La telefonata della coppia Michele&Daniele arriva puntuale: "Neven è al Liberty, se ti va di salutarlo".
Bicicletta e via, in faccia alla caldazza, per anticipare di un giorno l’abbraccio.
Neven Spahija se ne sta attovagliato con i soci del Roseto più forte di sempre (Serie A 2004/2005) ed ha la solita cordialità nel saluto. Ci scappa anche la battuta sulla t-shirt del CSKA regalatami da Ettore (Messina @ CSKA 1.0, non 2.0) e poi si passa subito ai saluti e alla partita. Una chiacchiera veloce, che però diventa subito intervista interessante visto il lignaggio dell’intervistato. Eccola.
Neven, ti vedo in gran forma. Sei arrivato addirittura in anticipo…
«Ho colto al volo l’invito dei tifosi per organizzarmi qualche giorno. Roseto è Roseto e sai che ci sto benissimo. Piuttosto dimmi, spiegami bene cosa è questa partita di domani…».
E’ una partita per aiutare le popolazioni emiliane colpite dal terremoto. L’hanno organizzata i tifosi che mi hanno chiamato a condurla. L’ingresso è a offerta e daranno l’incasso a degli oncologi che curano a domicilio le persone terremotate malate di cancro…
«Questo è molto buono. Complimenti ai tifosi. Allora domani dobbiamo essere in tanti e darci da fare».
Per una volta, caro Neven, chi vince non importa. E’ Roseto contro Roseto… però hai ragione, speriamo domani sera vengano in tanti, perché c’è bisogno di far ripartire i medici che verranno ad assistere alla partita con un sorriso e con il massimo del sostegno… e quindi dei soldi!
«Sono già qui i medici?».
Sono a L’Aquila, oggi. Giampiero Porzio, medico oncologo che tanti anni fa per un anno ha anche fatto il tuo lavoro e che domani sera ti presenterò, li ha ospitati per far loro conoscere le attività di L’Aquila per la Vita.
«Bene, bravi, bravi tutti davvero…».
Neven, ma di queste cose così importanti parleremo domani sera. Adesso sei qui, a Roseto, in Italia, come faccio a non chiederti qualcosa sul coach che ha preso il tuo posto?
«Cosa vuoi sapere di Simone Pianigiani…».
Più che altro sono curioso di sapere cosa dovrà fare, secondo te, per partire con il piede giusto al Fenerbahce…
«Dimenticare i suoi anni a Siena. Lui è un coach giovane e bravo, quindi non avrà problemi a dimenticare i suoi Scudetti. Istanbul non è Siena ed è giusto che lui sappia che tutto quello che ha vissuto, finora, nella sua carriera è diverso da quel che lo aspetta in Turchia, dove allenerà una squadra che ha 20 milioni di tifosi e un’arena da NBA».
Che ambiente troverà al “Fener”? Coach Ettore Messina mi disse che per Simone sarà importante capire in fretta in che mondo è capitato e quali persone, fra quelle che lo circondano, siano in grado di aiutarlo avendo l’onestà di dirgli le cose che non vanno bene. Tu cosa mi dici?
«Quello di Ettore è un consiglio saggio. Io posso dirti che in Fenerbahce tutti sono molto vicini alla squadra e aiutano. Simone troverà, secondo me, le migliori condizioni di lavoro. Ma, ripeto, dovrà capire in fretta che tutto quello che ha vissuto fino al giorno prima di iniziare è un’altra cosa rispetto a quello che lo aspetta».
Tu hai vinto subito al “Fener” e non oso immaginare le feste di una polisportiva, fondata nel 1907, di cui era tifoso anche il padre della patria e fondatore della Repubblica Turca, Mustafa Kemal Ataturk. Poi la scorsa stagione non hai rivinto e non ti hanno confermato. E adesso? Quali sono i tuoi programmi?
«Il primo anno abbiamo subito vinto e posso dirti che abbiamo davvero fatto vedere la pallacanestro più bella. Ma non sempre si può vincere ed eccomi qui, comunque onorato di aver lavorato in una società come il Fenerbahce, che è davvero il massimo sotto tanti punti di vista».
Tu sei un “imperatore” a livello europeo, nessuno ha vinto titoli nazionali come te. Prima di venire a Roseto avevi già vinto in Slovenia e Croazia e dopo Roseto hai vinto campionati e coppe in Lituania, Paesi baltici (Lega Baltica), Spagna, Israele, Turchia. Come fa un “numero uno assoluto” come te a stare a spasso?
«Non c’è problema. Adesso aspetto».
Torneresti ad allenare una squadra, magari molto forte e ricca, solo per competizioni nazionali?
«No, voglio una squadra che giochi nel suo campionato e in Eurolega o in Eurocup».
Grazie Neven, a domani sera.
«A domani sera. Spero di vedere tanti tifosi, perché c’è bisogno di loro per fare una bella serata».
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