Intervista a Marco Pompetti, ingegnere rosetano esperto nel settore, che fa il punto sui costi dell’energia e mette in guardia circa la prossima possibile adozione di una Legge Regionale, che limiterebbe fortemente la competitività delle imprese.
Roseto degli Abruzzi (TE)
Sabato, 07 Dicembre 2024 - Ore 18:45
Marco Pompetti è un ingegnere rosetano, consulente con la società Advanced Advice (AdA) di primari studi legali nazionali e di fondi di investimento nel settore delle energie rinnovabili.
Da qualche anno, con un’altra società che ha sede a Milano, REBEE, sviluppa in tutta Italia impianti ad energia rinnovabile.
Il suo è un settore di nicchia, ma quando nei giorni scorsi ho letto un articolo sulla più importante testata nazionale del settore (il link di un estratto – trattandosi di rivista per abbonati – è in calce a questo articolo), ho deciso di contattarlo. Perché? Perché gli argomenti sono di primaria importanza, nel tormentato periodo attuale e occupazionale e le sue riflessioni, calate nella regione Abruzzo, dovrebbero far riflettere sia la classe politica regionale sia quella dirigente.
Di seguito, la nostra conversazione.
Marco, in questi giorni al netto delle troppe guerre che insanguinano il mondo, anche e soprattutto fra Europa e Medio Oriente fra i temi più importanti c’è l’occupazione, con il rumoroso e progressivo disimpegno del gruppo Stellantis dall’Italia. Questo significa meno produttività per il Paese, dunque meno competitività. Come vedi le cose nel nostro Abruzzo?
«L’economia di una Regione è basata sulla produttività delle aziende e sulla conseguente competitività che riescono ad ottenere nei mercati in cui collocano il prodotto. L’Abruzzo, nelle sue specificità ha una produzione basata essenzialmente su tre costi: lavoro, prodotto di base (o materia prima) ed energia necessaria alla trasformazione. L’energia è una variabile che incide molto sul prezzo, perciò molte aziende delocalizzano le produzioni in aree geografiche dove possono trovare un costo energetico più basso, per evitare di cedere alla concorrenza».
Siccome siamo pratici e ci piace andare oltre gli slogan, aiutaci con dei numeri. Parliamo di quanto, in termini di costi di energia?
«Le aziende abruzzesi oggi pagano l’energia 142 Euro per megawattora. Un costo elevato che dal 1° gennaio 2025 non sarà più tutelato dal (PUN) Prezzo Unico Nazionale, che in Italia si è attestato ad una media di 101 Euro per megawattora. Con l’introduzione del Prezzo Unico Zonale, infatti, le Regioni più virtuose in termini di produzione di energia avranno costi inferiori, mentre le meno virtuose chiaramente prezzi più elevati e questo purtroppo, allargando lo sguardo all’Europa, è per noi sconfortante, visto che in Francia le imprese pagano 48 per megawattora, in Spagna 52 Euro e in Germania 70 Euro».
Lette le tariffe e le gravi differenze, vien da chiedersi: come fanno le imprese abruzzesi a restare sul mercato?
«In effetti è davvero difficile. La resilienza delle aziende abruzzesi a tale contesto passa inevitabilmente attraverso la produzione in proprio dell’energia, che a mio avviso è l’unica variabile sulla quale l’imprenditore può incidere. A livello governativo, però, l’Abruzzo su questo tema fa demagogia da anni e la politica, sempre alla ricerca di facili consensi, ha più volte cercato di bloccare la produzione di energia da fonti rinnovabili, nonostante abbia ricevuto censure dalla Corte Costituzionale, che ha di fatto reintrodotto nell’anno 2022 la possibilità di realizzare impianti “FER” (Fonti Energetiche Rinnovabili) a terra. Da quella data in poi, molte aziende, affiancate da noi sviluppatori, hanno avviato pratiche autorizzative per impianti a fonte rinnovabile, prevalentemente fotovoltaica, assumendo importanti investimenti per iter complessi e spesso dilatati dall’imperfetta macchina amministrativa».
Cosa può fare la Regione Abruzzo, a livello legislativo, per migliorare la situazione. Lo chiedo a te che sei uno “stakeholder” (portatore di interesse) e che potresti magari essere sentito da chi ci amministra?
«In un contesto simile, in cui l’Abruzzo potrebbe avere uno slancio di competitività salvaguardando posti di lavoro e salute pubblica, c’è purtroppo un disegno di legge regionale sulle aree idonee alle installazioni che non solo bloccherà di fatto la filiera delle rinnovabili, ma annullerà tutte le procedure autorizzative in corso. Faccio alcuni esempi: ci sono molti stabilimenti produttivi che sul tetto hanno già impianti fotovoltaici insufficienti per le esigenze energetiche e che, grazie al recente Energy Release 2.0, potrebbero avviare l’iter per realizzare impianti fotovoltaici o agri voltaici a terra in aree agricole limitrofe alla propria attività. Però il Disegno di Legge non lo consentirebbe, perché quelle aree sono irrigue o perché magari ci sono 15 alberi da frutto che potrebbero essere spostate: capisci che assurdità? E tutto questo mentre i mass media scrivono, travisando la realtà della norma in corso di approvazione, titoli come “niente giungla!” accompagnati da immagini di foreste eoliche fatte dall’intelligenza artificiale. Così si ottengono, ripeto, facili consensi, ma ci scordiamo di temi quali il diritto al lavoro, alla salute e le conseguenze climatiche delle energie “non rinnovabili” sull’ambiente. L’Abruzzo è già fortemente tutelato da norme ambientali, da uffici e sovrintendenze intransigenti. Non c’è bisogno di mettere “il cappello” ad una norma nazionale che, già da sola, tutela al massimo il territorio. E poi diciamola tutta: i consorzi irrigui sarebbero ben felici se i terreni fossero occupati da impianti fotovoltaici o agri voltaici, poiché certi di ricevere il canone, a fronte di un minore spreco d’acqua».
