Chi si ricorda di Enzo Amadio?
Di certo gli appassionati di basket, visto che l’imprenditore pescarese rilevò il Roseto da Michele Martinelli e lo gestì per tutta la stagione 2002/2003, facendo disputare un campionato di Serie A di altissimo livello alla compagine rosetana, oltre alla storica avventura europea in Uleb Cup: il secondo trofeo dopo l’Eurolega.
Fu un campionato eccezionale: playoff Scudetto, semifinale di Coppa Italia e ottavi di finale di Uleb Cup.
Era il Roseto di coach Phil Melillo, del general manager Valerio Bianchini e di giocatori come Marko Milic, Rodney Monroe, Teemu Rannikko e molti altri.
Amadio non lesinò sforzi economici, facendo viaggiare la squadra su voli privati per la Uleb Cup e dando una organizzazione importante al sodalizio. Eppure non fu amato dalla piazza. O, almeno, non ricevette in proporzione a quello che diede.
Così, al termine del campionato, la clamorosa decisione: vendere Roseto e comprare Pesaro – acerrima avversaria della squadra abruzzese – portando con sé coach Melillo, Milic e Rannikko.
La piazza rosetana reagì malissimo, salvo gioire quando, due anni dopo nell’estate 2005, gli odiati “nemici” di Pesaro fallirono e la squadra, che il primo anno della gestione Amadio aveva giocato l’Eurolega e schierato campionissimi del calibro del compianto Alphonso Ford e Aleksandar Djordjevic sparì dalla massima serie per problemi finanziari.
Il Pesaro fallì e Amadio, nel 2012, fu condannato a 4 anni in primo grado per bancarotta fraudolenta. In questi giorni quella sentenza è stata ribaltata in Appello.
Di più: anche la vicenda che coinvolgeva la società controllante Hadd e vedeva imputato Amadio si è conclusa con l’assoluzione dell’imprenditore pescarese, che nel 2007 fu arrestato dalla Guardia di Finanza e che, oltre al carcere preventivo, subì anche il tracollo del suo impero.
Assolto, insomma, per non aver commesso il fatto e perché il fatto non sussiste sia per la vicenda legata alla società di basket sia per quella relativa alla società controllante.
Dodici anni dopo, il presidente del Roseto Basket “europeo”, che guidò la sua impresa con passione viscerale e dispendio di soldi, si prende la sua riabilitazione in terra marchigiana.