Se mai qualcuno pensasse ancora che l’accessibilità alla rete Internet sia un vezzo o un lusso, l’ultima decisione dell’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) spazza ogni dubbio.
Nella seduta del 24 marzo il consiglio dell’Agcom ha adottato due importanti decisioni in materia di servizio universale nelle comunicazioni elettroniche.
La prima ha come scopo “l’inclusione sociale della rete e dei servizi di base vigenti, potenzialmente minacciata dalle modifiche tariffarie annunciate da Telecom Italia; l’altra orientata a svolgere l’analisi del mercato e la verifica delle condizioni tecniche ed economiche necessarie a valutare l’opportunità di migliorare la qualità minima garantita del servizio di accesso ad Internet”.
Quest’ultimo è “da ricomprendere nel servizio universale, nella prospettiva, che pure emerge con forza a livello europeo, di una nuova cittadinanza digitale”.
In sostanza l’Autorità sottolinea, con forza, che Internet è un “servizio universale” e che va fornito a tutti, con particolare attenzione a “coloro che abitano in zone remote a bassa densità di popolazione, che vivono in condizioni di disabilità, che percepiscono bassi redditi familiari ai quali va garantito l’accesso non oneroso ai servizi di base”.
L’obbligo di rendere disponibile internet a tutti ricade subito su Telecom perché si tratta dell’ex monopolista e anche della società proprietaria della rete più capillare. I costi saranno comunque ripartiti anche con le altre compagnie in proporzione alle rispettive quote di mercato.
Entro 120 giorni dalla data del consiglio saranno sentite le associazioni dei Comuni e dei consumatori. Poi sarà mandato un dossier al ministero per lo Sviluppo economico.
Il garante sottolinea, inoltre, il fatto che ormai anche a livello europeo la normativa è unanimemente indirizzata verso questo diritto.
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