I Mondiali di Istanbul, che ho avuto la fortuna di vedere dal vivo anche se limitatamente alla fase eliminatoria, sono stati l’ultima competizione Fiba giocata col vecchio regolamento. Ora si cambia, con l’entrata in vigore di cinque importanti novità destinate ad avere un impatto notevole sul gioco.
Vediamole in rapida sintesi.
Distanza del tiro da 3 punti
L’arco si allontana di mezzo metro, passando da 6,25 metri a 6,75 metri. La nuova distanza è una via di mezzo tra la linea rimasta in vigore per 26 anni e la distanza NBA, fissata a 7,25 metri.
Nuova forma dell’area
L’area dei 3 secondi non è più a forma di trapezio, ma diventa rettangolare.
Semicerchio “no charge area”
Vicino al canestro fa la sua comparsa un semicerchio, distante un metro e 25 centimetri dal ferro, all’interno del quale non esiste il fallo di sfondamento.
24 secondi
Nelle rimesse laterali e dal fondo in zona d’attacco, nei casi in cui il cronometro andava resettato (fallo della difesa o infrazione di piede), se mancano 14 o più secondi alla fine dei 24 il tabellone resta così com’è, se invece mancano 13 secondi o meno il tabellone va riportato a 14. Ci saranno quindi sempre almeno 14 secondi per gestire la rimessa.
Rimesse negli ultimi due minuti di gioco
Le rimesse dopo un canestro subito e conseguente time out non saranno più effettuate dalla linea di metà campo, ma nella metà campo offensiva, in corrispondenza di due apposite tacche disegnate sulla linea laterale di fronte alle panchine.
Proviamo ora a prevedere le conseguenze delle nuove regole sul gioco, senza nessuna pretesa di fare un’analisi completa. Un’idea definitiva la si potrà avere solo dopo molte partite, a stagione inoltrata. Quindi mi prendo il rischio di essere clamorosamente smentito dai fatti.
L’arretramento della linea dei 3 punti è certamente la novità più affascinante. Ricordo che nel 1984, quando fu introdotto il tiro da tre con distanza a 6 metri e 25, i commenti furono pressoché unanimi: non ha senso, è troppo vicino, da quella distanza segnano tutti. Aldo Giordani su Superbasket lo chiamava “arco muliebre”, per dire che i 6,25 potevano andar bene nel campionato femminile.
Oggi portare la linea mezzo metro più dietro, almeno a una prima analisi, suona come un riequilibrio della situazione. Per 26 anni, l’arco così vicino ha in parte snaturato il gioco. Quasi tutti sono stati in grado di tirare da 3, molte partite sono state letteralmente decise dal tiro da tre punti.
Ora invece che succederà? I tiratori veri non faranno nessuna fatica ad adattarsi: molti di loro tiravano già abbondantemente dietro l’arco. Ma quelli che segnavano “so and so”, chi faceva canestro occasionalmente, i giocatori che negli scout report venivano descritti con la classica frase “talvolta può segnare da 3, ma non è uno specialista”, fatalmente vedranno le loro percentuali abbassarsi.
Conseguenze tecniche: in attacco dovrebbe esserci più equilibrio tra gioco esterno e gioco interno, nel senso che le squadre punteranno meno sul tiro pesante e proveranno di più ad attaccare dentro l’area, magari mettendo la palla in post basso (che è più vicino, vedi paragrafo successivo) o correndo di più in contropiede. Tornerà in auge l’arresto e tiro da due, fondamentale efficacissimo per chiudere l’uno contro uno.
Quanto al pick & roll, se sarà giocato a cavallo della linea com’è accaduto finora, è facile ipotizzare scelte difensive meno aggressive: meno giocatori in grado di tirare da 3 dietro al blocco uguale meno aiuti esasperati del difensore del bloccante. Soprattutto in serie B e C, contro esterni poco pericolosi al tiro, molte squadre preferiranno fare contenimento, o addirittura passare dietro, anziché avventurarsi in coreografici ma inutili “show and recover” col rischio di innescare rischiose rotazioni difensive.
