Uno scritto di Mario Giunco, pubblicato su Koinè, che tratta dell’inestimabile valore di tanti beni culturali di proprietà dell’Amministrazione Comunale di Roseto degli Abruzzi, da anni purtroppo non consultabili né fruibili né ammirabili.
Roseto degli Abruzzi (TE)
Mercoledì, 26 Marzo 2025 - Ore 19:45
Il “Trattato delle lodi e della coltivazione degli olivi” è un’opera didascalica dell’umanista Piero Vettori (1499-1585), in cui si discutono le qualità alimentari delle varietà regionali delle piante, le tecniche di coltura, di raccolta e di spremitura, con disegni e illustrazioni. La prima edizione (Giunti, Firenze, 1569) è considerata una rarità bibliografica. Per dare un’idea, la seconda edizione del volume, meno rara (Giunti, Firenze, 1574), è quotata 1700,00 euro in una nota libreria antiquaria di Verona.
Al cardinale Giulio Mazzarino (Pescina, 1602 – Vincennes, 1661) è attribuito il “Breviarium politicorum”, una raccolta di massime, volta dal latino in italiano con il titolo “Epilogo de’ dogmi politici “, presso Giovanni Selliba, Colonia, 1698. L’indicazione del luogo di stampa è falsa, per evitare noie censorie, perché il libro apparve a Napoli. Anche per questo motivo il suo valore, bibliografico e documentario, è notevole.
Joseph Marie Audin-Rouvière (1764-1832), medico francese, pubblicò nel 1794 il manuale “Médecine sans médecin” (“Medicina senza medico”), destinato ad “alleviare le infermità, prevenire le malattie acute, curare le croniche, senza l’aiuto di una mano straniera”. La prima traduzione italiana, stampata nel 1827 a Perugia, nella tipografia Baduel, è più pregiata dell’originale. Gli editori italiani pubblicizzarono un rimedio specifico di Audin-Rouvière, l’“Essenza eterea balsamica”, una specie di toccasana universale, che, a un esame più attento, si rivelò un tonico purgativo. Una truffa in piena regola.
Siamo negli anni dell’”Elisir d’amore” di Gaetano Donizetti e del portentoso liquore che il dottor Dulcamara offre agli sprovveduti villici: “Benefattor degli uomini, / riparator di mali, / in pochi giorni io sgombero,/ io spazzo gli ospedali / e la salute a vendere / per tutto il mondo io vo. /Compratela, compratela , / per poco io ve la do”.
Questi libri e altri di non minore pregio e interesse, circa 1600, della famiglia Scialletti, sono dal 2009 proprietà del Comune di Roseto, insieme agli armadi e agli scaffali che li contenevano. Fino a dieci anni fa erano conservati in una sala della Villa, quella a sinistra sul piano rialzato. Su una parete si stagliava la riproduzione, in grandezza naturale, della prima carta geografica dell’Abruzzo, realizzata, fra il 1580 e il 1585, dal cartografo pontificio Ignazio Danti.
I libri più preziosi erano custoditi nei cassetti di un tavolo di legno massiccio, che si aprivano con un sistema particolare di incastri, quasi una combinazione, sconosciuta ai più, senza chiavi o altri aggeggi.
Nel 2015 il trasloco del materiale conservato nell’edificio avvenne in maniera frettolosa e incontrollata. A farne le spese sono stati i quadri dei Celommi, spostati dalla Civica raccolta d’arte e non più visibili. Poi i lasciti librari, elencati, all’ingresso, in una targa, che ormai ha poco senso. La biblioteca-archivio di Raffaele D’Ilario, il lascito di Mario Vecchioni, la biblioteca dell’Istituto dialettologico d’Abruzzo e Molise, la biblioteca dello spettacolo, finiscono, smembrati, nel primo piano dell’ex scuola elementare di Montepagano. Dove ancora restano scatole, parecchie non aperte, volumi e documenti in disordine e in armadi non protetti. E si spera che l’associazione sportiva, che di recente ha avuto in comodato d’uso quei locali, provveda a una sistemazione meno precaria e sommaria dell’esistente.
Ma la biblioteca Scialletti merita un discorso a sé. Ha un valore storico inestimabile, perché la famiglia, originaria della Croazia e stabilitasi a Cologna nella metà del XV secolo, ha espresso religiosi, scienziati, agronomi, letterati, giuristi, e un sindaco di Montepagano, Vincenzo.
La raccolta è attualmente “ricoverata” a Mosciano, in una idonea struttura, a pagamento. Come se a Roseto non fosse stato possibile reperire un locale – una sola stanza - in grado di offrire le stesse garanzie. Un “contenitore”, per quanto sicuro, non permette alcuna fruizione da parte dei cittadini, degli appassionati, dei giovani e degli studenti, che, se benedicono le penne nei giorni precedenti gli esami, dovrebbero essere lieti di accostarsi ad altri strumenti scrittori e a quei capolavori, che, con carta, inchiostri, torchi tipografici, gli uomini hanno realizzato, nel corso dei secoli, per tramandare la loro memoria. I libri, in una parola.
|