Roma Amor [Riflessioni dalla Capitale, di Mario Martorelli.] – Summer Edition
LODE A VINCENZO DI BONAVENTURA

Mario Martorelli, che d’inverno vive nella Capitale e d’estate nel Lido delle Rose, ci regala i suoi pensieri. Fra metafore e allegorie, il senso della vita.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Domenica, 24 Luglio 2022 - Ore 10:15

Giovedì, 21 luglio 2022, sono uscito di sera insieme a mia moglie Stefania per andare al lido La Vela, qui a Roseto degli Abruzzi dove trascorro l’estate.

Luca Maggitti, il caro amico che pubblica i miei scritti sul suo Roseto.com, mi ha informato che Vincenzo Di Bonaventura sarebbe stato presente.

Il suo libro è stato da poco dato alle stampe. “Cent’anni di Rosetitudine” è il suo titolo. La scorsa estate – grazie all’amicizia con Luca – Stefania e io avevamo avuto il privilegio di leggerne il manoscritto. Dunque fremevamo dalla voglia di vedere dal vivo il coinvolgente Vincenzo.

Il professor William Di Marco, promotore della bella serata culturale, è un gentiluomo che si presta a fare da anfitrione, con stile. Luca Maggitti, invece, non so se sia più un Pico della Mirandola oppure un database con sembianze umane.

Ma torniamo all’autore del libro. Già il suo cognome, Di Bonaventura, è un buon auspicio, ma il seguito sarà ancora migliore.

Debbo sommessamente dire che il testo appare all’inizio piuttosto impegnativo, ma letto e riletto ti fa scoprire degli aspetti che non avevi percepito. Prova a spiegarlo a qualcuno e vedrai che emergeranno affascinanti particolari.

In un primo momento ho pensato alla fatica spesa dall’autore, dopo averlo sentito dal vivo mi sono invece reso conto che per lui deve essere stato un divertimento scrivere “Cent’anni di Rosetitudine”.

Perché Vincenzo è una forza della natura. E la serata, già piuttosto calda, si è surriscaldata quando il “Grande Vincenzo” ci ha deliziato con una rappresentazione di due personaggi: Don Chisciotte della Mancia e Sancho Panza, aderendo a una richiesta dell’Italia Basket Hall of Fame Iwan Bisson, campionissimo al quale Di Bonaventura ha dedicato un capitolo del suo libro e presente in prima fila.

Strepitoso!

Passare dalla voce stentorea, con una dizione perfetta, di Don Chisciotte all’abruzzese-rosetano di Sancho Panza ha fatto sì che al piacere si accomunasse un’emozione per l’arte di Vincenzo.

Mi sono sinceramente emozionato, provando la stessa sensazione di qualche anno fa quando, al Teatro dell’Opera di Roma, vidi un balletto della compagnia di Maurice Béjart, che accompagnava i suoi artisti con il bandoneon di Astor Piazzolla.

Ecco la forza dell’arte: seduto in un accogliente lido della spiaggia rosetana, ti riporta all’Opera di Roma!

Certo, vedere Vincenzo Di Bonaventura sui canali nazionali e/o commerciali sarebbe un’altra pedalata, permettendo a tanti di abbeverarsi al suo talento.

Ma là non c’è bisogno della sua arte. Occorrerebbe, piuttosto, un raccomandatore eccellente!

Pazienza. Fortunati noi che possiamo godercelo dal vivo.

Grazie a Vincenzo Di Bonaventura, che per me è un grandissimo artista, a cui la Comunità Rosetana tutta dovrebbe manifestare imperitura gratitudine.

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