Puntata 11 del 31 marzo 2011.
GRECIA. Atene.
Ciao a tutti.
Come sapientemente titolato da Luca, Valencia-Atene in meno di 48 ore e, come prevedevo, eccomi catapultato in un\'atmosfera completamente diversa.
Si inizia dal taxista, che caricate le mie valigie in auto mi dice: “Domani partita difficile eh?" e si finisce con il receptionist, che ormai ci conosce tutti frequentando quell’hotel da tempo immemore, che all’arrivo chiosa: "Non c\'è bisogno del passaporto, signor Lamonica, l\'aspettavamo!".
Ma come? Le designazioni non sono confidenziali? Ed invece sui molti dei 24 - e confermo 24 - quotidiani sportivi di questo Paese era apparsa la notizia con le designazioni, meglio dire con la mia designazione, visto che gli altri due colleghi ucraini venivano, così mi è stato riferito, appena nominati. Ma la cosa peggiore era che "la soffiata" riportava anche il fatto che la designazione era stata cambiata all\'ultimo momento, richiesta da qualcuno per tutelare la squadra ospite e mandando "il nemico Lamonica" a giustiziare i verdi locali…
È infatti acclarato, da questi parti, che quando vedono me vedono il diavolo, manco se indossassi un bel costume rosso Olympiacos. E tutto per una partita di 5 o 6 anni fa, in cui il Pana affrontò l\'Efes Pilsen e perse in casa in un periodo in cui, politicamente parlando, i rapporti tra Grecia e Turchia erano un tantino freddi. Dimenticandosi che, invece, dovrei essere considerato una specie di portafortuna per loro, visto che con me ad arbitrare hanno vinto una semifinale alle Final4 di Bologna 2002 ed in casa la Finale delle Final4 del 2007!
Ma questa è la vita di noi arbitri e per quella partita, seguita da tanto di show televisivi e DVD con errori arbitrali inviati alla sede dell\'Eurolega, tralasciando astutamente altrettanti errori commessi a spese della squadra turca, ancora oggi la gente mi indica come "il giustiziere dei verdi". Ricordo una frase pronunciata, da qualche dirigente locale, nei primi anni della mia carriera arbitrale da internazionale: "Mi raccomando, un arbitraggio 50% e 50%. 50% a nostro favore, 50% contro di loro".
Sapevo, dal momento in cui mi avevano informato della designazione, che avrei avuto una pressione fuori dal normale, che avrei dovuto restare calmo e non pensare a quello che era accaduto in quella partita o alla famosa partita dell\'anno scorso fra Partizan Belgrado e Barcellona, dove al termine della gara decidevo - contro regolamento - di consultare l\'istant replay, per valutare una ipotetica violazione sull\'ultimo tiro che avrebbe consentito al Barcellona di vincere, ed invece ebbi confermata l\'impressione avuta sul campo, dal vivo.
Decisione che mi è costata 2 turni di sospensione e forse anche le Final4 di Parigi, ma che mi ha permesso di essere in pace con la mia coscienza, di rimanere sereno e tranquillo in quei giorni di "pausa di riflessione" come li chiama qualcuno, che per un arbitro sono la cosa più importante del proprio lavoro, perchè permettono di ripartire con la tranquillità e la forza di chi sa di aver fatto la cosa giusta. Non per se stesso, ma per la pallacanestro. Aver preso una decisione contro le regole per far vincere chi meritava di vincere, costi quel che costi, anche una Final4 (il traguardo di una intera stagione a volte) credo sia il motivo per cui si possa sentirsi in pace con se stessi ed orgogliosi del proprio lavoro.
Così, dopo una veloce cena, decido di andare a dormire, visto che ero reduce da una levataccia ed un lungo viaggio. Ma la tensione, nonostante la notevole stanchezza, mi gioca un brutto scherzo, facendomi addormentare credo attorno all\'una di notte, dopo innumerevoli "aggiustamenti" alla ricerca della posizione migliore.
Al risveglio, già pronto con le scarpe e la divisa da jogging per la sgambatura mattutina, che da queste parti mi piace effettuare circumnavigando l\'Acropoli, che sovrasta con la sua presenza, l\'area dove siamo alloggiati in hotel, Atene mi riserva una brutta sorpresa: piove a dirotto e dal cielo, di uno scuro che più scuro si faticava a credere, nessuno spiraglio per un eventuale miglioramento a breve. Così, a malincuore per aver interrotto il sonno iniziato molto tardi la notte prima, torno a letto con la speranza di un\'oretta e mezza buona di sonno, senza però aver fatto i conti con quella tensione che ti attanaglia lo stomaco, le gambe e il cervello, il giorno delle partite difficili.
Niente! Non c\'è stato verso, troppa era l\'insofferenza a stare lì in camera a pensare e soprattutto, a ripensare, al passato. Così ho anticipato l\'orario della colazione.
Alle 9.30, come da regolamento non scritto, ma di uso consueto tra noi arbitri, gli altri due colleghi mi hanno raggiunto e abbiamo iniziato ad approcciare la partita della sera.
