La Costa Rica è uno stato centroamericano che conta circa 4,3 milioni di abitanti. E con una popolazione così esigua, la percentuale di quelli bravi a giocare a calcio deve essere eccezionale, visto che la Nazionale partecipa al Mondiale e batte pure i 4 volte Campioni del Mondo dell’Italia.
La Costa Rica sta al calcio come la Lituania sta al basket. Infatti, la repubblica baltica di circa 3,6 milioni di abitanti è capace di vincere medaglie nella pallacanestro (penso all’Oro degli Europei 1993 e all’Argento del 2013), visto che la disciplina è il primo sport nazionale.
Ma torniamo al Costa Rica per guardare allo sponsor tecnico, che è italiano. Si tratta del marchio “lotto”. Una griffe che è anche una dichiarazione di intenti. Già, perché quelli del Costa Rica hanno lottato davvero, ben organizzati e in grado di uccellare con relativa facilità i più prosaici e ampollosi Azzurri.
Il marchio “lotto” è italiano, nato nel 1973 per merito della famiglia Caberlotto. Una famiglia in grado di usare il proprio cognome per due marchi diventati famosi nello sport: “Caber” e “lotto”.
Giocare con nomi e cognomi per creare marchi famosi non è una novità nel mondo dello sport. Un esempio? Il tedesco Adolf “Adi” Dassler utilizzò il suo soprannome e le prime tre lettere del cognome, per creare il marchio “Adidas”. Suo fratello, Rudolf, non amava questi giochini e chiamò la sua azienda “Puma” (attuale sponsor tecnico dell’Italia).
Ricordo – anche se confusamente – una intervista al Signor Caberlotto, credo in un programma Rai di Santoro, diversi anni fa. Sedeva in una cucina spartana, dentro un appartamento normale. Mi colpi l’essenzialità di quell’imprenditore del Nord Est, che allora era la locomotiva d’Italia. Ci ho ripensato oggi al Signor Caberlotto: uomo pratico, senza fronzoli, abituato a lavorare senza fare il fenomeno, mentre guardavo i tatuatissimi e trendyssimi Azzurri prenderle da gente molto meno abituata al gossip e alle stronzate di contorno. E che per questo non ci ha messo molto ad andare al sodo contro l’Italia.
Insomma: guardavo il Costa Rica del 2014 e ripensavo all’Italia che aveva voglia di lottare, non ancora imborghesita, impersonata da Caberlotto.
L’azienda “lotto” – che dopo la morte del fondatore Caberlotto, alla fine degli Anni ’90, è stata rilevata da una cordata di imprenditori capeggiata da Andrea Tomat, attuale presidente dell’azienda – ha sponsorizzato il Costa Rica per i Mondiali del Brasile, rinnovando un abbinamento 24 anni dopo i Mondiali di Italia 1990. Allora andò bene alla nazionale centroamericana, visto che superò il turno di qualificazione, approdando agli ottavi di finale.
“lotto” è poi anche lo sponsor tecnico del San Lorenzo de Almagro, la squadra di calcio argentina per la quale tifa Papa Francesco, oltre che di una serie di nazionali di calcio minori ma particolari, come Panama, Siria, Samoa, Birmania (Myanmar), Kiribati.
Insomma, l’Italia voleva fare il “Puma”, ma non ha graffiato affatto, mentre il Costa Rica ha messo in pratica la scritta che portava in petto (in italiano, per giunta): lotto!