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Così mi sono trasferito a Manaus, il cittadine nel cuore dell’Amazzonia. Dove, tra l’altro, fattore non secondario, i charter degli italiani più volgari del mondo faticavano ancora ad atterrare, mentre Natal, invece, mi stava già diventando una succursale di Castelvolturno e di Belluria Igea Marina.
Però ci ho messo poco, venendo a Manaus, a capire un fatto sempliciotto: che volevo complicarmi la vita.
Qui, gli uomini convivono patriarcali e democratici con gli scarafaggi. Enormi e puzzolenti. Sembrano cani patinati. Neri lucidi come la palla numero otto del biliardo. Inquietanti nella loro programmatica assenza di latrati, gli scarafaggi. Attraversano i marciapiedi guardando prima a destra e poi a sinistra per evitare di finire sotto le macchine. Sono operosi e hanno fretta. Schizzano in tutti i quartieri con una velocità olimpionica e non ti abitui mai alla loro presenza.
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L’altro orpello che intralcia ininterrottamente a Manaus è l’umidità.
Se parlate ad un locale della parola venticello questo vi guarda come in una fiaba senza finale. Vi prende per ET-telefono-casa. Non capisce. Non è mai esistito, neanche casualmente, il soffio d’aria a Manaus, circondata com’è da miliardi di alberi dell’Amazzonia alti trenta trentacinque metri. L’ossigeno è come sospeso in una pozzanghera vecchia. Galleggia immobile e finisci per respirare quello di miliardi di anni fa, sempre lo stesso. Inali la roba dei dinosauri e dei licheni. Esiste solo l’umidità, gli scarafaggi e le donne più belle del pianeta. Nel passato, orde di tedeschi in cerca di caucciù hanno cercato anche le brasiliane dando loro figlie mulatte con gli occhi azzurri. Queste sono oggi le donne di Manaus. Il più grande spettacolo meticcio del mondo. Ma solo lo sprovveduto ingenuo potrebbe pensare che si tratti di una gioia, di un sollievo, di una ricompensa a una vita affollata solo di scarafaggi e calore appiccicoso. Non è così. Perché queste divinità umane non le puoi guardare per più di tre secondi che subito interpreti te stesso come un complesso d’inferiorità che deambula. A tonnellate, vagano incoscienti della loro bellezza in mezzo alla città. Uno spettacolo di successo di Broadway che si produce per ventiquattr’ore di seguito. Perché anche a notte fonda le trovi in giro, dal momento che l’umidità e gli scarafaggi non le fanno dormire. Se il concetto di perfezione esiste, ecco quello ha trovato la sua camera d’albergo proprio qua, in mezzo alle donne di Manaus. Sepolte vive in mezzo a una natura fatiscente e invalicabile. Ti tolgono il respiro per sempre, producendo un tale carico di bellezza da inibire i desiderio. Una bellezza di tale, inaudita potenza da paralizzarti. Nessuno desidera scopare con la Venere del Cranach. La guardi e basta, senza credere che sia potuto accadere veramente. È lo stesso con queste creature. Le guardi e basta. E quando ti lasciano capire che c’è spazio per accedere a loro, tu non sei pronto. Perché vuoi solo continuare a guardare. Non si violentano le opere d’arte, non s’infila il cazzo dentro i dipinti di Caravaggio. No, questo non si fa. Non si tocca la perfezione, mai.
HANNO TUTTI RAGIONE
Paolo Sorrentino
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