Non occorrono tante parole o tanti discorsi per capire che quella sarebbe stata una partita importante. D\'altra parte, per il Barcellona era una gara da "vita o morte": vincere o dire addio alle Final4, che per di più si giocheranno proprio in Catalogna e con il Barcellona campione in carica.
Non occorrono giri di parole per focalizzare l\'importanza del rimanere concentrati durante tutto l\'arco della gara, senza farsi influenzare dalle richieste degli allenatori, dei giocatori, dalle proteste dei tifosi e i miei due colleghi mi sono sembrati subito sintonizzati. Già a colazione abbiamo iniziato a parlare della partita, dei possibili pericoli, delle abitudini dei giocatori, delle nostre posizioni in campo e abbiamo deciso di passare il resto della mattina guardando il filmato di gara #3. E le immagini non facevano altro che confermare che sarebbe stata una partita "speciale".
Dopo la visione della partita ho fatto 2 passi sotto il Partendone - tra le strette viuzze della Plaka, cuore storico della vecchia Atene - per cercare di passare il tempo che mi separava dal pranzo, sgranchirmi un po’ le gambe e soprattutto non pensare alla partita, sfidando il cielo minaccioso e qualche goccia di pioggia che veniva giù da un cielo plumbeo. Insomma: un’oretta per svagare la mente. L\'area del Partenone era letteralmente invasa da comitive di anziani americani, che in questo periodo di bassa stagione popolano la capitale ellenica, con grande piacere dei venditori di souvenirs locali.
Alle 14 pranzo e subito dopo in camera, per cercare di riposare e iniziare a trovare la concentrazione per affrontare la partita. Ma di dormire non c\'è stato verso: chiuso il libro che mi accompagna nelle trasferte e riposto sul comodino, pronto a sprofondare nell\'imminente sonno, mi sono ritrovato puntualmente dopo 15 minuti con gli occhi ancora sbarrati, con le gambe pesanti, l\'impellente necessità di cambiare posizione. Insomma, un vero moto perpetuo. Niente di strano: mi era già capitato altre volte e spero mi capiterà in seguito molte altre volte. Vorrà dire, ancora, che sono alla vigilia di una partita importante, una di quelle che tutti vorrebbero essere chiamati a dirigere nel corso della propria carriera, una di quelle partite che non si possono sbagliare.
Così, soffrendo per il tempo che non passava mai, ho ripetuto il consueto pre-gara, preparando la borsa con la divisa, ricontrollando che ci fossero il fischietto e le scarpe… insomma, tutte quelle azioni che ormai sono diventate per me routine e che forse nascondono anche qualche segnale scaramantico.
Alle 19.45, appuntamento con Commissario e colleghi e via in taxi alla volta del complesso Olimpico, distante alcuni chilometri dal nostro hotel. La strada è intasata. Un po’ per la pioggia, ma molto credo anche dai tifosi che si recavano a vedere la partita. Il nostro taxista compie un numero spericolato ad alto tasso di furbizia, intercettando il bus del Barcellona – con la scorta della polizia a sirene spiegate – ed intrufolandosi in scia, evitando tutti i semafori e gli incroci e portandoci a destinazione in anticipo di circa mezz\'ora. Al cancello di ingresso alcuni tifosi erano in attesa, ma a differenza di quelli spagnoli di due giorni prima che ci avevano completamente ignorato, appena si sono resi conto che eravamo gli arbitri hanno iniziato ad urlare: "Lamonica..." e giù, credo, una valanga di insulti, che per fortuna - non conoscendo la lingua - mi sono sembrati un incitamento al mio lavoro...
Non ricordo se in uno stadio o in una arena una volta avevo visto uno striscione che diceva "Welcome into the Hell". Ecco, noi avevamo appena attraversato quella porta che qualcuno voleva che si trasformasse nel nostro inferno. L\'aria era davvero pesante, te ne accorgevi dagli sguardi, dai volti delle persone che si incrociavano nei corridoi, dai loro sorrisi forzatamente cordiali, dalla presenza di migliaia di tifosi sugli spalti più di un\'ora e mezza prima della partita. Tutto questo spero dia la sensazione di che ambiente abbiamo trovato, in questo impianto - l\'OAKA di Atene - uno dei più belli d\'Europa, ma a volte anche uno dei più inospitali ed ostici.
Ma niente può minimamente descrivere cosa si prova ad intravedere, dal tunnel che porta dagli spogliatoi al campo di gioco, quel muro umano fatto di 20.000 e passa tifosi che cantano, ballano, incitano la loro squadra e la pressione che senti sul petto, con il cuore che inizia a battere velocemente, sulle gambe, che improvvisamente diventano molli, in bocca, con la saliva che si "insabbia" letteralmente per la tensione. Mi è sembrato un dejavù: tornare a maggio 2007, alla Final4 e agli stessi colori, rumori, sensazioni di ormai 4 anni fa, come se il tempo si fosse fermato. Ed invece dovevamo arbitrare un\'altra partita, probabilmente sarebbe stata completamente diversa, ma noi, e lo vedevo anche negli occhi dei miei colleghi, eravamo pronti e volevamo iniziarla il prima possibile.
