[Ricerca Avanzata]
Giovedì, 27 Giugno 2024 - Ore 8:02 Fondatore e Direttore: Luca Maggitti.

Roseto Basket Story
ROD GRIFFIN, KENNY BRUNNER E LA RAPINA CON LA KATANA, IL TESSERAMENTO DEL FRATELLO DI MARTINELLI: LA PAZZA SERIE A 2001/2002.
Il Roseto Basket Lido delle Rose di fine stagione 2001/2002 in Serie A. Da sinistra: Rod Griffin (vice allenatore), George Gilmore, Michael Hicks, Ian Lockhart, Joshua Grant, Max Monti, Aaron Swinson, Mario Boni, Sean Swords, Alvin Sims, Antonello Ruggiero, Bruno Impaloni (coach).

Luigi Lamonica e Rod Griffin, a Giulianova il 4 luglio 2015.

Kenneth ‘Kenny’ Brunner.

Ricordi dopo aver rivisto Rod “Er Pantera” Griffin a Giulianova, ieri sera, in un torneo giovanile.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Domenica, 05 Luglio 2015 - Ore 22:15

Di stagioni pazze a Roseto, parlando di basket, ce ne sono state molte (tutte?). Ma se cercate la stagione in assoluto più svitata da quando il Roseto è andato in Serie A nel 2000 – dunque degli ultimi 15 anni – molto probabilmente il campionato 2001/2002 è quello che fa per voi.
 
Una stagione da 16 tesserati (sul sito della Lega Basket, ma furono di più visto che non compaiono alcuni giocatori che scesero in campo in campionato come Beck, Bosnjak e Hooks) e almeno una trentina di giocatori passati per le “sliding doors”. Il campionato del delirio d’onnipotenza martinelliano, quello dopo la vittoria del caso Sheppard con i tesseramenti liberi.
 
Il campionato della regola del “pavimento salariale” – stupida per non dire altro – voluta dalla Lega Basket che imponeva di spendere “almeno” 1,6 milioni di euro (in NBA c’è il tetto salariale, noi in Italia dovevamo per forza farci riconoscere) e che portò al supercapolavoro di Michele Martinelli (“Fanno regole sceme, e io jè risponno a tono...”): il tesseramento del fratello Nicola Martinelli, classe 1963 e di professione imprenditore, con contratto dal 19.04.2002 al 30.06.2002. D’altronde, non esiste mica il patentino da giocatore...
 
Ma la stagione fu un continuo andare sulle montagne russe. Giocatori a frotte, il palazzetto  una sorta di sala d’attesa di un aeroporto, staff tecnico cambiato in corsa e molto altro ancora.
 
Più ripenso a quella stagione più di cose strane me ne tornano in mente a frotte. La firma di Stefano Rajola (non esattamente il più amato dai rosetani) poi andato via, lo staff tecnico iniziale composto dal 27enne Demis Cavina (Mario Boni, califfo della squadra, ne aveva 38), dal vice Bruno Impaloni e dal terzo Sugar Ray Richardson (presto sparito).
 
I giocatori dell’inizio di preparazione quasi tutti andati via, il terrificante -45 dell’esordio a Treviso (119-74), con il “terzetto pornobasket” (Corey Beck 0 punti e 3 rimbalzi in 18 minuti con -3 di valutazione, Joe Hooks 6+3 in 21 minuti, Marijo Bosnjak 8+4 in 23 minuti) presto mandato a casa.
 
E poi altro ancora, anche fuori dal campo di basket, come le abilità amatorie (declamate da SuperMario) di Giordano Sisinni, che sul parquet non si vide mai ma pare facesse faville fra le lenzuola. Oppure il canadese Shawn J. Swords (contratto dal 3 marzo 2002), che arrivò definendosi il cambio di Steve Nash nella Nazionale del Canada (peccato che il gentile giocatore non riuscisse a passare la metà campo palla in mano). O ancora il mestierante lungo Antonio Watson (contratto dal 8 marzo 2002), che – portato dopo la trasmissione “Sotto Canestro” da Spizzico – si mise a mangiare gli arrosticini infilandoseli in bocca per il lungo e rischiando così il suicidio inconsapevole (non ci parlai molto, ma non mi parve una cima... visto che ebbe anche modo di vedere la modalità di spolpo degli arrosticini essendo circondato da mangiatori esperti).
 
Ma il top del top della stagione – che pareggia il tesseramento del fratello del presidente quanto a ricordi e sorrisi – fu il tesseramento di Kenneth “Kenny” Brunner (contratto dal 29 marzo 2002). Lo statunitense fu annunciato telefonicamente a Giorgio Pomponi (ero con lui e Lorenzo Settepanella al palazzetto a seguire un allenamento) con squilli di trombe da parte di un giornalista di Superbasket.
 
Gli fu detto che arrivava questo play eccezionale e che dopo tanti ingaggi rivedibili, Martinelli aveva messo a segno una delle sue zampate da felino di razza. Giorgio, schiavo della professionalità, telefonò al quotidiano con il quale collaborava – Il Centro – chiedendo un pezzo urgente e congedandosi da noi per andarlo a scrivere.
 
