Da marzo ad agosto 2013, ROSETO.com ebbe il privilegio e il piacere di fare 14 “Dialoghi sulla Via della Seta” con Matteo Boniciolli, all’epoca coach dell’Astana e del Kazakistan ai Campionati Asiatici.
Dopo meno di 2 anni, riprendiamo con gioia la rubrica, passando dalla Via della Seta alla Via Emilia, visto che Matteo nel frattempo è tornato ad allenare la Fortitudo Bologna, entrando in corsa e svoltando la stagione, culminata con la promozione in Serie A2.
Ecco la nostra intervista al coach.
Matteo, dalla Via della Seta alla Via Emilia, passando per il tuo Est (e non il gucciniano West), per riportare l'Aquila in una serie più consona al suo rango. Cosa porti in più nello zaino del viaggiatore, rispetto a quando partisti?
«Nel viaggio ho sorpassato i 50 anni. Quindi quattro anni in più con tutto ciò che ne consegue: la pazienza, il gusto e capacità di ascoltare gli altri».
Il tuo arrivo alla Effe è stato un benefico scossone, in termini di risultati. Cos'hai portato nella testa dei giocatori e nel lavoro quotidiano della squadra?
«Cito quello che hanno pubblicamente dichiarato tutti i giocatori durante questi tre mesi, perché non mi sembra corretto parlare di me stesso: intensità, durezza, concentrazione».
Quanto hanno inciso i rinforzi e secondo quali caratteristiche li hai scelti?
«I rinforzi, Marco Carraretto e Nazareno Italiano, hanno inciso moltissimo nella costruzione di questo successo. I meriti non sono miei, ma di Luca Corbelli che li ha individuati e proposti e della Società che ha fatto questo ulteriore sforzo. Io ho lavorato sul roster che ho trovato senza cambiare nulla, se non dare fiducia a Leonardo Candi che non era nei 10 e a Giovanni Lenti, quando abbiamo avuto problemi di infortuni con Mancin e Samoggia».
Stagione regolare con finale in crescendo, ma al terzo posto. Poi playoff senza perdere mai, rifilando 2-0 a Urania Milano e 3-0 a Bergamo e Montichiari. Cosa vi ha reso "cannibali"?
«La consapevolezza di aver scelto la strada giusta».
Il capolavoro alla Final Four, dando 24 punti a Siena, in una sfida che richiama altri tempi e diverse categorie. Ti aspettavi una affermazione così netta?
«Mi aspettavo una prestazione di grande qualità, perché nei 10 giorni di attesa tra la fine della finale di “conference” e l'inizio delle Final Four abbiamo continuato a lavorare duramente per migliorarci. Ovviamente, non potevo prevedere come la nostra prestazione avrebbe potuto “impattare” su Siena. È andata bene».
Su cosa si è giocata, soprattutto, la “finalissima”?
«Intensità, concentrazione, durezza mentale».
Coach, guarda il futuro e dimmi cosa vedi...
«Continuare a fare questo mestiere magnifico e pieno di insidie, consapevole che bisogna ricominciare senza immaginare rendite di posizione. Si apre un nuovo, affascinante, capitolo. Un periodo di vita e di lavoro in una città cui debbo molto come Bologna».
Pensierino finale in libertà. Avendo vinto un campionato, ne hai facoltà. Quindi, marzullianamente, fatti una domande e datti una risposta.
«Come stai? Bene».
ROSETO.com
Matteo Boniciolli [Dialoghi sulla Via della Seta]
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