Francesco Infante è nato nel 1992, a Foggia.
Giocatore di basket, attualmente milita in Serie B con la Luiss Roma.
Dai 18 ai 26 anni ha giocato da professionista, passando anche per Roseto nella stagione di Serie A2 2017/2018.
A livello di studi, Francesco ha conseguito la laurea triennale in Lingue e Letterature Straniere, un master in Sport Management e una magistrale in Relazioni Internazionali presso l'Università LUISS di Roma.
Appassionato di viaggi, filosofie, politica, conosce e parla fluentemente anche l’inglese e lo spagnolo.
Da grande vuole diventare un produttore di olio.
Questo è il quinto articolo della sua rubrica su Roseto.com, inaugurata il 15 aprile 2020.
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All’angolo destro Mario Boni. All’angolo sinistro Pietro Basciano. I due sono pronti a giocarsi l’incontro che vale la cintura di campione del basket italiano dilettanti 2020. Il palazzo dello sport è pieno. Ci sono tutti i giocatori di A2 e B. Sono circa in mille a gremire le tribune del PalaBasket stasera. C’è l’esperto Lele Rossi che da vent’anni gira l’Italia con sua moglie e suo figlio. C’è Francesco Guarino. Lui si che ne ha vinti di campionati. Ci sono anche i 10 under di Scauri che si affacciano ora al mondo del basket professionistico. Sono tutti in attesa di sapere chi li guiderà davvero nei prossimi anni, chi dei due riuscirà finalmente ad avere ragione dell’altro. Ma… aspettate un attimo. I due contendenti hanno la maglia dello stesso colore e la stessa bandiera cucita sul petto. Perché stanno per combattere?
Sale sul ring l’arbitro. Prende il microfono ed esclama: “Questo incontro non s’ha da fare, perché vi fareste entrambi troppo male, non perderebbe né vincerebbe nessuno.”
Sembra uno scherzo ma è più o meno così che sta andando nelle ultime settimane. Mentre ogni singolo giocatore sta lottando per avere 7.6 mensilità invece che 7.2, i procuratori stanno trattando notte e giorno, le società pregano gli sponsor di dare i soldi promessi ad inizio anno, i due organi leader del movimento dilettantistico italiano si sfidano sui giornali invece di chiudersi in una stanza della loro casa, organizzare una call su Zoom (come fa tutto il mondo) e trattare punto per punto il futuro del movimento dilettanti dalle 8 di mattina alle 8 di sera fin quando non si arriva ad un accordo.
Ad onor del vero, le idee proposte dai due in teoria possono anche essere condivisibili. Sarebbe l’ideale riuscire ad avere un contratto unico con salario minimo, tutele etc. Ma questo contratto non può venire proposto unilateralmente da LNP. La mossa è stata quantomeno azzardata e fuori tempo.
Bisognerebbe prima riunire la parti in causa: allenatori, procuratori, giocatori, lega, federazione. Ci potrebbero volere settimane? Probabilmente mesi, ma è così che si fanno le cose per bene.
Si tratta a lungo, punto dopo punto. Non si lancia nella mischia una proposta-bomba non condivisa da nessun’altra delle parti in causa.
Nella nota emessa da LNP si legge “Anche se al momento è una bozza, va ugualmente letta, capita ed interpretata”. Ecco non credo sia giusto dire che la bozza vada letta capita ed interpretata, quanto piuttosto, esaminata, criticata ed approvata da giocatori ed allenatori che sono quelli che poi fisicamente firmeranno i contratti. Troppo spesso si tende a dimenticarsi di loro.
Per essere crudi, potremmo dire che il mondo del circo non va avanti solo con il padrone e gli animalisti perché senza animali non si ha lo spettacolo e senza spettacolo non ci sono pubblico e incassi e quindi scompaiono sia i padroni che gli animalisti.