Brunner arrivò annunciato da un articolo su Superbasket in cui appariva... in manette! Dopo una rapina, pare fatta con la katana (la spada dei samurai). Il fenomeno sembra che di rapine ne avesse fatte un paio: una al suo coach (più che altro un furto) in una delle sue peregrinazioni mentre l’altra, la rapina vera e propria, quella con la spada (genio vero), con un suo compagno di squadra in un negozio. O roba simile.
 
Pomponi, Settepanella e io aprimmo Superbasket – che all’epoca usciva a Roseto il martedì – sulla pagina che trattava di Brunner a coach Bruno Impaloni alla fine dell’allenamento. Brunner sarebbe arrivato a Roseto entro un paio di giorni. Il coach, veterano della cadetteria e alla sua prima esperienza come capo allenatore in Serie A1, era nel frattempo subentrato a Demis Cavina, guadagnandosi la conferma dopo un clamoroso 2-0 di vittorie interne consecutive contro Treviso e Trieste (Martinelli, che avrebbe voluto ingaggiare l’allora coach Virginio Bernardi, fece intelligentemente buon viso a cattivo gioco).
 
Al suo fianco, la società aveva messo Rod Griffin, che a Roseto c’era venuto per fare l’allenatore personale di Max Monti. Funzionava così: dopo l’allenamento, Max restava al non ancora PalaMaggetti (per la “gioia” di Antonio il custode e Filomena) e Rod Griffin – vecchio campione del piede perno e dei movimenti spalle a canestro – lo allenava individualmente.
 
Quando Impaloni lesse l’articolo chiamò Griffin dicendogli: «Rod, da domani il nostro spogliatoio si chiude a chiave».
 
Brunner arrivò e perse 6 palloni nei primi 6 possessi del suo primo allenamento, decretandone la fine anticipata causa risate prolungate e irrefrenabili dei suoi compagni di squadra, capitanati da “Pierino” Boni, che era uno dei più sani in una squadra in cui ebbe pure il problema di dover spiegare a Sean Colson (contratto dal 31 marzo 2002), che non era il caso che si allenasse indossando il Rolex al polso.
 
Brunner restò qualche altro giorno a Roseto. Venne imbarcato pure per una trasferta senza giocare, poi gli vennero messi in mano 500 dollari e gli fu dato il foglio di via. Lorenzo Settepanella, a metà fra giornalista e uomo di Emergency, provvide al suo rimpatrio. Di lui si sa che ha fatto una carriera come giocatore di squadre-esibizione, che giravano l’America profonda sponsorizzate da qualche marchio di abbigliamento sportivo.
 
Ma torniamo a Rod Griffin. Dopo l’esonero di Cavina, Martinelli non si fece scappare l’occasione e ingaggiò “Er Pantera” come assistente di Impaloni, che così ebbe subito una figura importante e di madre lingua inglese al suo fianco.
 
Nonostante l’assurdità di una stagione contrassegnata dalle cose che ho raccontato e da molte altre ancora (fu il campionato in cui Martinelli mise fuori squadra Boni e il Roseto senza il suo supercannoniere vinse a Roma!), il lavoro paziente di ricostruzione di dirigenza (Martinelli) e staff tecnico (Impaloni e Griffin) e l’impegno in campo di ottimi giocatori (alla fine diventò, dopo mille tagliandi, uno squadrone) come Gilmore, Sims, Boni, Hicks, Grant, Swinton, Lockhart, Monti, consentì al Roseto da risalire dalla zona retrocessione chiudendo al 9° posto la regular season e accedendo ai playoff (all’epoca, ci andavano le prime 12).
 
E si finì per sfiorare addirittura il supercolpaccio a Roma, nei playoff, per avanzare nel tabellone Scudetto. Purtroppo, non andò così e la squadra uscì al primo turno. Ma visti gli inizi e le tribolazioni, fu comunque un successo.
 
Di tutto questo e di altro ancora ho parlato ieri sera con Rod “Er Pantera” Griffin, rivisto per caso nell’ambito del torneo giovanile di basket Under 15 “Spiaggia d’Oro” di Giulianova. Rod allenava i ragazzini del Forlì e, finita la premiazione, abbiamo scambiato 4 chiacchiere ricordando quella stagione assolutamente pazzesca in cui, per dirla con “Er Pantera”: «Il martedì, alla ripresa degli allenamenti, non sapevamo esattamente chi avremmo trovato da allenare».
 
È stato bello rivedere Rod, sempre in formissima, e ricordare quella stagione. Matta sì, ma strepitosa per il mix insuperabile di basket e cose assurde.
 
ROSETO.com
Roseto Basket Story
TUTTI GLI ARTICOLI
 
Luca Maggitti
Stampa    Segnala la news

Condividi su:




Focus on Roseto.com
Roseto.com - Il basket e la cultura dei campanili senza frontiere. - Registrazione al Tribunale di Teramo N. 540 Reg. Stampa del 19.08.2005.
Direttore responsabile: Luca Maggitti   Editore: Luca Maggitti   Partita IVA 01006370678
© 2004-2024 Roseto.com | Privacy | Disclaimer Powered by PlaySoft