Delinquenza + gangsterismo = criminalità organizzata.
Delinquenza + gangsterismo + politica corrotta = mafia.
Mi ripasso queste due formule da ieri, dopo il convegno che ho condotto e che ha visto la relazione della professoressa Lina Calandra. Le usai una decina di anni fa, forse più, parlando a degli studenti, per spiegare la differenza fra criminalità organizzata e mafia, in modo semplice e immediato.
Perché non c’è mafia se non c’è una parte politica corrotta e disposta a vendersi alla criminalità organizzata.
Mi ripasso queste formule da ieri, ricordando come veniva trattato il povero e compianto Giovanni Falcone da certi campioni nostrani dell’antimafia, quando era vivo. Poi, dopo che la mafia lo fece saltare in aria a Capaci, divenne un santo. E gli stessi che lo insultavano da vivo divennero sue prefiche. Troppo tardi. Danno, beffa e cattiva coscienza.
Ieri, a Roseto degli Abruzzi, sono tornato a sentire il fresco profumo di libertà grazie a una professoressa coraggiosa, che si chiama Lina Calandra, che durante sue ricerche accademiche ha visto le mafie e ha scelto di non voltarsi dall’altra parte.
Anzi. Ne ha ricostruito i movimenti e incrociato gli interessi con le geolocalizzazioni e i codici fiscali. Ha attinto ad archivi pubblici disponibili sul web (lei che non può fare altro, non esendo una investigatrice) e fatto migliaia di interviste sul territorio. Ha fatto questo partendo da ricerche universitarie da professoressa di geografia, per valorizzare il nostro territorio.
Le mafie sono state qualcosa che gli sono capitate con tale evidenza e cattivo gusto davanti, che non ha avuto la forza di fregarsene, insieme alla sua assistente, Francesca Palma.
Le mafie che cominciano dai pascoli, ma che poi vogliono tutto. E che, se non fermate, si prenderanno tutto. Come hanno fatto in altri posti d’Italia.
Nell’impegno civile di una professoressa – non una magistrata, né una componente delle forze dell’ordine – ho risentito, fortissimo, quel fresco profumo di libertà di cui parlava Paolo Borsellino. Il fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale.
Lina e Francesca, arrivate a bordo di una piccola utilitaria in mattinata a Roseto degli Abruzzi provenienti dall’Aquila, dopo aver fatto il passo delle Capannelle, per noti problemi relativi al traforo del Gran Sasso, sono antimodelli per eccellenza dell’eroe. Per fortuna!
Perché – nella mia trascurabile esperienza di oltre 30 anni da volontario in progetti, azioni, libri antimafia – quelli che “abbottano il petto” o se lo battono proclamandosi di fatto eroi (e invece, tornando a Sciascia, sono soltanto professionisti dell’antimafia), pensano alla loro carriera più che alla lotta alle mafie.
Invece chi un lavoro già ce l’ha, ha la cultura e i mezzi necessari a compiere anni e anni di studi incrociando decine di migliaia di dati in modo scientifico, e ha un amore vero verso il proprio territorio e il concetto di libertà e legalità, quello si che è un eroe. E, ovviamente, non si comporterà mai da sbruffone e non userà mai questo per interesse personale, bensì agirà con il sorriso per il bene di un popolo e del suo territorio.
Per questo, e per molto altro, sono grato alla professoressa Lina Calandra e alla sua assistente Francesca Palma, che da anni studiano il territorio, incrociano dati veri, oggettivi e riscontrabili e denunciano stranezze e coaguli di interessi che legano zone d’Italia lontane geograficamente, ma unite dalla facilità di intascarsi contributi comunitari per milioni di euro, sottraendoli a un territorio che altrimenti potrebbe essere un giardino, se correttamente amministrato.
Dunque grazie a tutti gli intervenuti ieri per la sala piena, a Francesco Iannetti che ha organizzato, al Comune di Roseto degli Abruzzi che ha concesso la sala e – in particolare – alle persone venute dal Molise per sentire trattare di questi argomenti. Persone dalle idee chiare e dall’amore per il proprio territorio come Mario Borraro e suo figlio Pietro, pastori, di Castropignano e un altro signore di Larino, di cui non ho chiesto il nome.
Di seguito, il link video per rivedersi l’incontro e seguire la relazione della professoressa Lina Calandra, alla quale auguro di non subire l’ostracismo che ha sempre tentato di isolare quelli che volevano cambiare le cose, denunciando le porcherie di quella parte di potere deviato e corrotto che si fa mafia abbracciando la criminalità organizzata che, negli anni, non spara più ma ha i migliori professionisti a libro paga e non ha più bisogno di far eleggere politici alleati, perché nelle istituzioni ci mette direttamente propri familiari, di solito quelli ritenuti più “deboli”.
In una terra come l’Abruzzo, in cui si fanno molti giusti incontri con testimoni di giustizia provenienti da altre regioni, i quali denunciano le malefatte perpetrate in altri territori, credo sia doveroso per noi, oggi, dare il giusto spazio a Lina Calandra che parla, forte di studi pluriennali e di riscontri oggettivi, delle mafie che aggrediscono il nostro di territorio.
Perché parlare delle mafie che stano fuori è utile, ma limitarsi a questo rischia di esserlo solo per lavarsi la propria (cattiva) coscienza.
Invece, parlare di come sta evolvendo il nostro Abruzzo io ritengo che sia molto importante. E io, come l’ho fatto oltre 30 anni fa, ieri l’ho rifatto nella mia Roseto degli Abruzzi. E ne vado fiero.
ROSETO.com > Archivio > 29 settembre 2024
Mafia – Convegno a Roseto degli Abruzzi
LA MAFIA NEI PASCOLI E LE INFILTRAZIONI NELL’ECONOMIA ABRUZZESE
Se ne parla a Roseto degli Abruzzi, con la professoressa Lina Calandra, sabato 19 ottobre 2024, ore 11, Palazzo del Mare. Ideatore e organizzatore, Francesco Iannetti. Modera il direttore di Roseto.com, Luca Maggitti.
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