Quello che mi sembra di aver capito, e spero di sbagliarmi, è che LNP stia troppo spesso dalla parte delle società e troppo poco spesso da quella dei giocatori. Nel mio primo pezzo ho affrontato il problema del professionismo e dilettantismo ma la questione va rimarcata. Se non si interviene presto sull’emisfero A2/B nessuno vorrà più fare il giocatore. Nessun ragazzo investirà il suo tempo e i suoi anni migliori nella pallacanestro, preferirà studiare o imparare un mestiere. Nel giro di 4-5 anni i vari Rosselli, Amoroso, Ndoja si ritireranno e il campionato non avrà più top player. Il livello calerà proporzionalmente. In poco tempo lo standard sarà bassissimo e il basket dilettantistico non avrà più quell’appeal sui tifosi che lo ha contraddistinto negli ultimi anni.
Conosco solo una tifoseria che riempirebbe il palazzetto anche se ci fossero dei bambini a giocare con la loro maglia, ed è la Fortitudo, tutte le altre obiettivamente vanno al palazzetto perché nella loro squadra ci sono giocatori forti. A Roseto c’erano 4.000 persone a maggio 2017 per vedere Valerio Amoroso e dopo 3 mesi ce n’erano forse 1.000, perché in campo c’ero io. È abbastanza logico e condivisibile. E stiamo parlando di Roseto che è una piazza affezionata al basket molto più di altre.
Dovreste sedervi a tavolino ragazzi. E parlarvi.
In merito alla sottolineatura di Basciano riguardo all’essere l’unica lega non professionistica ad effettuare controlli, mi viene da dire: ci mancherebbe! Siete anche l’unica lega dilettantistica in cui ci sono giocatori che guadagnano 100.000 Euro, non vi dovreste vantare perché fate qualcosa di normale e scontato.
E poi Presidente, quando risponde parlando di tutele assicurative “sanitarie”, sta offendendo la nostra intelligenza e anche quella di Boni, che chiaramente, non stava alludendo a quelle tutele assicurative. Ma Marione non ha bisogno di qualcuno che lo difenda e infatti ha risposto subito chiarendo la situazione.
La GIBA dal canto suo viene ancora vista con diffidenza sia dagli addetti ai lavori che dai giocatori stessi che spesso non spendono neanche i 30-50€ annuali per iscriversi. Capiamoci, il nuovo corso Marzoli-Boni ha fatto decisamente meglio del precedente e almeno mediaticamente ha fatto sentire spesso e volentieri la sua voce. Al netto di ciò però, la GIBA non è definibile ancora un vero e proprio sindacato. I lavoratori in Italia e nel mondo quando le cose non vanno, scioperano. La NBPA nella persona di Derek Fisher nel 2011 si è seduta al tavolo con i proprietari e David Stern prima, durante e dopo il lock-out e non si è alzato fino al rinnovo del contratto collettivo. Non è facile ed inizialmente non produce benefici, ma l’unico modo che i giocatori hanno per farsi rispettare è non giocare.
Le magliette con le scritte, gli striscioni, i post su Facebook, sono tutte belle iniziative, ma non porteranno ad un cambiamento. Quando i giocatori non si allacceranno le scarpe, tutti, per un mese, sarà la lega ad invitarli a sedersi al tavolo, perché nessun proprietario vuole mandare in campo l’under18, perché l’under18 non vende biglietti, non attira sponsor, non produce ricchezza.
Sabato sera la LNP ha diramato un comunicato in merito ad una video-riunione effettuata con i 28 club di A2. Si legge che uno dei punti d’intesa è: “Forte impegno di tutte le Società ad avere una linea comune sulla gestione dei contratti per gli accordi economici con i tesserati”.
Dunque, ancora una volta si sta parlando degli accordi economici dei tesserati, senza i tesserati. I giocatori dovrebbero staccarsi da questo rapporto padronale che si sta creando fra loro e le società e se non lo faranno in fretta prima o poi diventeranno davvero come gli animali del circo.
Ammaestrati, senza futuro e retribuiti solo con quel poco che gli basta per vivere.
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Francesco Infante [The Unrestricted]
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