Fabio Di Marco.
Giannicola De Antoniis Bacchetta e Fabio Di Marco.
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Giannicola De Antoniis Bacchetta, business coach rosetano, intervista imprenditori e liberi professionisti che hanno avuto successo.
Roseto degli Abruzzi (TE)
Sabato, 25 Gennaio 2020 - Ore 08:45
In questa ventunesima intervista ho incontrato Fabio Di Marco, di professione Libraio. Si occupa con Passione e tanto spirito d’Iniziativa della sua libreria ‘La Cura’ da cinque anni. In questa brillante e profonda intervista dispensa perle di saggezza pratica per quanto riguarda il fare Business e, con un equilibrismo perfetto, tocca vette altissime per quel che riguarda significati, emozioni, ricordi, citazioni, simpatia, etc… Ci racconta come è nata l’idea di una libreria, qual è il messaggio che vuole condividere attraverso la sua attività, come creare un network con altre realtà culturali locali e ci confesserà gli errori dei primi tempi e poi tutta una serie di pensieri sui Valori, sulla lettura, sul libro come oggetto ma anche no, su consigli per la lettura e tanto altro. Imperdibile!
Come succede sempre, in questa rubrica, condividiamo suggerimenti utili grazie ad imprenditori, Liberi Professionisti, Commercianti e Manager che contribuiscono con le loro esperienze ad accresce la consapevolezza di chi sa ascoltarli.
In più ci tengo a precisare che queste interviste non servono per far emergere, incensare o osannare il personaggio di turno ma esclusivamente per dar loro la possibilità di essere utili. Ci offrono spunti pratici e pensieri interessanti per dar forma ad un futuro migliore, per chi sa e vuole approfittarne, attraverso queste interviste.
Niente è più interessante del Modello Mentale, dei Pensieri, dei Presupposti, delle Credenze, della Visione di Persone e Manager che ce l’hanno fatta, di Imprenditori Innovativi, di Liberi Professionisti e Commercianti all’avanguardia, che si raccontano con il loro personale modo di esprimersi, con il loro singolare linguaggio.
Per questo spazio ringrazio Luca Maggitti, perché senza di lui tutto questo non sarebbe potuto accadere.
Ognuno come può…
Abbi Gioia!
Giannicola De Antoniis
Business Coach
PS - Alla fine, trovi il link per vedere il video integrale dell’intervista e in più, una volta dentro l’area riservata, potrai scaricare 5 report in omaggio che ti aiuteranno nel tuo Business e molte altre risorse preziose.
Come sempre ricordo, le persone che intervisto hanno due caratteristiche:
- la prima è quella di avere successo nell'attività che loro svolgono;
- la seconda è quella di mettersi a disposizione nel dare consigli a chi ha buone orecchie per ascoltare.
Oggi Fabio ci spiegherà il perché ha scelto questo nome ‘La Cura’, quello che organizza dentro la sua libreria e ci darà consigli pratici sia per il Business che per l’anima. Fabio è un sacerdote laico, molto laico, della Cultura rosetana ed è un ragazzo in gambissima che è riuscito a coniugare la sua passione con quegli aspetti manageriali che fanno sì che lui riesca a mantenere con grande soddisfazione quest’attività.
Giannicola: se ti chiedo ‘Business’, cosa significa per te?
Fabio: allora… business sicuramente è pianificazione, perché all'inizio di una attività, soprattutto in questo momento storico, non si può improvvisare quasi nulla e quindi sicuramente una pianificazione fatta nei minimi dettagli, per quanto riguarda le cose fondamentali della propria attività è importante. Poi c’è una parte che per fortuna non è verificabile quando si apre un’attività. Per quanto riguarda la mia, diciamo che è il 50% di quello che è successo. Io avevo verificato e avevo pianificato tutto, in teoria, ma poi più o meno la metà delle cose sono cambiate. Quindi business non è soltanto un piano il business o capacità manageriali e basta ma soprattutto è la capacità di tenersi sempre aperto, completamente in ascolto rispetto - nel mio caso - alle persone che entrano in libreria, ai lettori che entrano in libreria e poi al territorio, a quello che succede sul proprio territorio, soprattutto in un una cittadina come Roseto dove c'è il bello e il brutto del vivere in provincia. Quindi bisogna stare molto attenti a molti equilibri.
