Video conversazione, attraverso un quarto di secolo e oltre, con un uomo di basket passato anche per Roseto, dove nel 2004/2005 è stato il vice allenatore del ‘Roseto più forte di sempre’, con coach Neven Spahija.
Roseto degli Abruzzi (TE)
Mercoledì, 15 Gennaio 2025 - Ore 15:15
Alberto Martelossi, da Udine, 59 anni il prossimo 15 aprile, è uomo di basket a tuttotondo, essendo coach ma avendo lavorato anche da direttore tecnico e dirigente. Nel 2026 festeggerà i 30 anni di carriera professionistica.
Ha lavorato anche a Roseto, nelle stagioni 2004/2005 (da vice allenatore) e 2005/2006 (da coach).
Nel Lido delle Rose alla vigilia della partita di campionato fra la Pallacanestro Roseto e il Latina, che allena dallo scorso fine novembre, Alberto Martelossi ha accettato di fare una video conversazione.
Di seguito, le domande che gli ho rivolto.
1.Alberto, cosa significa per te, il Lido delle Rose?
2.Sei venuto qui, da assistente di coach Neven Spahija, nella Serie A 2004/2005, in quello che soprannominai “Il Roseto più forte di sempre” e che è la squadra più fulgida in 104 anni di basket cittadino, insieme al “Roseto Europeo” 2002/2003 di coach Phil Melillo, che giocò pure la ULEB Cup. Partiamo da Neven Spahija: che rapporto costruisti con lui e che ricordo hai dell’attuale coach della Reyer Venezia?
3.Ti faccio alcuni nomi dei giocatori che allenasti in quella stagione, andando a memoria, dicendoti cosa fanno ora: Duane Woodward allena in NCAA; Patrick Mutombo è vice allenatore in NBA e in quel ruolo ha pure vinto un titolo a Toronto con Nick Nurse; Stephen Arigbabu allena in Ungheria al Vasas Budapest; Christophe Beghin allena e ha vinto la A2 in Belgio, oltre che essere nello staff di una Under belga (almeno due estati fa); Christian Di Giuliomaria allena. Insomma: ti saresti aspettato tanti allenatori da quella squadra dopo la carriera da giocatore e qual è tra loro quello che più ti ha sorpreso nel passaggio giocatore/allenatore?
4.Il “Roseto più forte di sempre” fu pure quello di Mahmoud Abdul-Rauf, il “Califfo del Lido delle Rose”. Tu avevi un ottimo rapporto con lui, visto dal di fuori, perché, ad esempio, ricordo il giorno in cui Mahmoud si congedò da Roseto, nel 2005, in cui andò all’Arena 4 Palme a giocare con 3 tifosi, uno dei quali è l’attuale vide allenatore del Roseto Basket 20.20 in Serie B Interregionale, Salvo Gullotto, tu restasti a giocare con i suoi 3 figlioli nell’alto campo dell’Arena. Iniziamo dal lato umano: cosa ricordi di Mahmoud?
5.Passando invece alla parte tecnica: cosa aveva di speciale Rauf, che – lo dico per inciso – a Roseto giocò nonostante un problema a un tendine riuscendo comunque a incantare la platea?
6.Qui hai lasciato molti amici, ma sei anche un veterano che ha allenato in molte piazze prestigiose, come: Desio, dove hai iniziato nel 1996, poi Udine, Pavia, Ferrara, Verona, Brescia, Mantova, oltre che stare da vice nell’Italia Under 20. Ecco, forte del tuo trentennale bagaglio, mi dici come viene vista Roseto degli Abruzzi, a livello cestistico, in giro? Perché è ovvio che per me sia il centro del mondo, ma io non faccio testo. In questi anni, e sono 20 che la conosci, come è stata vista ed è vista la nostra città, a livello di pallacanestro?
7.Sei un coach di riferimento in Serie A2, categoria in cui sei stato anche nominato miglior allenatore e a Roseto hai anche allenato la Serie A1 nel primo scorcio della stagione 2005/2006. Parlando oggi di queste due categorie che racchiudono le prime 36 squadre italiane: quali sono a tuo avviso le peculiarità necessarie per allenare nella prima divisione, in cui gli italiani sono la minoranza, e quali quelle invece per ben figurare nella seconda?
8.A Pavia, nel 2000/2001, collezionasti un grande Double, vincendo la Serie B1 e la Coppa Italia. Dopo un quarto di secolo hai riabbracciato una proposta di una società importante di A2 come Latina, che dopo una retrocessione e un inizio perfettibile, cerca rilancio. Somiglia questa B Nazionale alla B1 che in molti abbiamo amato di quei tempi?
9.Restiamo a quella squadra. Ti leggo pagina 286 di questa guida (Basket in tasca 2001, dedicato a Pavia). Un tuo ricordo di quella squadra...
10.A Udine hai vinto – proprio a Roseto, nel 2022 – la Coppa Italia di Serie A2 da Direttore Tecnico, con Matteo Boniciolli coach. Quando vinci un trofeo da dirigente, quali sono le differenze rispetto alla vittoria da coach?
11.Per finire, Alberto, uno sguardo alla pallacanestro del futuro con due suggestioni finali. Iniziamo dal basket della non posizionalità, delle point-forward alla Doncic e di come il basket si sta evolvendo senza più ruoli estremamente definiti o, almeno, con giocatori in grado di coprire almeno due ruoli. Questo, per caratteristiche fisiche, è uno sviluppo possibile soltanto in NBA ed Eurolega, viste le stazze dei giocatori, oppure qualcosa si può fare anche nelle divisioni nazionali italiane?
12.Sottofinale: basket e intelligenza artificiale, basket e rilevatori GPS delle performance ,basket e telecamere e sensori. Quanto il combinato disposto di queste cose andrà a modificare la pallacanestro così come la vediamo oggi? Ipotizzando un futuro distopico – in cui il paradosso sconfina nel parossismo – potrebbe finire con atleti allenati da algoritmi, che giocano partite arbitrate da algoritmi e raccontate da algoritmi... e quindi coach, arbitri e giornalisti espulsi dal circuito?
13.Ultima domanda: un ricordo del “dominante” DeAngelo Collins...
ROSETO.com
Roseto Basket Story
TUTTI GLI ARTICOLI
https://www.roseto.com/news.php?id_categoria=73&tipo=basket
|