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SIMONE FONTECCHIO PRIMO ABRUZZESE IN NBA!

Il giocatore pescarese scrive la storia. Giocherà per gli Utah Jazz, squadra fondata dal figlio di un abruzzese, nella lega che per prima adottò i 24 secondi, frutto dell’intuizione dell’abruzzese che fondò gli attuali Philadelphia 76ers.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Lunedì, 18 Luglio 2022 - Ore 02:30

Il 9 dicembre 2014 gli chiesi, per Il Messaggero Abruzzo, di immaginarsi fra 10 anni e Simone Fontecchio, 19enne, rispose: «Intanto, vorrei giocare ancora a basket. Poi, spero di essere diventato un giocatore importante per la squadra in cui giocherò».

Il 15 giugno 2015, non ancora ventenne, di ritorno da una settimana di “try-out” con i Boston Celtics, intervistato sempre per il Messaggero, mi disse: «Intanto pensiamo a questo Europeo Under 20 in casa e a fare una bella figura. Poi ho tre anni di contratto con la Virtus Bologna e attualmente il salto al di là dell’Oceano Atlantico mi pare sinceramente un po’ prematuro. Certo, ci penso... e continuo ad allenarmi duramente per arrivarci».

Il giorno è arrivato poche ore fa: Simone Fontecchio, nato a Pescara il 9 dicembre 1995, sarà il primo abruzzese della storia a giocare in NBA, avendo firmato un contratto biennale da 6,25 milioni di dollari con gli Utah Jazz, squadra statunitense di Salt Lake City che attualmente è l’espressione della più piccola città fra le 30 che compongono il circuito professionistico nordamericano, visto che la capitale dello Utah conta poco più di 200.000 abitanti (Pescara ne ha quasi 120.000; Bologna, dove Simone è cestisticamente cresciuto, oltre 390.000; Berlino, dove ha preso il volo con l’Alba, oltre 3.700.000 e Vitoria-Gasteiz, dove ha giocato nel campionato appena concluso, poco meno di 250.000).

Nel prossimo campionato NBA, Simone Fontecchio sarà il terzo italiano, dopo il veterano Danilo Gallinari, fresco di arrivo ai Boston Celtics, e Paolo Banchero, matricola prima scelta assoluta degli Orlando Magic.

La storia di Simone Fontecchio è un inno all’impegno e alla voglia di emergere, rimettendosi in gioco.

Figlio e nipote d’arte di campioni – la mamma è Malì Pomilio, campionessa italiana ed europea di basket con il Vicenza e atleta da 120 presenze con l’Italia; il padre è Daniele Fontecchio, 6 volte campione italiano nei 110 ostacoli e 4 nei 60, semifinalista alle Olimpiadi di Los Angeles 1984; il nonno materno è Vittorio Pomilio, cestista arrivato in Nazionale – Simone ha convissuto con il marchio di “predestinato” in modo costruttivo, dichiarando nel 2014: «Gli allori vinti dai miei familiari sono per me uno stimolo a fare sempre meglio, guai se fossero un peso». Circa l’eredità di mamma e papà, sempre nel 2014 dichiara: «Da mamma credo di aver preso la sua aggressività e la tenacia a livello sportivo, mentre a livello umano la generosità e la bontà, da papà l’attitudine al lavoro quotidiano e la voglia di lavorare sui dettagli, che alla fine fanno la differenza».

Già molto forte da giovanissimo, mamma Malì sceglie per lui il settore giovanile della Virtus Bologna, dove approda a nemmeno 14 anni. Nel 2011 è l’unico italiano invitato al “Jordan Classic” a Londra, poi gli Europei Under 16 e 18 con le giovanili dell’Italia e gli Scudetti Under 17 e Under 19 vinti nel 2011/2012 con la Virtus.

Nel 2015, non ancora ventenne, il primo assaggio di NBA grazie al “try-out” di una settimana offertogli dai Boston Celtics. Al ritorno, Fontecchio non si fa illusioni, restando concentrato sul suo presente e dichiarando: «Mi sembra siano rimasti abbastanza contenti, credo di aver fatto una buona impressione. O almeno lo spero. L’esperienza è stata super, ma direi che da questo ad arrivare un giorno a giocarci ce ne passa».

Dopo l’esperienza oltreoceano, Simone gioca nella Virtus Bologna fino al 2016, per poi andare all’Olimpia Milano – che lo cede in prestito a Cremona nel 2017/2018 – fino al 2019. Il campionato successivo è a Reggio Emilia – dove trova un altro abruzzese: il preparatore fisico di Atri, Matteo Del Principio.

Nell’estate del 2020 non ha offerte da squadre di alto livello in Italia, quindi decide di rimettersi in discussione emigrando e scegliendo l’Alba Berlino, lasciando il nostro campionato quasi in sordina.

È la scelta giusta e il Nostro vince il campionato tedesco, giocando in Eurolega. Nell’estate del 2021, poi, continua a giocare in modo strepitoso trascinando l’Italia alle Olimpiadi di Tokyo (traguardo che mancava agli Azzurri da 17 anni). Quindi la firma in Spagna, con i baschi del Vitoria-Gasteiz, dove arriva ad allenarlo – in corsa, nel campionato appena concluso – un’altra conoscenza del basket abruzzese: Neven Spahija, allenatore del “Roseto più forte di sempre” nella Serie A 2004/2005.

Dopo la stagione ancora molto positiva coi baschi – in campionato ed Eurolega – ecco dunque arrivare l’offerta degli Utah Jazz e il coronamento di un sogno: l’approdo in NBA, da primo giocatore abruzzese della storia.

