - e per di più “cestofila” - come Roseto degli Abruzzi.
 
Questa è la chiacchierata con il “Rosetano Azzurro”.
 
Cos’è il calcio, per Jacopo Dezi?
«La mia vita. Ho iniziato a giocare a 6 anni e il calcio ha finora accompagnato la mia crescita, facendo sempre parte della mia vita, quindi è tutto per me».
 
Un sito sul calcio dice che vali 1 milione di euro, quasi il triplo dell’odierno Fabrizio Miccoli: la cosa ti carica o ti fa paura?
«Sinceramente, neanche lo sapevo. Ora che me lo dici, penso che questa cosa possa soltanto farmi piacere e caricare, in maniera ulteriore, perché magari significa che ho fatto notevoli passi avanti».
 
Il tuo idolo calcistico di sempre?
«Alex Del Piero. Un esempio, per tutti noi che giochiamo, prima come uomo e poi come calciatore».
 
Il giocatore punto di riferimento nel tuo ruolo?
«Marek Hamsik. Nei ruoli di mezzala e trequartista è, per me, uno dei migliori giocatori del mondo».
 
Il giocatore più forte contro il quale hai finora giocato?
«Più di uno: i campioni del Napoli con i quali ho avuto la fortuna di allenarmi: Hamsik, Cavani, Lavezzi. Allenarsi in prima squadra con simili fuoriclasse mi ha aiutato molto a crescere».
 
Il tuo primo maestro di calcio?
«Di maestri ne ho avuti tanti, di mister ne ho cambiati molti: tutti mi hanno dato una mano e contribuito a rendermi il giocatore che sono, anche se non ho ancora fatto niente di importante. Cito Pino Greco, il direttore sportivo del Giulianova che credette in me, lanciandomi insieme al mister in prima squadra e permettendomi di giocare ed essere notato dal Napoli, che mi ha poi ingaggiato. Tutto è partito da lì».
 
Quando hai pensato, se ci hai finora pensato, che il calcio potesse diventare un lavoro?
«Il mio sogno era, fin da piccolo, quello di riuscire a fare il calciatore. Ho firmato il mio primo contratto professionistico a 17 anni e la strada è ancora lunga, ma penso che lavorando sodo io possa arrivare più in alto».
 
A cosa hai finora rinunciato della tua giovinezza, per seguire il sogno del calcio, rispetto ai tuoi coetanei?
«Se ti riferisci alle cose tipiche dei giovani, direi a nulla. A me non è mai piaciuto uscire sabato sera per andare a ballare o cose così, quindi certe cose, non vivendole come rinunce, non mi pesano. Ho sempre fatto tutto quel che c’era da fare per giocare a calcio con grande voglia e rifarei esattamente tutto ciò che ho fatto. Mi manca invece la famiglia, quello sì».
 
Hai un gruppo di amici fidati, con i quali ami fare gruppo e che magari ti aiutano a gestire la pressione del tuo ambiente?
«A Roseto ho quattro amici con i quali mi sento costantemente e con i quali conservo un bel rapporto, anche se siamo lontani. Nel mondo del calcio è difficile trovare grandi amici, ma quelli veri con i quali sei cresciuto penso che ti vogliano sempre bene, così come io ne voglio a loro».
 
Roseto degli Abruzzi: un pensiero sulla tua città?
«Di Roseto mi rimane sempre un bel ricordo, perché è il posto in cui sono cresciuto e ho passato finora la maggior parte della mia vita. Quando ho un paio di giorni liberi torno sempre, perché papà Nicola, mamma Manuela e mio fratello maggiore Alex mi mancano. E poi, quando sono qui, anche solo alzarmi e andare a fare colazione, ricordarmi un po’ la vecchia quotidianità, mi piace molto».
 
L’ambiente del calcio è pieno di insidie: come si fa a stare lontani dalle tentazioni di ogni genere?
«Direi che è una questione di selezione naturale. Mi spiego: per arrivare ai massimi livelli è necessaria la testa. Se non hai quella, insieme all’umiltà, non arrivi. Per cui, se cadi in tentazione o perdi la bussola, significa che non vali i massimi livelli».
 
Il tuo maggior pregio caratteriale, come uomo?
«Sono molto sincero e disponibile con tutti».
 
Il tuo maggior difetto caratteriale, come uomo?
«A volte, sono un po’ testardo».
 
Il tuo maggior pregio come calciatore?
«Non so se ce l’ho, meglio che lo dicano gli altri».
 
Il tuo maggior difetto come calciatore?
«Gracile fisicamente, ma ci sto lavorando e con pazienza ho ottenuto miglioramenti».
 
Quando ti è arrivata la prima convocazione con l’Italia Under 21, cos’hai pensato?
«Ho provato una gioia indescrivibile: mai avrei pensato che potesse accadere».
 
E allora, quando ti è arrivata la convocazione per lo stage della Nazionale maggiore?
«Sono rimasto senza parole. Quando è atterrato a Milano il volo che ci riportava in Italia dall’Irlanda del Nord, in cui avevo giocato con l’Italia Under 21, ho ricevuto un messaggio dal mio procuratore, che mi scriveva di avere una buona notizia per me. Poi altri messaggi, fino a quello del vice presidente del Crotone, Gualtieri, il quale mi comunicava che ero stato convocato in Nazionale A da mister Prandelli, facendomi i complimenti. Sono rimasto incredulo fino al giorno successivo, quando è arrivata la convocazione ufficiale».
 
A chi dedichi questa convocazione?
«Alla mia famiglia e al mio procuratore, Diego Nappi. Loro, quando ero in secondo piano e nessuno credeva in me, sono sempre stati al mio fianco».
 
Per quale squadra di calcio tifi?
«Quando ero piccolo, mio padre, juventino, mi indirizzava verso la sua squadra del cuore. Oggi, che sono un calciatore professionista, ho la grande fortuna di tifare per la mia squadra. Per cui tifo Crotone e, in Serie A, Napoli».
 
Cosa ami fare nel tempo libero per divertirti e rilassarti?
«Stare con gli amici, al cinema o giocando alla PlayStation».
 
Il futuro che sogni, a livello di calciatore?
«Meglio non fare sogni, ma lavorare duro per crescere e migliorare. Il mio obiettivo attuale è la salvezza con il Crotone, poi si vedrà».
 
Siamo a Roseto degli Abruzzi, chiudiamo con il basket: segui il Roseto?
«Quando il Roseto era in Serie A, i miei genitori mi portavano al palazzetto. Io ero davvero piccolo e non seguivo molto la partita, più che altro giravo per il palasport con gli amici. Ovviamente, il Roseto Basket è un orgoglio e trovo molto bello che una città piccola come la nostra abbia una squadra in un campionato di buon livello».
 






Stampato il 12-19-2024 07:47:52 su www.roseto.com