Non so voi, ma per me la medicina migliore per lenire i mali dell'anima è sempre e solo quella di viaggiare. Intendo perdersi in spazi enormi, dove nessuno conosci e nessuno ti conosce, per viaggiare con la fantasia e l'immaginazione che trascinano poi, dietro a loro, anche il corpo.
Quale posto migliore degli Stati Uniti? Si ok, io sono fissato, ma come ripeto spesso a chi mi chiede se non mi stanca il ritornare sempre in America, rispondo che è un Paese talmente grande e variegato che ti permette di vedere posti nuovi senza tornare dove già sei stato; mare, montagna, campagna, città, quello che vuoi li lo trovi ed io lo trovo sempre...
Questo viaggio risale a due estati fa, ma è uno di quei viaggi che rimarranno nei più bei ricordi. Sempre col fidato amico Macho, mio compagno anche in quel di Cleveland qualche anno prima, si decide di partire in quattro e quattr’otto. Destinazione: “Sin City”, al secolo Las Vegas e Los Angeles.
Partiamo da Milano alla volta di Londra, carichi come delle molle. Da lì un diretto per il Nevada: quasi undici ore di viaggio ci fiaccano leggermente, ma l'atterraggio a Las Vegas passando praticamente di fianco alla Strip tra luci e colori che lacerano il buio del deserto è qualcosa da vivere.
Svolte le pratiche burocratiche della frontiera ci sistemiamo in hotel al Luxor, immaginifica piramide di cristallo nero, dove tutto è in stile "antico Egitto" (e il cristallo nero che c'entra?).
Per due giorni siamo nella centrifuga più grande che esista, la città che non conosce orari e limiti alcuni e che obiettivamente stanca presto.
Noleggiamo un bel SUV e partiamo alla volta di L.A., California: ci aspettano almeno cinque, sei ore di viaggio, ma l'adrenalina riempirebbe anche il serbatoio dell'auto. Ecco gli spazi immensi e desolati che cercavo: la Death Valley è la cornice del viaggio per buona parte del tempo, con le sue rocce rosse, i rari cespugli e le isolate stazioni di servizio. Errore grave è stato quello di scendere dall'auto senza un tempo per acclimatarsi al caldo infernale, e credo che 53 gradi Celsius lo fossero abbondantemente.
Dopo parecchie miglia spese a cantare le canzoni rock che passavano le stazioni radio iniziamo a vedere qualcosa, i primi cartelli che ci dicono essere in zona L.A.
La nostra meta finale era Venice Beach, culla del fenomeno hippy negli anni a cavallo fra i '60 ed i '70. Bel pomeriggio in riva all'Oceano con la musica di Doors, Eagles e Janis Joplin a farci compagnia e poi via a casa di GC che gentilmente ci ospita. GC altri non è che GianCarlo Marcaccini, mio ex compagno nella Virtus Roma.
Rivederlo dopo anni è uno shock: sembrava il clone del "grande Lebowsky" dei fratelli Coen, convertitosi al Buddhismo e diventato vegetariano.
Grande GC sei sempre stato un "outstanding" e se sei felice tu lo siamo tutti...
Stiamo su fino a tardi a chiacchierare dei tempi andati, di quello che è oggi e poi crolliamo di botto.
I giorni seguenti sono come vivere in un film, tra le passeggiate e Beverly Hills ed Hollywood, le corse all'alba sulla spiaggia a Manatthan Beach ed i vari tentativi, tutti falliti, di surfare sulle onde dell'Oceano, i pomeriggi a Santa Monica e le serate a Marina del Rey. Grazie GC, sei stato splendido ma ora noi dobbiamo tornare a Las Vegas. Giuro che a Los Angeles ci torno presto.
Una cupola luminosa in lontananza ci avverte che Las Vegas è vicina, infatti in men che non si dica siamo stesi sul letto queen size del Flamingo. Cena e a letto, cotti come delle pere.
L'appuntamento del mattino dopo è ad uno dei mille golf club, con il mio grande amico Vincenzino Esposito, "il Diablo", che qui vicino, ad Henderson, ha una casa da molti anni.
Quando la calura diventa insopportabile, molliamo i ferri ed andiamo a pranzo e poi via, un bel pomeriggio a vedere partite della Summer League NBA al campo di UNLV. Vedere tutti assieme giocatori, allenatori, ed addetti ai lavori vari provenienti da ogni parte del mondo è alquanto singolare.
Stremati da una giornata infinita, concludiamo a casa di Enzo con una cenetta veloce ed una birretta gelida immersi in piscina: la semplicità e bontà d'animo del Diablo è ciò che bisognerebbe conoscere prima di giudicarlo.
Il giorno dopo, sempre scortati da Vincenzo ci diamo allo shopping, di nuovo partite e cena in una pizzeria napoletana (what else?) in compagnia di Marco Calvani, Menetti, Frosini e Marco Valenza.
La mattina successiva è per noi quella della partenza, momento sempre difficile da accettare. Il viaggio è infinito, lo stato d'animo non aiuta. Scorro le foto fatte durante la vacanza, come per lenire il dolore del distacco da questa terra che adoro, sogno, e che non mi basta mai.
Se è vero che esiste il mal d'Africa è altresì vero che io soffro di mal d'America e l'unico modo per guarire un poco e tornarci il prima possibile, alla ricerca di quegli spazi desolati che tanto mi fanno stare bene.
ROSETO.com
Il Viaggiatore Cristiano [Cristiano Masper]
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