Una ragazza dello Stato dell’Iowa ha rivoluzionato il basket femminile d’oltreoceano, che soltanto a livello di diritti televisivi ha quadruplicato le entrate. Nonostante questo, la Nazionale USA non la porterà alle Olimpiadi di Parigi.
Roseto degli Abruzzi (TE)
Sabato, 20 Luglio 2024 - Ore 12:00
a.C.C., d.C.C..
Il basket femminile – negli Stati Uniti e quindi nel mondo intero – ha un prima e un dopo Caitlin Clark.
La dea del basket è una ragazza classe 2002 che ha letteralmente sconvolto prima la NCAA e poi la WNBA e quindi tutto il mondo della pallacanestro oltreoceano, che grazie alle sue prestazioni continua a crescere in modo vertiginoso.
La ragazza, alta 183 cm, è una combo guard figlia dell’America profonda, essendo nata a Des Moines, capitale dello Stato dell’Iowa da papà Brent e mamma Anne Nizzi, allenatrice di basket con avi siciliani.
Le sue triple da distanza impossibile l’hanno consacrata a livello di college con le Iowa Hawkeyes, squadra con la quale ha perso la finale per il titolo nell’ultimo March Madness, vincendo per il resto tutto ciò che era possibile vincere e ricevendo decine di premi, oltre a battere praticamente tutti i record.
La sua fisicità normale e l’immagine di ragazza della porta accanto, unite a una serie di attrattori che è difficile decifrare anche per gli esperti di comunicazione e marketing, hanno portato Caitlin Clark a diventare “Effetto Caitlin Clark”, con risultati fotonici sui mass media, visto che le sue partite di college hanno battuto, per spettatori paganti e ascolti TV, anche le partite di massimo interesse della NBA.
Dunque una donna capace di battere anche i maschi quanto a interesse e di incarnare in sé – a livello di importanza per la rivoluzione che ha portato – le figure di Jabbar, Jordan, Bryant, James e Curry. Tutti insieme!
In questa stagione, Caitlin Clark sta giocando nella WNBA con le Indiana Fever, da matricola. E nonostante la profezia di sventura della pluricampionessa Diana Taurasi – che aveva vaticinato un suo ridimensionamento, una volta alle prese con il mondo delle professioniste – la ragazza di Des Moines sta continuando a mietere successi e battere record, portando al massimo storico l’interesse per la lega professionistica femminile.
Infatti, è di pochi giorni fa la notizia, riportata dall’agenzia di stampa Basketball Network che ha citato come fonte Front Office Sport, che la WNBA ha concordato 2,2 miliardi di dollari in accordi sui diritti dei nuovi media con ESPN, Amazon e NBC per i prossimi 11 anni. L’accordo quadruplicherà le entrate della lega!
Insomma: “Effetto Caitlin Clark”, in tutta la sua dirompenza.
Ma c’è un ma.
La Nazionale di basket degli Stati Uniti d’America non porterà Caitlin Clark alle Olimpiadi di Parigi 2024, nonostante la ragazza sia – per distacco e con buona pace di chi la denigra – ormai identificata come l’ambasciatrice della pallacanestro femminile a livello mondiale.
Clark, che con le giovanili statunitensi ha vinto l’Oro ai Mondiali Under 16 e due volte ai Mondiali Under 19, pare sia tenuta ai margini della selezione USA (che con o senza di lei dovrebbe comunque vincere – come al solito – l’Oro olimpico) per volere delle senatrici. La responsabile di Team USA ha spento sul nascere le polemiche, qualche settimana fa, dicendo che il loro compito è mettere in campo la migliore selezione possibile e non tenere conto della popolarità, ma è certo che è quantificabile in centinaia di milioni di dollari il danno – in termini di perdite fra sponsor e interessi – che questa scelta reca al movimento e alla federazione.
Eppure Caitlin Clark non è una testa calda, non fa una vita strana, non è neanche un “atleta tipo” del basket e cioè farcito di tatuaggi e altre evolute forme di comunicazione.
No, Caitlin Clark è una ragazza bianca del Midwest, eterosessuale, fidanzata.
E questo pare sia imperdonabile per chi ha deciso la sua esclusione.
Quando accadono queste cose, del tipo razzismo al contrario, ghettizzazione se non fai parte di una lobby clanica e altre sciocchezze del genere (che ammorbano ormai ogni fetta della vita civile), mi torna sempre in mente la frase di Santayana sul fanatismo e quindi sui fanatici: raddoppiare gli sforzi dopo aver dimenticato lo scopo.
Invece di ringraziare Caitlink Clark e lanciare petali di rose al suo passaggio, il gruppo di potere (meglio chiamarlo “grumo”) della WNBA preferisce farla oggetto di razzismo al contrario... incassando però ogni singolo dollaro dei milioni di aumento che la Lega ha ottenuto, quasi esclusivamente grazie a lei.
Mala tempora currunt.
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