Il giusto premio per l’atleta del quale, la scorsa estate, un grande campione come Roberto Brunamonti – dirigente della Nazionale – ha detto: «Si tratta di un giocatore completo e molto forte, che è maturato molto sia dal punto di vista del gioco sia umanamente, perché è diventato padre e queste sono tappe nel percorso umano che responsabilizzano e fanno crescere. Gli ha fatto bene giocare da protagonista un anno a Berlino, vincendo il campionato tedesco e ben figurando in Eurolega e in Serbia ha dimostrato tutto il suo valore. Il contratto triennale con il Baskonia certifica la sua definitiva crescita».

Una crescita che oggi lo porta in una franchigia che è la più piccola del circuito NBA, ma che ha anche un’altra particolarità che invece richiama l’Abruzzo.

Infatti, come ricorda Geremia Mancini in un bell’articolo pubblicato il 27 novembre 2016 sul sito Abruzzonews.eu, gli Utah Jazz ebbero l’imprenditore di origini abruzzesi Sam D. Battistone jr. quale fondatore, proprietario, presidente e amministratore delegato dal 1974 al 1986. Suo padre, Sam Battistone Sr., era nato a Santo Stefano di Sessanio (AQ) il 25 novembre del 1913, per poi emigrare in America e fare fortuna aprendo la “Sambo’s”, catena da oltre 1.100 ristoranti negli Stati Uniti.

La squadra originaria nacque nel 1974 a New Orleans (che spiega il nome “Jazz”) e fu la 18^ a iscriversi alla NBA, venendo poi trasferita nel 1979 a Salt Lake City. E il proprietario di origini abruzzesi, Sam D. Battistone, può vantarsi di aver ingaggiato Pete “Pistol” Maravich (a New Orleans) e poi, nello Utah, Adrian Dantley, John Stockton e Karl Malone: tutti atleti appartenenti al “Naismith Memorial Basketball Hall Of Fame”.

Sam D. Battistone, che ha sposato la signora Nan la quale lo ha reso padre di 6 figli, è un classe 1939, dunque oggi dovrebbe avere 83 anni.

Insomma: Simone Fontecchio, abruzzese di Pescara, arriva in una squadra fondata nel 1974 dal figlio di un abruzzese di Santo Stefano di Sessanio!

Ma – parlando di NBA e Abruzzo – c’è il terzo indizio che, per dirla con Agatha Christie, fa la prova.

Stavolta ricorriamo all’ultimo libro di Flavio Tranquillo, intitolato “Lo sport di domani”, dove a pagina 106 troviamo – parlando degli albori del basket e della NBA – un altro abruzzese.

Siamo nel 1954, quando il fondatore (nel 1946) e proprietario dei Syracuse Natyonals (diventati Philadelphia 76ers nel 1963), Danny Biasone, propose la regola che – secondo l’allenatore e arbitro Charlie Eckman – salvò la lega: limitare a 24 secondi il tempo a disposizione degli attacchi per concludere un possesso. Daniel, detto Danny, Biasone era nato a Miglianico il 22 febbraio 1909 ed è un altro motivo di vanto per l’Abruzzo sapere che l’uomo dei 24 secondi nel basket è nato in provincia di Chieti.

Di più: Daniel “Danny” Biasone, morto a Syracuse il 25 maggio 1992, è “Naismith Memorial Basketball Hall Of Fame” dal 2000 e con i suoi “Nats” ha vinto il titolo NBA nella stagione 1954/1955 con il miglior record di stagione (43-29). Il calcolo che lo portò all’elaborazione dei 24 secondi proprio in quella stagione non fu casuale, bensì il risultato della divisione dei secondi di gioco (2.880 e cioè 48 minuti) per il numero medio dei tiri effettuati da entrambe le squadre che era di 120 (2.880/120=24).

Ricapitolando: Simone Fontecchio, da Pescara, sarà il primo abruzzese a giocare in NBA, avendo firmato un contratto con la squadra degli Utah Jazz fondata, nel 1974, da un figlio di abruzzese della provincia dell’Aquila. Giocherà nella lega professionistica che, nel 1954, fu salvata dall’intuizione di un abruzzese nato in provincia di Chieti, che introdusse la regola dei 24 secondi e che aveva fondato nel 1946 i Syracuse Nationals, i quali avrebbero poi cambiato nome in Philadelphia 76ers.

Manca Teramo, per completare il giro dell’Abruzzo.

E siccome Teramo, parlando di basket (nessuno si senta offeso), è in provincia di Roseto, diciamo che la Polisportiva Rosetana è stata fondata nel 1946, lo stesso anno di nascita a New York della NBA.

Certo, Roseto degli Abruzzi ha pure il Trofeo Lido delle Rose, nato nel 1945 e cioè un anno prima della NBA... ma non ci sembra il caso di sottolineare troppo questi inarrivabili quarti di nobiltà cestistica residenti nel Lido delle Rose.

Ci basta ripubblicare le foto del 19enne Simone Fontecchio nell’Arena 4 Palme di Roseto degli Abruzzi, ribadendo il nostro personalissimo mantra: parlando di pallacanestro, tutto nasce o passa a Roseto, poi si evolve.

In bocca al lupo al bravissimo – e da oggi “storico” – Simone Fontecchio!

POST SCRIPTUM
Capite perché NBA (National Basketball Association) si può leggere anche National Basketball Abruzzo?







Stampato il 11-21-2024 18:05:39 su www.roseto.com