La gara (di quale sport?) raccontata da Jimmy La Guardia.
Teramo
Venerdì, 23 Marzo 2007 - Ore 21:30
Arriviamo alla Saint Gabriel Arena (o al GabrielDome, fate voi...) puntuali come le cazzate di Emilio Fede. I piccoli cestisti del Campli (canotta rossa) stanno rullando i pari età teramani e già il fatto che i Rossi stiano asfaltando gli avversari mi pare un segno premonitore.
Attendiamo la fine della mini partita e, in uno degli spogliatoi ci ritroviamo solo in 5, mentre il resto della truppa si ammassa come in un carro-bestiame nell’altro. Bene, penso io, staremo larghi. Macché! Marco Rapone scambia lo stanzone per la suite imperiale dello Sheraton e semina il suo armamentario da basket (mutandone ascellare, pancerissima del dott. Gibaud, canotta ricavata dalla bandiera sventolante sul balcone del Comune di Roseto trafugata nottetempo pare non se ne trovasse una che potesse contenere il suo esile girovita - e 114 chili di fasce elastiche, cavigliere, polsini e fascette tergisudore) su tutte le panche e gli attaccapanni possibili e immaginabili. Rapò, e tirete llà!!!!
Subito un problema: alla notizia che avrebbe giocato con i Rossi, John The Bomb ha una crisi e tenta la fuga. Viene riacciuffato al cimitero di Predappio, mentre in lacrime sulla tomba del Duce implora vanamente perdono per il tradimento. Si riesce a ricondurlo alla ragione solo dopo aver ricevuto solenne promessa di poter giocare con il burqa (rosso, ovviamente) per non farsi riconoscere...
Altri 45 minuti trascorrono per capire come funziona il tutore del Generale Lee. Arrivati a pagina 781 del manuale di istruzioni, Zuru legge testualmente: “Se siete arrivati a questa pagina, buttate pure quel caxxo di ginocchio marcio!”.
Claudio Batta, invitato dal Maggittone, sfoggia una maglietta con la scritta “Tutto Esaurito”. Grazie, ma lo sapevamo già, e la giornata ce ne ha dato ampia conferma.
Finalmente inizia la partita, ma di canestri neanche l’ombra: si decide allora di portare il conto con quello che si può. Rossi: 3 infarti e 1 crisi respiratoria. Scuri: 2 ictus, una caviglia in
tribuna e tre incisivi (colpa di una marcatura un po’ troppo personalizzata di Runner). Il più fresco è senz’altro coach Porzio che corre su e giù per il campo come un cammello ingrifato, non per partecipare al gioco ma, unico medico presente, per prestare soccorso ai primi casi di asfissia.
Al primo canestro segnato, A.A. si produce nel gesto di Jack Martinez portandosi l’indice alla gola nel segno dello sgozzamento. Seeeeee, replicano tutti. “Ma che avate capite? A m’ha finite lu fiate...” sibila il chietino con l’ultima scorta di ossigeno prima di stramazzare al suolo... Si riprende solo quando gli annunciano che il canestro è stato annullato per infrazione di doppio palleggio. A quel punto dà in escandescenze e viene trascinato fuori dal palazzetto dalle forze dell’ordine mentre ancora grida a squarciagola “Giudici
Comunisti! Toghe Rosse! Eia Eia Alalà! Duce a noi!”.
L’azione migliore della partita è di Meganoide. Penetrazione in terzo tempo e triplo carpiato rovesciato con doppio avvitamento (coefficente di difficoltà: 3,5). Canestro annullato per infrazione di passi, ma medaglia d’oro per i tuffi dal trampolino di 3 metri. Giorgio Cagnotto, presente in tribuna, applaude convinto. (L’instant replay non è ancora riuscito a chiarire la presunta infrazione a causa del frenetico mulinare delle gambe del losco figuro,
notoriamente affetto dal Ballo di San Vito. n.d.a.).