Giannicola: e se invece ti chiedo ‘Cultura’ che cosa significa?
Fabio: cultura è una parola pericolosissima. È detta quasi sempre come una parolaccia perché detta in maniera superficiale. La cultura è un qualcosa di faticoso. Ci avviano alla cultura le prime persone più o meno adulte con cui veniamo a contatto, poi le maestre della scuola dell'infanzia e andiamo avanti sempre più in autonomia. Non c'è nessun lavoro senza cultura, noi siamo esseri viventi culturali e non viviamo d’istinti. Se non ricordo male c’è una bellissima canzone di Giorgio Gaber, molto molto amara, sul concetto di cultura. La cultura è allo stesso tempo qualcosa di fondamentale e di faticoso e non è facile diventare soggetti culturali. E meno si è soggetti culturali e meno si è critici e quindi più strumentalizzabili. Questo vale in qualsiasi ambito, non soltanto nell'ambito librario e letterario. La cultura è una specie di avventura, di viaggio, e senza cultura - questo lo possiamo dire tranquillamente - probabilmente non vale la pena vivere. La cultura è quella parola che differenzia il vivere dal sopravvivere. Senza cultura si sopravvive. Quindi conviene riempirla questa parola, concentrarci su questa parola.
Giannicola: e ‘Libro’ cosa significa per te?
Fabio: il libro secondo me - ma naturalmente sono di parte, faccio il libraio e quindi come l’oste parlo benissimo del mio vino - è un oggetto tecnologicamente perfetto perché prima di tutto ci aiuta a concentrarci a differenza di tutti i device tecnologici. Il libro, l'oggetto libro, è qualcosa di portatile, un tascabile costa molto poco e ha una durata senza batteria altissima, può essere prestato, dà un tono alla nostra casa e poi se l’abbiamo letto, noi insieme al libro, diamo un tono alla nostra casa ancora maggiore! A parte gli scherzi è un oggetto culturale a differenza di altri supporti culturali che non crolla. Questa cosa le diceva benissimo Umberto Eco in un libro in cui paragonava il libro al cucchiaino, oppure alla ruota. Ci siamo inventati qualcosa che va oltre il cucchiaino come lo sbattitore elettrico, per fare le torte, però se vogliamo girare un caffè con lo sbattitore elettrico o abbiamo quindici camicie di riserva per arrivare alla fine a bere una goccia di caffè o è inutile. La stessa cosa vale per la ruota. Abbiamo inventato aerei supersonici ma non ce ne facciamo nulla con gli aerei supersonici nella maggior parte dei nostri movimenti. La ruota funziona ancora benissimo e io credo che il libro ha proprio questa valenza formale, tecnica e poi naturalmente c'è la sua capacità di contenere forse tutto. Forse! Mallarmè diceva “il mondo è fatto per finire un buon libro”. In un buon libro… e non in tutti i libri.
Giannicola: Fabio, perché la tua libreria si chiama ‘La Cura’ e come nasce?
