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Uomini di Basket
PHIL MELILLO: ‘NESSUNA POLEMICA SUL RECENTE PASSATO, ROSETO RIPARTA DAI TIFOSI’.
Serie A 2002/2003. Roseto espugna Roma. La gioia di coach Phil Melillo.
[Ciamillo&Castoria]


Serie A 2002/2003. Coach Phil Melillo.
[Ciamillo&Castoria]


Serie A 2000/2001. Roseto espugna Roma. Coach Phil Melillo e il suo cannoniere Mario Boni.
[Ciamillo&Castoria]


Intervista al coach che portò il Roseto in Serie A, che parla di Ford, Boni, Moretti, Chieti e di come ripartire a Roseto.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Martedì, 15 Luglio 2014 - Ore 09:15

Coach Phil Melillo si sveglia da sempre all’alba. Da qualche anno lo fa anche per aprire la sua edicola, al centro di Roseto. Per uno abituato a stare sui giornali, venderli non è un problema.
 
62 anni, fisico da trentenne in perfetta forma, ex play-cannoniere in campo dal 1976 al 1986, poi allenatore vincendo la Supercoppa Italiana a Verona nel 1996 e arrivando in Eurolega con Pesaro.
 
Nel Lido delle Rose, però, Melillo è soprattutto il coach che ha portato il Roseto in Serie A per la prima volta nella storia, nel 2000. Tre esperienze rosetane (1998-2001 e 2002-2003 in A, 2012-2013 fra Serie B e A2 Silver), l’ultima delle quali interrotta con un esonero, lo scorso 18 novembre 2013, dopo 4 vittorie e 4 sconfitte.
 
Phil rompe il silenzio dopo 236 giorni, a quasi 8 mesi da quel lunedì che, si vede, gli ha lasciato una ferita dentro.
 
Se gli si fa notare che, prima dell’esonero, aveva battuto in casa sia Mantova sia Casalpusterlengo, le finaliste playoff, Melillo chiosa: «Quando mi hanno mandato via il Roseto aveva 8 punti, Agrigento ne aveva 6. Poi i siciliani hanno stravinto il campionato, salendo direttamente».
 
Non vuole polemiche l’oriundo di Newark, che pesa le parole e snobba i pettegolezzi, così come ha sempre fatto in carriera: «Non ho parlato per otto mesi di ciò che è stato e non ho intenzione di farlo adesso. Quel che penso lo terrò dentro di me».
 
Evitata la polemica, lo sguardo va agli indimenticabili anni di Serie A, quando era “il Sindaco” e scelse di vivere a Roseto. Il più bel ricordo? «Troppi! Ogni stagione una soddisfazione. E allora dico che il ricordo più bello è quello che è stata la costante in tutti quegli anni: il pubblico. Il palazzetto sempre pieno, sia che lottassimo per salvarci sia per vincere il campionato».
 
Parlando di giocatori, invece, la carrellata di ricordi non può che iniziare dal compianto Alphonso Ford: «Il migliore che io abbia mai allenato. Non perché era una macchina da canestri, ma perché coinvolgeva la squadra ed era generoso sia dentro che fuori dal campo».
 
Da un cannoniere all’altro, per commentare la carriera infinita di Mario Boni: «La cosa che più ricordo di lui erano gli occhi da guerriero. Puntava il suo diretto avversario e sembrava dirgli: “Mi marchi tu? Ma io ti mangio vivo!”. E poi era un animale da allenamento, sempre scrupolosissimo. Ecco perché ancora gioca, a 51 anni».
 
Un altro giocatore allenato da Melillo a Roseto è invece diventato coach, arrivando al titolo di allenatore dell’anno in Serie A: Paolo Moretti. Melillo non ha dubbi: «Se avessi dovuto scegliere un giocatore che avrebbe fatto il coach, nel mio Roseto che vinse il campionato di A2, avrei detto lui, perché era intelligentissimo in campo e aveva piena padronanza sia tecnica che tattica. E poi, secondo me, ha anche un grande carisma».
 
E siamo ad oggi, con uno sguardo alle abruzzesi di Silver. Si inizia dal Chieti: «Con Monaldi e Ancellotti ha fatto due acquisti straordinari, perché sono entrambi giocatori pronti a fare il salto di categoria. Ancellotti, poi, ha già maturato esperienze in giro».
 
Dai teatini al Roseto, che finora ha soltanto l’allenatore: Tony Trullo. Per Phil il punto di partenza è sempre la gente: «Roseto ha il miglior pubblico della Silver, perciò bisogna ripartire dai tifosi. Poi ci vogliono tranquillità e costanza, oltre a una immediata dichiarazione dell’obiettivo da parte della Società. Se bisogna salvarsi all’ultima giornata e far giocare i giovani, basta dirlo ai tifosi che saranno, a mio avviso, ancor più calorosi».
 
Infine, uno sguardo al futuro: «Sono un coach veterano in un basket in crisi economica, perciò comprendo le difficoltà del movimento. Però allenare è il mio lavoro e amo farlo, quindi aspetto un’opportunità per rimettermi in gioco».
 
Articolo pubblicato su IL MESSAGGERO Abruzzo, lunedì 14 luglio 2014.
 
Luca Maggitti
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