Cos’ha che non va, a tuo modo di vedere, questo Disegno di Legge regionale?
«Il Disegno di Legge regionale che l’Abruzzo ha pubblicato nasce dal Decreto Ministeriale 21 giugno 2024, che obbliga le Regioni entro il 3 gennaio 2025 ad individuare “aree idonee” all’installazione. Ma c’è un “ma”. Il Decreto è stato già sospeso dal Consiglio di Stato, poiché rischia di assegnare un potere eccessivo alle Regioni, contrastando con il Decreto Legislativo 199/2021. Lo stesso Ministro dell’Ambiente, Gilberto Picchetto Fratin, ha fatto recentemente sapere che non attiverà i poteri sostitutivi sulle Regioni, proprio in virtù della questione giudiziaria in corso. Di conseguenza, molte Regioni attenderanno il 5 febbraio 2025, data di udienza dell’ordinanza di sospensione del “Decreto Ministeriale aree idonee”, per capire quali saranno i poteri legislativi sull’argomento».
Sei preoccupato che l’Abruzzo faccia un’altra strada?
«La Regione sembra andare inspiegabilmente spedita verso l’approvazione di un testo di legge che sconta non poche problematiche, già sollevate da mass media nazionali di settore, e che vedrebbe l’Abruzzo come la Sardegna della giunta Todde, presidente militante del Movimento 5 Stelle, limitare totalmente il territorio alle installazioni “FER”. L’inserimento nella norma di limitazioni, come quella sulle aree irrigue, renderà di fatto impossibile installare impianti fotovoltaici a terra in una regione come l’Abruzzo che è prevalentemente montuosa (65%) e collinare (34%) e che vede nell’esigua pianura disponibile (1%) le zone irrigue e la quasi totalità delle aree industriali abilitanti le “aree idonee”».
In qualità di esperto del settore, qual è l’errore più evidente contenuto nel disegno di legge?
«Le aree a destinazione industriale, sulle quali la Regione fa nascere un caso unico in quanto non annoverate, nel testo di legge, tra le aree idonee citando solo gli “stabilimenti”. Questo va in totale contrasto con le norme nazionali e di buon senso».
La tua opinione trova riscontri in altre Regioni?
«La Puglia ad esempio, il cui Disegno di Legge deroga alle disposizioni sulle installazioni agri voltaiche e sulle Comunità Energetiche, fortemente spinte dai finanziamenti europei e volute dalle associazioni di cittadini e agricole. In Abruzzo, se passasse la legge regionale, si creerebbe di fatto una ulteriore contraddizione, poiché con la nuova legge potranno essere realizzate solo in terreni non irrigui e cioè inadatti all’agricoltura. Invece, ad esempio, proprio l’agri voltaico potrebbe essere la soluzione di contrasto all’abbandono dell’agricoltura. Pensiamo che in Abruzzo c’è un panorama desolante, visto che negli ultimi anni circa 10.000 aziende hanno chiuso, lasciando abbandonati circa 40.000 ettari. In ultimo, ma non per importanza, il maggior danno arriverebbe dalle disposizioni transitorie, che non garantirebbero il principio giuridico del legittimo affidamento, introducendo una tagliola retroattiva su tutti i procedimenti in corso, facendo salvi solo i procedimenti sostanzialmente conclusi».
Sempre puntando al confronto e alla critica costruttiva, in qualità di esperto del settore cosa chiedi alla politica e alla classe dirigente regionale?
«Gli operatori del settore, le associazioni di categoria e gli imprenditori chiedono di essere ascoltati dalle istituzioni, affinché la legge possa avere i necessari correttivi in una Regione come la nostra, già segnata dalle precedenti moratorie. In questo modo, a nostro avviso, potremmo evitare una ulteriore perdita di competitività nonché il mancato raggiungimento degli già esigui obiettivi indicati nel Decreto Ministeriale 21 giugno 2024, che pone l’Abruzzo al terzultimo posto per quota di potenza nazionale richiesta su chilometro quadrato».
Le persone vogliono lavorare, ma pure vivere in una regione che tenga alla conservazione naturale. Cosa rispondi a chi paventa “giungle” di impianti?
«Che già esistono le norme a tutela dell’ambiente e che non ci sarebbe nessuna giungla bensì una Regione attenta alla salute dei propri abitanti, visto il ricorso all’energia pulita, e attenta al lavoro, in un territorio di poco più di un milione di chilometri quadrati nel quale le rinnovabili fotovoltaiche necessarie a raggiungere gli obiettivi “2030” necessiteranno solo dello 0,16% della superficie, preferibilmente da allocarsi vicino alle aree produttive e nelle aziende agricole che vogliono combattere la siccità e la scarsità di risorse. Tutto questo non solo non impatta negativamente, bensì tutela l’ambiente e gli investimenti di chi crea lavoro in questa Regione».
www.qualenergia.it
AREE IDONEE, L’ABRUZZO CI PROVA CON UN ITER “URGENTE”.
https://www.qualenergia.it/pro/articoli-pro/aree-idonee-abruzzo-ci-prova-con-iter-urgente/
|