FENERBAHCE ISTANBUL-ZALGIRIS KAUNAS
1.DIFFERENZE
Se a livello numerico la differenza di profondità nelle rotazioni è minima, l’ago della bilancia pendeva in direzione Turchia soprattutto per quel che riguarda esperienza ed abitudine a certi palcoscenici. Nello Zalgiris era la prima Final Four per tutti, dall’altra parte il solo Sloukas ne ha già sei nel proprio carnet. Anche a livello fisico/tecnico il discorso è simile: da una parte 29’ totali per Dixon-Nunnally-Thompson, dall’altra il solo Pangos (un po’ lo Spanoulis dello Zalgiris) tra gli esterni ha il talento per mettersi in proprio. Ma tutto ciò non fa che moltiplicare gli incredibili meriti dei Verdi, ieri e per tutta la stagione.
2.BOBBY DIXON
Quando a spaccare in due una semifinale di Eurolega è il tuo sesto esterno per minutaggio medio (solo 11.3’ in regular season) ci sarebbe da sorprendersi. Ma se quell’esterno risponde a quel microonde di nome Bobby Dixon (o Muhammed Ali), ti sorprendi un po’ meno: 12 punti filati nell’allungo decisivo fra terzo e ultimo quarto, alla fine 19 in appena 11:48 di utilizzo. Ed il curriculum dell’ormai turco d’adozione (e di passaporto) si arricchisce di uno degli assoli individuali più prorompenti nella storia recente delle F4.
3.DATOME&MELLI
Si parla davvero troppo poco dei giocatori che sono diventati Datome e Melli, ad un livello dove il capocannoniere del campionato italiano di due anni fa agisce da comprimario (8 minuti senza punti ieri). Gigione entra, mitraglia il canestro lituano (12 all’intervallo), e chiude la saracinesca in difesa con tre stoppate. L’ex milanese è decisivo segnando 4 punti (ma soprattutto 6 assist e 5 recuperi, solo per fermarci alle statistiche): non è un caso che, con 31 minuti sul parquet, sia il più utilizzato da Obradovic. Orgogliosi di voi.
4.SARUNAS JASIKEVICIUS
La semifinale di ieri è un bignami di che allenatore diventerà (e in ottima parte è già) Sarunas Jasikevicius. Carisma, presenza scenica, personalità con giocatori e arbitri, e la capacità di mettere paura per quaranta minuti ad un’avversaria chiaramente più forte ed esperta. Il giustissimo tributo ad una stagione straordinaria, che non è ancora finita: la finalina questo Zalgiris la giocherà come fosse quella nobile, c’è da scommetterci e da godersi gli ultimi 40 minuti di un gruppo e di un condottiero incredibili.
5.ZELIMIR OBRADOVIC
L’inquadratura di un serafico Obradovic che assiste, già qualificato, all’altra semifinale è stato il karma-moment della giornata di ieri. A prescindere da come finirà la Finale (che comunque una discreta importanza ce l’ha), il più grande capolavoro del tecnico serbo forse è arrivato proprio quest’anno: senza Bogdanovic e Udoh, con una squadra da reinventare e attraversando qualche passo falso in più durante l’anno, il processo di miglioramento è arrivato fino alla maestosa prova difensiva di Belgrado. Ah, se vince domani fanno dieci.
CSKA MOSCA-REAL MADRID
1.ALL STAR GAME
De Colo, Llull, Hines, Carroll, Clyburn, Randolph, Fernandez: sono solo alcuni dei giocatori usciti ieri dalle rispettive panchine. No, non era l’All Star Game ma un esempio lampante di come a questi livelli quantità e qualità dei roster raggiungano dei livelli estremi. Una volta di più (ma per certi versi a sorpresa, almeno quest’anno) quello del Real si è dimostrato meglio assortito, e soprattutto mentalmente più pronto a partite del genere.
2.DONCIC E LLULL
Naturalmente, Luka Doncic era il singolo giocatore su cui le luci dei riflettori erano puntate in maniera più accecante. Anche perché nelle scorse F4 aveva chiuso senza un singolo canestro dal campo. Stavolta gioca una partita di estrema maturità: le percentuali non ne riflettono l’impatto, e le uniche due triple sono arrivate in altrettanti momenti-chiave. Ma ieri è stata soprattutto la serata di Llull: dopo aver saltato quasi l’intera stagione per infortunio, ne piazza 16 in semifinale di Eurolega. Chapeau.
3.LASO E ITOUDIS
Spesso considerato un gradino sotto ai santoni delle panchine continentali, la partita di ieri riabilita (semmai ce ne fosse bisogno) il lavoro di Pablo Laso e forse rimescola le gerarchie tra i top coach europei. Perchè ad esempio, il record nelle partite di F4 (le uniche che contano davvero) del tecnico del Real è 5-4, rispetto al 2-4 di Itoudis che in quattro occasioni su cinque non ha superato lo scoglio delle semifinali.
4.GERARCHIE
Gestire un organico di dodici giocatori veri di quel livello sarebbe roba da manicomio per moltissimi, ed anche questo è un enorme merito di Laso. Il quintetto iniziale con Campazzo, Taylor e Reyes può sembrare (relativamente) povero di talento offensivo, ma con Causeur al posto dell’argentino è lo stesso che propizia la spallata decisiva nel secondo tempo. Dall’altra parte, Itoudis è andato dove lo hanno portato Higgins e Clyburn: la grande delusione è sicuramente Rodriguez, autore di una brutta partita ma forse uscitone definitivamente rimanendo troppo a lungo in panchina nel secondo tempo. E i 20 punti di De Colo sono decisamente ingannevoli.
5.THE DARK SIDE OF CSKA
Mettendo per un attimo da parte il trionfo di due anni fa, dal 2012 ad oggi il bilancio del CSKA alle Final Four parla di cinque sconfitte in semifinale ed una in finale. Per quanto terribilmente competitivo sia il weekend che tutta l’Europa aspetta da un anno, è davvero troppo poco: anche perchè in questo lasso di tempo l’Armata Rossa è arrivata quattro volte alle F4 con il miglior record complessivo, e due volte con il secondo. Per chi lavora da anni nell’entourage russo, non dev’essere una bella sensazione.
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