Ed è stata una grande partita, aiutati dai giocatori, dagli allenatori, dai componenti delle panchine, che hanno sempre accettato le nostre decisioni, lasciandoci lavorare serenamente, anche quando a loro giudizio avevamo sbagliato qualche chiamata. E questa tranquillità e stata a mio avviso la chiave affinché ci potessimo concentrare solo ed esclusivamente sul nostro lavoro, permettendoci di prendere tutte le decisioni con la massima serenità ed imparzialità. Sbagliando a volte, ma ricevendo la comprensione degli attori principali che, così facendo, ci hanno riconosciuto la difficoltà di un lavoro alcune volte molto più difficile di un tiro libero o un passaggio. E così, al termine della gara, sono passato - a detta del commentatore della TV - dall\'essere, all\'inizio della telecronaca, il "sicario" del designatore ad aver effettuato, in fase di commento finale, insieme ai miei 2 bravissimi colleghi con i quali ho condiviso questa esperienza, "uno dei migliori arbitraggi di sempre in questa Lega".
Come è facile far cambiare i giudizi alle persone soprattutto quando esse, invece che essere obiettive e disinteressate come dovrebbero, visto il ruolo che ricoprono, sono faziose, tifose e forse anche prezzolate.
Avrete certamente capito che è stato... un successo!
Negli spogliatoi eravamo veramente soddisfatti ed io lo ero maggiormente per uno dei mie 2 colleghi, Volodymir Drabvikosky, al suo ultimo anno di carriera e forse alla sua designazione più importante.
Lasciando gli spogliatoi, sul telefonino sono arrivate diversi sms di amici che avevano visto la partita ed uno di Rigas in particolare, con il quale si complimentava per il "tremendo lavoro svolto con una pressione cosi forte". Ma non era finita ancora. Nel taxi mentre tornavamo in hotel, ecco che squilla il telefono del Commissario. E’ Rigas, che prima parla con lui in greco, poi chiede di parlare con me. Quello che mi ha detto è stato molto personale tra di noi, non sarà mai, da parte mia, esternato, ma sicuramente nel "libro dei ricordi" avrà un posto speciale.
E adesso vorrei concludere questa puntata e forse l\'intera stagione di "viaggi che fanno il viaggio", complimentandomi con la Montepaschi Siena.
Anche se la loro impresa vuol dire sbattermi la porta in faccia per le Final4 di Barcellona, il risultato che hanno conseguito eliminando l\'Olympiacos e qualificandosi per le Final4 ha qualcosa di epico: mi ricorda Davide che "stende" Golia. Qualcosa di importante per tutta la pallacanestro italiana.
Arrivare alle Final4 è frutto di grande programmazione, sacrificio, lavoro. E Siena, proprio quest\'anno che tutti la davano indebolita, visto il rinnovamento avvenuto in estate, ha invece dimostrato a tutti che la pallacanestro è uno sport per persone argute, intuitive, intelligenti, dove contano i soldi – tanto – ma dove i soldi non sono tutto. Dove la passione, la motivazione, l\'abnegazione, portano a risultati insperati.
Spero che ci siano più persone pronte a copiare il modello Siena, che non è quello - come molti affermano - del budget più alto, (altrimenti l\'Olympiacos avrebbe già vinto come minimo 3 volte l’Eurolega!), ma è la forza di un progetto, di una idea.
E complimenti anche a Giustino Danesi, preparatore atletico della Montepaschi Siena, elemento di spicco della scuola abruzzese dei preparatori atletici, insieme a Claudio Mazzaufo del Teramo, anche lui ai massimi livelli internazionali con il saltatore Andrew Howe.
A Giustino, dicevo, i complimenti per essere, dopo Mancinelli e il sottoscritto, il terzo abruzzese alle Final Four di Eurolega.
Giustino… adesso ti aspetto per una ricca "tazza"!
A tutti un caro saluto ed un caro sorriso di “Pechino memoria”!
LA PARTITA
Panathinaikos 78
Barcellona 67
VIDEO
I tifosi del Panathinaikos all’OAKA di Atene nel 2006. Giusto per farsi un’idea.
VIDEO
I tifosi del Panathinaikos all’OAKA di Atene nel 2006 cantano Schizophrenia. Giusto per farsi un’idea.
ARCHIVIO > I viaggi precedenti.
Puntata 01 del 9 dicembre 2010. SPAGNA. Vitoria.
Puntata 02 del 16 dicembre 2010. BELGIO. Charleroi.
Puntata 03 del 30 dicembre 2010. SPAGNA. Las Palmas e Valencia.
Puntata 04 del 3 gennaio 2011. SPAGNA. Las Palmas (la ripetizione).
Puntata 05 del 19 gennaio 2011. LITUANIA. Vilnius.
Puntata 06 del 26 gennaio 2011. FRANCIA. Le Mans.
Puntata 07 del 02 febbraio 2011. TURCHIA. Istanbul.
Puntata 08 del 17 febbraio 2011. SPAGNA. Valencia.
Puntata 09 del 24 febbraio 2011. ISRAELE. Tel Aviv.
Puntata 10 del 28 marzo 2011. SPAGNA. Valencia.