Samarcanda
DON ANIELLO MANGANIELLO INCONTRA GLI STUDENTI DI ROSETO DEGLI ABRUZZI

La video intervista e un estratto dal libro Samarcanda del 2012.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Mercoledì, 16 Ottobre 2024 - Ore 18:15

Mercoledì 16 ottobre 2024, nell’ambito del Premio Nazionale Paolo Borsellino, Don Aniello Manganiello, parroco di Scampia, ha parlato a studenti della scuola media e del liceo di Roseto degli Abruzzi.

Don Aniello – premiato col Borsellino nel 2010 proprio a Roseto, nell’allora cinema teatro Odeon – è ormai un amico del Lido delle Rose e oggi è stato ancora una volta d’ispirazione per i giovani, che lo hanno ascoltato in religioso silenzio. E sappiamo che oggi è difficile ottenere quella totale attenzione della sala.

Sarà la voce roca da Tom Waits, sarà la postura da rocker (o da prete di strada, evangelizzatore fra gli ultimi, che poi è lui), ma Don Aniello conquista sempre. Buon per chi lo ha ascoltato.

Agli studenti rosetani, fra le altre cose, ha chiesto: «Ma voi li vedete gli spacciatori, a Roseto?». E il coro di “sì” mi ha fatto preoccupare (io, 55enne single mai stato padre, coi giovani ci bazzico poco).

Il suo consiglio finale è balsamico: «Datevi da fare, in strada come in parrocchia. Siate onesti con voi stessi e con gli altri. Studiate per guadagnarvi un posto, così non dovrete chiederlo in ginocchio né raccomandarvi a politici corrotti. Agite con etica».

Sempre grazie, Don Aniello!

Di seguito, la mia intervista video di oggi.

In calce, le pagine che riguardano Don Aniello Manganiello contenute nel mio libro “Samarcanda”, pubblicato da Carsa nel 2012 e la recensione del libro stesso, a cura di Simone Gambacorta.

Video
DON ANIELLO MANGANIELLO A ROSETO DEGLI ABRUZZI
Intervista di Luca Maggitti Di Tecco.
https://www.facebook.com/lucamaggitti/videos/552376097278483



[Dal libro”Samarcanda”]
Don Aniello Manganiello
IL PREMIO BORSELLINO AI PARROCCHIANI DI SCAMPIA
Giulianova, 21 ottobre 2011.


Don Aniello Manganiello, prete di origini campane, è stato per oltre 16 anni parroco nella chiesa di Santa Maria della Provvidenza a Scampia, problematico quartiere della periferia di Napoli inquinato dalla Camorra e dallo spaccio di droga. Don Manganiello, con il suo coraggioso lavoro in strada, ha strappato alla manovalanza della criminalità organizzata tantissimi giovani, combattendo la malavita e rifiutando di dare la comunione ai camorristi.

La risposta di Don Manganiello qui proposta, è parte di una intervista realizzata per la presentazione del suo libro “Gesù è più forte della camorra. I miei sedici anni a Scampia fra lotta e misericordia”, scritto con Andrea Manzi ed edito da Rizzoli nel 2011.


Premio Borsellino 2010. Il pullman che da Napoli viene a Roseto e gli ex parrocchiani di Don Aniello che invadono pacificamente il Teatro Odeon. I tuoi ricordi di quel giorno?
«L’emozione fu veramente grande per quella presenza, anche se c’è sempre stato un grande feeling con la mia comunità, eccettuati però i primi due o tre anni in cui io continuavo a pensare a Roma, da dove ero venuto, perché anche quella fu una esperienza forte, fra i giovani, che mi diede tantissime soddisfazioni. Quindi, nei miei primi due o tre anni a Scampia venivo perseguitato da quel legame con Roma. Poi la musica cambiò e io per quella gente mi sono dato anima e corpo. Perciò la loro presenza a Roseto mi provocò una grande emozione. Io ho ricevuto minacce dalla Camorra in quegli anni, non ho voluto la scorta, sono stato attenzionato per un po’ di tempo dalle forze dell’ordine, ma ho trovato nella mia comunità la scorta per la mia vita e per il mio operare. La mia comunità mi è sempre stata vicino e si è messa di traverso quando i camorristi del mio rione rumoreggiavano e mi minacciavano. E allora questo è un primo elemento che mi ha portato ad emozionarmi molto quel giorno. L’altro elemento emozionante fu per me dire che il Premio Paolo Borsellino non doveva esser dato a me, ma lo dedicai a loro, che meritavano il premio perché io ho fatto quel che sono riuscito a fare – poco o tanto – soprattutto perché giovani, ragazzi, adulti di quella comunità, in quei 16 anni mi sono stati vicino e insieme siamo diventati forti. E perché, anche di fronte alle minacce della Camorra e della malavita locale, io e la comunità abbiamo realizzato un corpo compatto che è stato il nostro antidoto, la nostra forza di difesa di fronte alla Camorra stessa. Quindi, più si crea una coscienza civica, più si crea un corpo forte e compatto, più si crea una comunità che è motivata fortemente dai valori civili e religiosi e più la Camorra ha paura, perché la comunità si appropria progressivamente del territorio, togliendo spazio all’azione della Camorra. Ecco perché quel premio era per la mia comunità».

ROSETO.com > Archivio > 12 dicembre 2012
Libri
SAMARCANDA, IL LIBRO DI LUCA MAGGITTI, NELLA RECENSIONE DI SIMONE GAMBACORTA.

La recensione del critico letterario (Premio Flaiano 2010) Simone Gambacorta, pubblicata su La Città Quotidiano di venerdì 9 novembre 2012.
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