Come riportato da www.adnkronos.com, Kamala Harris è in testa, anche se di un soffio, in sette stati chiave degli Stati Uniti d’America, con Donald Trump che mantiene un vantaggio, che fino a poche settimane fa aveva in tutti gli stati quando l’avversario era ancora Joe Biden, solo in Nevada.
La candidata democratica è quindi in testa con il 48%, contro il 47% dell’ex presidente degli USA dal 2017 al 2021.
Si tratta quindi in pratica di testa a testa, ma i rapporti di forza appaiono nettamente cambiati dall'ultimo sondaggio di “Swing State Project”, pubblicato a maggio 2024, che dava Trump in un vantaggio generale di 3 punti.
Da oggi al 5 novembre 2024 è ancora lunga e chissà quanti e quali accadimenti modificheranno il quadro generale di riferimento interno e internazionale (basti pensare alla guerra in Europa e a quella in Medio Oriente), quindi staremo a vedere.
Suggerisco un ulteriore spunto di riflessione: il ruolo di Joe Biden, che – al di là di facili battute sulla sua senilità – è ancora il POTUS (Presidente Of The United States) pienamente operativo e che quindi, metaforicamente, può menare Trump mentre la Harris lo tiene fermo. O viceversa.
Questo ipotetico “due contro uno”, scaturito come una disgrazia quando il cerchio magico – Nancy Pelosi in testa – ha abbandonato il presidente Biden, costringendolo alla lettera aperta agli americani in cui annunciava la sua rinuncia a ricandidarsi, potrebbe trasformarsi in una mossa vincente (ovviamente involontaria) per i democratici, per il “due contro uno” appena detto in termini di campagna elettorale e – soprattutto – di azioni concrete attuabili dal POTUS nel tempo presente, mentre la sua collega democratica parla di futuro.
Con tanti saluti alle prefiche (tutti i super esperti, “giornali stoni” per mancanza di prove, opinionisti un tanto al chilo e compagnia gettonante) che hanno partecipato al funerale da vivo di Biden, snobbando Kamala Harris.
Infine, una considerazione generale: le cose sono le cose, come ci insegna da oltre 1800 anni Marco Aurelio, che invitava a guardarle in faccia per quello che sono e non per quello che vorremmo che fossero.
Diversamente, le opinioni – di opinionisti che spesso di mestiere non sono informati sui fatti dei quali dovrebbero discorrere, bensì fanno, appunto, di lavoro gli opinionisti all’ingrosso – sono nuvolette a fumetti sulla testa di questi fenomeni, neppure troppo divertenti, da circo mediatico.
Quasi tutti noi non sappiamo nulla del futuro; tutti noi vaticiniamo senza sosta, esponendoci a colossali figuracce.