Roseto degli Abruzzi e il 2025
L’ANNO CHE VERRÀ...

Nell’articolo, due scenari figli del vociare cittadino, che riguardano ordine pubblico, sicurezza e turismo. Futuro distopico soltanto immaginario, oppure possibile realtà?

Roseto degli Abruzzi (TE)
Mercoledì, 06 Novembre 2024 - Ore 17:15

Fra 55 giorni arriverà il nuovo anno.

Cosa porterà il 2025 a Roseto degli Abruzzi?

Staremo a vedere. Intanto, però, stiamo a sentire.

E sentendo anche qualche “capitano di lungo corso”, abituato ai marosi del Lido delle Rose, un paio di cose mi hanno sorpreso. Ritenendole degne di riflessione, voglio condividerle.

Magari sono soltanto voci e nulla accadrà, magari invece sono vaticini ben informati di chi sa – per frequentazioni di Palazzo – più degli altri.

Andiamo al dunque.

La prima voce riguarda l’enorme numero (oltre 400) di migranti oggi ospitati al Residence Felicioni, che da anni ormai non è un residence, bensì un CAS (Centro di Accoglienza Straordinaria), praticamente controllato dalla Prefettura e quindi dal Ministero dell’Interno.

A ottobre 2025, saranno esattamente 10 anni da quel primo arrivo di 32 (trentadue) migranti, che mise una intera città in allarme. Ci fu timore che il numero potesse aumentare, all’epoca. Oggi viene da ridere. Il numero è oltre che centuplicato.

C’è di buono, come vado affermando da anni, che – per quanto di infelicissima collocazione, in una città a vocazione turistica – almeno il CAS è a 300 metri sia dalla caserma dei Carabinieri sia da quella, attigua, della Polizia Municipale. E questo, oltre a una buona, pragmatica e attenta gestione della Proprietà del Residence – ha portato a quasi un decennio di – tutto sommato – pacifica convivenza, per quanto attiene l’allarme sociale e la sicurezza, con poche eccezioni. Forse pochissime.

Tralasciamo qui il problema della difficilissima e reale integrazione di un simile numero di persone nella nostra piccola città. Parliamo di sicurezza e di ordine in modo spicciolo. Il CAS è vicino alle caserme delle forze dell’ordine, dunque la cosa è finora stata gestita al meglio fra prevenzione e deterrenza delle divise.

Ecco la prima voce: il Residence Felicioni potrebbe essere venduto a breve (è stato messo in vendita da un po’, sul web) e i nuovi proprietari cesserebbero di gestire il CAS, per fare una struttura turistica di pregio, vista la posizione. Anche se sappiamo quanto si guadagna con la gestione dei migranti.

E gli oltre 400 migranti, dove sarebbero spostati? Ecco il primo problema.

Sembrerebbe, infatti, che – sempre nel caso in cui si perfezionasse la vendita – la proprietà di un hotel in zona estremo nord cittadino sarebbe interessato a raccogliere il testimone di CAS, mutando la destinazione d’uso.

E qui, al di là delle considerazioni sulle autorizzazioni, mi corre un brivido lungo la schiena, parlando di ordine pubblico e sicurezza. Già, perché nell’ipotesi in cui dopo 10 anni chiudesse il CAS a Roseto degli Abruzzi e altre città – a turno, come auspicabile in democrazia – assorbissero l’onere della gestione di un CAS, il problema sarebbe risolto.

Se invece il CAS fosse soltanto spostato dalla centrale zona attuale, a pochi passi dalle forze dell’ordine, in un luogo distante, a nord, vicino a campi agricoli, con ponti e ciclabile che collegano ad altre città e distante dal centro abitato, il pericolo ghetto, finora “gestito alla meglio” potrebbe diventare preoccupante realtà.

Le vicine Marche hanno strutture ricettive che, negli anni, sono state destinate ad altro e che oggi sono occupate da migranti, diventando di fatto atolli a sovranità limitata, da parte dello Stato, per il fatto di stare in zone periferiche. Altri esempi sono facilmente valutabili, in tutta Italia.

Insomma: se fosse vera la chiusura del CAS attuale e fosse vero lo spostamento dentro la città di Roseto degli Abruzzi, secondo me sarebbe una questione sulla quale riflettere molto seriamente da parte dei governanti e delle forze dell’ordine, perché un conto è avere oltre 400 persone a un tiro di schioppo dalle caserme delle forze dell’ordine e quindi controllabili spesso, un altro è relegarli in periferia, dando la stura alle peggiori possibili “alleanze/devianze” con le italianissime delinquenze.

L’altra questione è più leggera, ma ugualmente legata alla vocazione cittadina, riguardando sempre una struttura ricettiva, centralissima, che potrebbe essere riconsegnata alla proprietà dopo 20 anni di affitto ai gestori. Proprietà che potrebbe – anche qui il condizionale è d’obbligo, visto che ci sono autorizzazioni da rilasciare – riconvertire la struttura da ricettiva ad appartamenti (modello ex Radar, insomma).

Anche in questo caso, è argomento che – se le voci diventassero realtà – chiamerebbe a una attenta riflessione il governo cittadino, perché il Lido delle Rose sarebbe al minimo storico quanto a strutture ricettive, di pregio e non.

Come al solito, staremo a vedere.



Stampato il 11-21-2024 14:10:07 su www.roseto.com