Immarcabile risulta John The Bomb; non per le sue doti cestistiche, sia chiaro, ma perché, una volta afferrato il pallone, molla calci e testate, pugni e gomitate a chiunque gli si pari dinanzi. A farne le spese è Teramanosempre il quale, raggiunto da un calcio dritto negli zebedei, si è immediatamente riciclato come voce solista nel coro di voci bianche. Potete ammirarlo esibirsi tutte le domeniche alla messa di mezzogiorno in Cattedrale con il nome d’arte di “Farinelli di
Villa Mosca”.
“Premio eleganza” a Central Park, che con la sua mise di organza, seta, tulle e chiffon color arancio, volteggia a tutto campo imponendosi come play maker. Alla diciottesima infrazione consecutiva di 8 secondi, il soggetto, soprannominato “Moviolone” viene spogliato dei gradi sul campo e retrocesso a semplice panchinaro.
La partita volge al termine e, data la chiara supremazia dei Rossi, gli Scuri sfoderano le armi della disperazione.
Prima arma della disperazione: viene deciso di buttare in campo Claudio Batta con l’intento di distrarre gli avversari recitando le sue battute. Ora, notoriamente le battute del presunto comico non hanno mai fatto ridere nessuno, quindi l’inutile proposito viene abbandonato dopo soli 8 secondi e Batta riguadagna mestamente la panchina. El Ciuminteros giura di averlo sentito urlare, rivolto ai suoi autori, le seguenti parole al cellulare “Ma se non ridono
nemmeno questi qui il cui Q.I. (no, non è una sua battuta!) è prossimo allo zero, io che caxxo vi pago a fare?”.
Seconda arma della disperazione: il play Marco Rapone chiama il fondamentale schema “pugno”. A quella chiamata, Runner viene immediatamente centrato da un jeb sinistro di John The Bomb, crollando a terra in un lago di sangue. Inutili i tentativi di spiegare a John che lo schema “pugno” non è “quello” schema pugno. Lui, imperterrito, continua a ripetere: “Nen me ne frache ninde! Chi mane pe’ pprime, mane ddò vodde!”.
Ormai la contesa ha la stessa dinamicità della partita a scacchi viventi di Marostica e, a risultato ormai acquisito, et e Jimmy La Guardia festeggiano la vittoria durante un cambio con uno spettacolare high di petto: 3 costole incrinate e una commozione cerebrale.
Ma ecco il colpo di scena! Mr. Brooklyn, integerrimo ed incorruttibile giudice di tavolo, laureatosi alla Scuola Giudici di Gara “Renato Squillante” di Roma, viene circuito dagli Scuri con la subdola promessa di un autografo di Claudio Batta (valore commerciale 1 euro e 35 centesimi...) e, nel tentativo di far recuperare lo svantaggio, allunga l’ultimo quarto fino a 78 minuti. Niente da fare! I Rossi prevalgono per 27 a 14 e c’è persino chi giura di aver visto il Marchese del Grillo infilare un paio di canestri salutando ogni marcatura con un “Perché io sò io e voi nun siete un caxxo!”.
In perfetto fair play di sapore rugbystico, John The Bomb e il generale Lee rendono l’onore delle armi agli sconfitti a suon di dito medio, gesti dell’ombrello, pernacchie e improperi vari... Gigantesca rissa finale al centro del campo con imprecisato numero di feriti e contusi.
“Che magnifica giornata di sport!” Queste, a distanza di 15 anni, le parole che ripete incessantemente Luca Maggitti per decrivere quell’evento, come conferma il personale dell’Ospedale Psichiatrico di Monterotondo, alle porte di Roma, nel quale il Maggittone si è
rinchiuso in soggiorno volontario da quel dì epico. Se volete ascoltare il racconto di quella domenica speciale direttamente dalla sua voce, l’orario visite è 10:00-12.00 e 17.00-19.00. Festivi esclusi.
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