Enrico Mattei. [Wikipedia]
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Un articolo di Mario Giunco, pubblicato su Koinè, che parla di un italiano che ha fatto la storia e che ha avuto sempre l’Abruzzo nel cuore.
Roseto degli Abruzzi (TE)
Sabato, 14 Settembre 2024 - Ore 17:00
Per “Piano Mattei” si intende un programma di cooperazione, promosso di recente dal Governo italiano, tra Stati europei e africani.
Ma chi era Enrico Mattei, da cui prende nome il progetto?
Nato ad Acqualagna (Pesaro) nel 1906, trascorre parte dell’infanzia e dell’adolescenza nella Marsica, a Civitella Roveto. Il padre aveva comandato la stazione dei carabinieri di Casalbordino. A Vasto frequenta la Regia Scuola Tecnica e si diploma ragioniere. Si trasferisce a Milano e svolge inizialmente la professione di agente di commercio.
Secondo Indro Montanelli “portato a compromissioni con il regime al potere, espressione di un capitalismo etico sviluppatosi nei salotti dell’Università Cattolica”, pragmatico fino alla spregiudicatezza, diviene uno dei principali artefici del miracolo italiano del dopoguerra.
Incaricato di liquidare l’Agip riorganizza l’azienda e fonda l’Eni nel 1953. Lo finanzia il vastese Raffaele Mattioli (1895-1973), presidente della Banca Commerciale Italiana. Dà impulso a nuove perforazioni petrolifere. Avvia la costruzione di una serie di gasdotti per il metano. Costruisce la più grande centrale europea, la terza al mondo.
Sotto la sua presidenza l’Eni negozia importanti concessioni petrolifere, in Medio Oriente, in Russia o dove capita. Mattei si preoccupa di combinare il matrimonio fra lo scià di Persia Reza Pahlavi, che ha ripudiato la moglie Soraya, con Maria Gabriella di Savoia, figlia di Umberto II. Sfida l’oligopolio delle “Sette Sorelle”, forte di un sistema mediatico abilissimo e di un quotidiano, “Il Giorno”, per amplificare il più modesto giacimento.
Ha sempre l’Abruzzo nel cuore.
A San Salvo l’Eni e l’Iri danno vita alla Siv (Società Italiana Vetro), utilizzando il metano rinvenuto a Cupello. Spera di liberare la regione dal suo isolamento, di affrancarla dall’antica povertà con il lavoro.
Temi che tornano nel discorso, pronunciato a Gagliano Castelferrato (Enna) il 26 ottobre 1962, il giorno prima della morte: “Anch’io ero povero e ho dovuto emigrare, perché il mio paese non mi dava lavoro. Sono andato al nord e adesso dal nord stiamo tornando al sud con tutta l’esperienza acquistata. Siamo arrivati a scoprire il metano anche a Gagliano: di questo ringraziamo il Signore Iddio, perché gli uomini possono stabilire con i loro mezzi se ci sono le condizioni favorevoli, ma è solo l’aiuto divino che può far arrivare gli uomini a dei successi”.
Aveva detto alla moglie che poteva non tornare dalla Sicilia.
L’aereo che lo riporta a casa esplode in volo e precipita nelle campagne di Bascapè (Pavia).
Muoiono, oltre a Mattei, il fido pilota Irnerio Bertuzzi e il giornalista di “Time-Life” William McHale. Perché l’interessamento della stampa d’oltre oceano?
Mattei avrebbe dovuto incontrare Kennedy. Forse avrebbe parlato dei due “poteri forti”, petrolieri e Cia, che non davano tregua al presidente americano.
L’ipotesi dell’attentato è esclusa dalle prime indagini dell’Aeronautica militare e dalla Procura di Pavia.
Solo nel 1997, con l’esame più approfondito dei reperti, si ammette che il velivolo era stato “dolosamente abbattuto”.
Nel cruscotto era stata posta una bomba di circa 150 grammi di tritolo, esplosa con l’accensione delle luci di atterraggio o con l’apertura del carrello. Già nel 1986 Amintore Fanfani aveva parlato di “abbattimento”, definendolo “il primo atto di terrorismo aereo in Italia”.
Molti i sospettati: la mafia; i Servizi Segreti (Sism); la Cia, che si sarebbe rivolta al braccio destro di Mattei, Eugenio Cefis, licenziato da lui per questo motivo e “premiato”, alla sua scomparsa, con la presidenza dell’Eni; l’Oas, una organizzazione clandestina francese che lottava contro gli indipendentisti algerini, con cui si stavano concludendo importanti accordi.
Il 3 luglio 1962 l’Algeria era divenuta indipendente.
L’Eni, alla fine del 1961, aveva messo in cantiere un docufilm di denuncia del colonialismo e dell’Oas, mai realizzato, dal titolo “Un dio nero un diavolo bianco”, il cui soggetto era del filosofo Jean-Paul Sartre.
E poi morti misteriose: il giornalista Mauro De Mauro, che fornisce al regista Francesco Rosi materiale per il suo film su Mattei; il prefetto di Palermo, Carlo Alberto Dalla Chiesa; il capo della Squadra Mobile, Boris Giuliano.
Pier Paolo Pasolini scrive un romanzo, “Petrolio”, che riguarda anche l’Eni. Il capitolo cruciale scompare, per ricomparire nelle mani del senatore Marcello Dell’Utri.
Mattei resta consegnato alla storia e alle leggende.
Aveva preso parte alla Resistenza, divenendo una figura di spicco della componente “bianca” del Clnai.
Era stato parlamentare per la Democrazia Cristiana. Ma diceva di considerare i partiti simili ai taxi: si faceva portare dove voleva e pagava la corsa.
Mario Giunco
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