Finisce ai quarti di finale la rincorsa dell’Italia a una medaglia Mondiale.
La vittoria contro Porto Rico e la successiva qualificazione nelle prime 8 squadre del Mondo avevano acceso gli animi e anche l’accoppiamento sulla carta proibitivo contro Team USA era stato messo da parte, per soffiare sul fuoco del giusto entusiasmo.
E però il sogno è sfumato in modo tonitruante, vista la sconfitta per 63-100 contro gli statunitensi. Uno scarto di ben 37 punti che indubbiamente lascia il segno.
Evidentemente gli americani, dopo la brutta figura rimediata contro la Lituania perdendo, avevano molto da dimostrare a coach Kerr. Di contro, i lituani, forse eccessivamente galvanizzati dalla vittoria contro Team USA, hanno pagato dazio ai quarti venendo battuti nettamente per 87-68 dalla Serbia, squadra a sua volta battuta dall’Italia nelle qualificazioni. Così è il basket: ogni partita azzera valori e motivazioni precedenti ed evidentemente quelle degli Azzurri – al netto dei meriti degli avversari – ieri non erano sufficienti per contendere la vittoria.
La partita ha visto gli americani mettere le cose in chiaro fin dal primo quarto, vinto 14-24, andando poi al riposo lungo con le sorti della partita già segnate visto il secondo parziale di 10-22, che ha portato al +22 della fine del primo tempo (24-46). Il terzo quarto ha visto gli Azzurri subire ben 37 punti, contro i 20 segnati e arrivare al 30° minuto sotto di 39 punti (44-83), prima che l’ultimo quarto sancisse il parziale di 19-17 e il 100-63 finale.
Ancora una volta l’abruzzese Simone Fontecchio è stato il cannoniere degli Azzurri, con 18 punti e 5 rimbalzi in 24 minuti di gioco. L’altro abruzzese Giampaolo Ricci ha chiuso la partita con 5 punti e 2 rimbalzi in 15 minuti.
A fine partita, coach Gianmarco Pozzecco, in conferenza stampa, ha provato a destreggiarsi citando un aforisma dell’ingegnere e pioniere dell’aviazione Igor Sikorsky, che dice: «Secondo alcuni autorevoli testi di tecnica aeronautica, il calabrone non può volare, a causa della forma e del peso del proprio corpo in rapporto alla superficie alare. Ma il calabrone non lo sa e perciò continua a volare».
Nel post partita di coach Pozzecco, l’aforisma è diventato, più o meno: «Tutti nel mondo pensavano che non avevamo chance di vincere questa partita. Come si dice “calabrone” in inglese? C’è un piccolo animale che non può volare, ma non lo sa e quindi vola. Mi capite? “Bumblebee”. I miei giocatori sono uguali. Non dovevano essere qui. Ma non lo sapevano e quindi siamo qui. Tra le prime otto del mondo».