Ogni quintetto avrà sicuramente uno specialista del tiro da 3, forse due, ma difficilmente tre. Quindi sarà più semplice “battezzare” quelli che segnano meno. Contro le penetrazioni si potrà scegliere di aiutare con maggior convinzione, sapendo che l’eventualità di concedere tiri piedi a terra sugli scarichi sarà meno rischiosa rispetto al passato. Le difese a zona potrebbero “pagare” ancor più di quanto non sia successo finora. Ma anche difendendo a uomo, la tendenza potrebbe essere quella di chiudersi e congestionare l’area.
L’area rettangolare anziché a forma di trapezio, oltre a rendere il campo più simile ai parquet NBA, avvicina un po’ al canestro la posizione di post basso. La novità può avere un certo impatto, soprattutto perché chi gioca uno contro uno spalle a canestro avrà quasi 50 preziosi centimetri di vantaggio rispetto a prima. Crescerà l’importanza dei giocatori di post basso (siano essi lunghi o esterni), che avranno più spazio per prendere posizione e meno distanza dal canestro per attaccare.
Riguardo agli aiuti e agli eventuali raddoppi in quella zona di campo, invece, prevedo differenze a seconda delle categorie. A livelli alti aiuti e raddoppi andranno portati con più parsimonia, perché con l’arco dei 3 punti più lontano la maggiore difficoltà nel recuperare sul perimetro esporrebbe a “bombardamenti” dei tiratori da tre. Man mano che si scende di categoria, con meno giocatori in grado di colpire da 3 punti, raddoppiare in post basso sarà più vantaggioso.
Quindi, paradossalmente, nelle minori le nuove regole anziché “aprire” l’area potrebbero congestionarla.
Il semicerchio “no-sfondamento” non è una novità assoluta al di qua dell’Atlantico, perché in Eurolega c’era già. L’obiettivo è chiaro: abolire lo sfondamento nel raggio di un metro e 25 dal canestro dovrebbe aumentare la spettacolarità del gioco, ad esempio favorire le schiacciate, dare un vantaggio a chi attacca il canestro arrivando in contropiede, evitare che una penetrazione fino al ferro chiusa con un lay-up o con uno scarico venga vanificata perché - come spesso accade - l’attaccante frana addosso al difensore.
Il problema principale sarà per gli arbitri, chiamati a valutare se il contatto è effettivamente avvenuto all’interno del semicerchio.
Il reset dei 24 secondi così come è stato concepito segue una vecchia logica che accompagna da anni le modifiche al regolamento e alle formule dei campionati: complicare le cose anziché semplificarle, in modo da confondere il più possibile le idee a chi guarda le partite. Sotto questo aspetto, il basket è lo sport più masochista che c’è.
Nei casi di fallo della difesa o di infrazione di piede, cioè quando il cronometro andava riportato a 24 secondi, chi attacca avrà invece un determinato numero di secondi, comunque non inferiore a 14, per fare la rimessa. L’obiettivo di questa regola? Boh.
La rimessa laterale negli ultimi due minuti è studiata per favorire gli attacchi. Prima succedeva questo: chiamo time-out, subisco canestro, la rimessa successiva al time out anziché da fondo campo avviene dalla linea centrale. Chiaro vantaggio per chi ha la palla: sia se è sotto nel punteggio e deve rimontare, sia se è avanti e deve attaccare un pressing, in ogni caso guadagna metà campo. Fino a ieri. Oggi invece guadagna addirittura tre quarti di campo, visto che la rimessa non si fa più dalla linea centrale ma dalla nuova tacca, segnata in corrispondenza dell’arco dei 3 punti.
Negli ultimi due minuti scompariranno dunque molte situazioni di pressing sulle rimesse da metà campo.
Ad analisi terminata, senza nessuna pretesa – ripeto - di essere stato esaustivo, sono pronto ad essere smentito punto per punto da quello che effettivamente succederà in campo.
Buon campionato a tutti!