«Chi rifiuta il sogno, si masturba con la realtà».
Così Ennio Flaiano, in un pensiero datato ottobre 1959 del suo “Frasario essenziale per passare inosservati in società”. F come Flaiano, F come Fontecchio. Simone Fontecchio, anzi, “SIMONEFONTECCHIO”, tutto attaccato e a caratteri di scatola, come ormai lo idolatrano tutti gli appassionati italiani di pallacanestro.
L’aforisma del giornalista, scrittore, sceneggiatore e molto altro ancora, nato a Pescara nel 1910, è infatti perfetto per il giocatore di pallacanestro nato a Pescara nel 1995, che nel giorno dell’Immacolata Concezione ha trascinato i suoi Utah Jazz alla vittoria sui Golden State Warriors, campioni NBA in carica, per 124-123, firmando con una schiacciata la vittoria e totalizzando 18 punti in 20 minuti in campo.
Il figlio d’arte della campionessa di pallacanestro Malì Pomilio e di Daniele Fontecchio – 10 volte campione italiano fra 60 e 110 ostacoli negli Anni 80, semifinalista alle Olimpiadi di Los Angeles 1984 – continua a stupire.
Il suo personalissimo crescendo rossiniano lo ha fatto passare, in un biennio, da giocatore non concupito della Serie A nostrana a trascinatore dell’Italia qualificata alle Olimpiadi di Tokyo, prima di accettare il contratto biennale da 6,25 milioni di dollari degli Utah Jazz di Salt Lake City, diventando uno dei tre moschettieri azzurri insieme all’attualmente infortunato Danilo Gallinari e al fenomeno Paolo Banchero, che però neanche parla italiano (dunque, di fatto, Simone è attualmente il vero e unico Azzurro in NBA).
Niente male per il ragazzone con l’ampio e ipnotizzante sorriso, la cui carriera è girata quando, a corto di offerte di pregio in Italia, nella stagione 2020/2021 è andato a giocare in Germania, a Berlino, nell’Alba che è stata – nomen omen – il suo nuovo e folgorante inizio.
Simone Fontecchio ha dunque praticato alla lettera l’aforisma di Flaiano, non rifiutando il sogno coltivato fin da ragazzino quando, nel 2015, fu invitato dai Boston Celtics per una settimana di lavoro oltreoceano e, al ritorno, dichiarò al Messaggero: «Mi sembra siano rimasti abbastanza contenti, credo di aver fatto una buona impressione. O almeno lo spero. L’esperienza è stata super, ma direi che da questo ad arrivare un giorno a giocarci ce ne passa».
Il giorno è arrivato, e con esso la gloria.
Onori dunque a Simone “Pescara Jazz” Fontecchio: l’uomo che scaglia triple dense di significato, come gli aforismi del suo illustre concittadino Ennio Flaiano.