Un senso di smarrimento e di assoluta impotenza che dopo qualche minuto lascia posto alla rabbia, la più cieca che si possa provare ma che viene inesorabilmente sopraffatta dallo sconforto. La consapevolezza di essere così fragili, nonostante tutto.
Questo è ciò che provo ogni qualvolta la notizia che qualche persona a me cara ci ha lasciati, in che modo non importa, è chiaro che non ce n\'è uno più giusto o sbagliato di un altro.
Sabato mattina ho riprovato queste sgradevoli emozioni. Alla fine dell\'allenamento mi viene comunicato che il mio caro amico Gabriele Fioretti ci ha lasciati. Boom!!!
Nella testa un turbine di parole non trovavano la via della bocca, rimanendo così intrappolate nella mia mente incredula. Ora piango...no, io non ci riesco e questa cosa mi fa quasi paura. Non ho pianto nemmeno quando mio papà se n\'è andato, in 15 secondi, senza avvisare nessuno in modo che ci si potesse preparare; ma l\'ho già detto che un modo giusto non c\'è.
Gabri, casalese DOC, lo conobbi nel 2005 quando per due stagioni giocai a Casale Monferrato. Era il team manager, giovane, attivo e voglioso. Durante quell\'anno un infortunio mi tenne fuori gioco per parecchio tempo ed è ben chiaro che il morale fosse in altalena. Gabri mi accompagnava a visite, esami, altre visite, terapie.
Abbiamo avuto il tempo di conoscerci, di capirci, di diventare amici.
Ho capito poi che aveva un modo suo di entrarti dentro, di farsi voler bene. L\'ho capito negli anni seguenti, quando io non ero più a Casale e nemmeno lui. La sua decisione di accettare la scommessa di trasferirsi a Biella, dove io già giocai in passato, le sue telefonate per chiedermi consigli, per capire, per farmi capire che lui già aveva deciso.
La sua crescita professionale non è stata un caso: umile, intelligente e volenteroso, nel posto giusto, con una buona scuola alle spalle ed un futuro da acciuffare a piene mani. Ci stava riuscendo, lavorativamente ed umanamente.
Ancora ricordo quando quattro anni fa mi venne a trovare a casa a Torino per passare una serata assieme, a fine stagione. Era appena uscito il suo libro e me ne parlava con un\'umiltà anche esagerata, come se poi scrivere un libro, che vuoi che sia?
Lo comprai poco dopo ed ora è ancora lì, nella mia libreria, in attesa di quella dedica del suo autore.
La stessa umiltà che lo ha accompagnato sui campi da basket in cui è stato, la stessa dignità che lo ha accompagnato fino a sabato mattina.
Dieci giorni prima mi diceva che tutto andava bene, che era il giusto percorso di cure e terapie.
Ora so che non voleva caricare nessuno di un dolore che non gli doveva appartenere. Dignità di un uomo come ce ne sono pochi.
Libri, musica, viaggi. Non parlavamo quasi mai di basket io e Gabri, le nostre erano chiacchiere spensierate. Mi mancheranno terribilmente.
Flash: la mattina del funerale, in una Biella uggiosa, si era in attesa della benedizione del feretro. Un\'atmosfera irreale gravava sulla piazza di fronte al Duomo, quando d\'improvviso un enorme stormo di colombi ha volteggiato per ben due volte sopra le teste dei presenti, squarciando quel velo di rispettoso silenzio.
Ti ho immaginato Gabri, che te la ridevi, dietro quella tua barbetta incolta e mi è scappato un sorriso.
Ciao amico mio, anche se era troppo presto per andarsene, hai lasciato un esempio da seguire, fatto di serietà, onestà e tanta, tanta passione.
ROSETO.com
Il Viaggiatore Cristiano [Cristiano Masper]
TUTTI GLI ARTICOLI