E’ stato il padrone di casa nella presentazione della nuova coalizione di centrosinistra. Subito dopo la conferenza stampa che ha sancito l’inizio nuova fase della campagna elettorale di Teresa Ginoble, si è attaccato al telefono per tentare di organizzare eventi che scaldino la pancia di un Pd rosetano imbolsito da anni di potere.
“Dobbiamo avere il coraggio di dire che avremmo dovuto farlo prima”, ha ammesso nel comitato elettorale della candidata sindaco, e se non è un’offerta di scuse poco ci manca. E’ Robert Verrocchio il protagonista del cambiamento di rotta del Partito Democratico di Roseto. Nessuna smentita, ma solo qualche sorriso a mezza bocca quando si chiede ai maggiorenti del partito se per caso il segretario provinciale sia una sorta di commissario pro tempore per un Pd, chiamato in una settimana a ribaltare un risultato che in pochi si aspettavano.
Un terremoto, neanche troppo piccolo vista la posta in gioco e gli uomini in campo. “Dopo il primo turno c’era da chiedere scusa? Si doveva fare”, sbottava un dirigente del partito regionale venerdì, il giorno della svolta.
In mattinata, lo schiaffo di Montese arrivato a freddo, che ha colto di sorpresa un po’ tutti. In serata, la cena con tutti i candidati di quello che ormai si può definire il primo centrosinistra. “Bagno di umiltà”, sono state le parole di Peppino Di Luca ad alcuni dirigenti rosetani.
Sabato il cambio di rotta, quando i tavoli di trattativa con tutte le altre forze escluse dal ballottaggio sono diventate serrate e il telefono di Verrocchio rovente. A condurre in porto l’accordo con la Federazione della Sinistra, forse quello ritenuto più improbabile di tutti viste le fratture in gioco, proprio Verrocchio. E non è passato inosservato il ruolo defilato di Tommaso Ginoble. Due linee, due strategie. Quella ginobliana rivolta verso il centro dello schieramento politico, quella di Verrocchio verso la coalizione allargata. Due linee che già si erano scontrate settimane addietro, quando a Roseto si discuteva sugli schieramenti che si sarebbero scontrati al primo turno. La linea di Ginoble uscì vittoriosa, e nel Pd rosetano qualcuno già pensava a come riaggiustare gli equilibri della segreteria provinciale.
“Non si deve mai dare l’impressione che il potere sia nelle mani di quattro o cinque persone”, rifletteva un consigliere regionale ieri mattina a margine della conferenza stampa (nella quale è stata notata l’assenza dell’Api di Achille Frezza, molto nervoso col suo ex partito e impegnato in discussioni sulla possibile nascita a Roseto del Terzo Polo). Mal di pancia o forse qualcosa di più, con un dirigente regionale che si lamentava del fatto che il Pd potrebbe conquistare Lanciano ma perdere una roccaforte storica come Roseto, con tutti gli annessi e connessi.
Per adesso, si ragiona, uniti e compatti. I conti a dopo il ballottaggio.