Fabio: l'idea è nata leggendo una rivista insieme alla mia compagna Anna Sara. Lì c'era un estratto di 'Essere e Tempo’ di Martin Heidegger, dove si spiegava molto bene il concetto di cura che il filosofo tedesco aveva ripreso da un antico mito greco latino e rielaborato da Igino - che è un stato un erudito latino e grande raccoglitore di miti. In questo mito, che è molto breve e invito tutti a leggere perché è come se fosse una favola, la cura è la ninfa che tiene in cura l'uomo finché è in vita. Quindi da lì si capisce benissimo che cosa significa prendersi cura di se stessi, prendersi cura di qualcosa. Come diceva appunto Heidegger in maniera pomposa: “l’uomo è il pastore dell’essere”. Noi naturalmente viviamo in epoche diverse però è proprio così. Diciamo che quel significato rimane, rimane pienamente. La cura richiama direttamente il concetto di responsabilità. Prima parlavo di maestre ma naturalmente non dobbiamo delegare la responsabilità soltanto alla scuola. ma è e collettiva. Se i ragazzi non vedono nessuno che legge in giro, se i riferimenti culturali sono completamente altri, insomma, poi non ci possiamo lamentare che i giovani non leggono quando le altre generazioni non è che vanno in giro travestiti da Petrarca! E tornando al nome della libreria, ‘La Cura’ non è qualcosa di oggettivo ma la si deve intendere come pratica.
Giannicola: e su quali Valori hai costruito la tua attività?
Fabio: diciamo che questa risposta è un po’ più complicata perché spesso i valori li prendi da due fonti: la famiglia e poi come ti formi dal punto di vista culturale. In famiglia, per ragioni diverse, sicuramente mia madre e mio padre - che non ci sono mai occupati di questo ambito - sono stati due modelli dal punto di vista umano e due maestri dal punto di vista operativo. Nel senso che mia madre non avendo fatto l’università, né le superiori ma per ragioni culturali legate agli anni ‘60, agli anni ’70, all'epoca delle rivendicazioni politiche, ha sempre avuto ben chiara l'importanza della cultura. Riportava libri a casa di letteratura greca e letteratura latina e che avevo lì a portata di mano, quindi l'importanza di avere dei libri fisicamente presenti a casa è già un 50%. È come la copertina con il titolo di un libro. È la prima cosa che vedi, è il 50% e poi c’è il contenuto, naturalmente. Quindi mia madre dal punto di vista dei contenuti e poi sicuramente mio padre che è stato un maestro nell'arte di incontrare l’altro. Lui aveva un banco del pesce qui a Roseto e io da piccolo, per tantissime estati - da quando facevo gli ultimi anni delle elementari fino alla fine delle superiori - ho lavorato al mercato coperto dando una mano e non era assolutamente un semplice mercato ma una specie di teatro greco fino a pochi anni fa. Quello era un luogo dove veramente imparavi qualcosa che non puoi imparare in nessun master, neanche ad Harvard e nessuno studente di Harvard, secondo me, riuscirebbe a capire subito quello che succede lì dentro, dove si trova. Lì si capiva veramente che cosa significa vivere nel mediterraneo.
Giannicola: cosa offri di differente, cioè qual è la tua Singolarità e come l’hai sviluppata?
Fabio: parliamoci chiaro, un libro è molto più semplice ordinarlo da casa online e pagarlo con il 15% di sconto. Per me il 15% di sconto è qualcosa che si avvicina molto al mio margine, quindi se facessi una cosa del genere sarebbe molto complicato tornare a casa e pagare le bollette. Quindi devo giocare un'altra partita che è quella del servizio, dell'attenzione al cliente, al lettore, alla persona che entra anche semplicemente per un’informazione, perché il mestiere del libro è un lavoro che si fa nel medio termine. Non è un lavoro immediato che si fa in maniera speculativa. È un investimento e quindi sicuramente il servizio è un elemento che fa la differenza. Poi creare un luogo accogliente, mediamente bello, un’attenzione ai particolari finché si può arrivare perché poi il lavoro del libraio è un lavoro complicato dove ci sono tante cose da fare. E poi una cosa che veramente dico con orgoglio generazionale, rispetto a come questo mestiere si faceva tanti anni fa, è che devi fare due lavori se fai il libraio indipendente e se l'attività è tua: devi fare il libraio, naturalmente, e anche l'operatore culturale. Quindi ricreare come nella mia libreria, in uno spazio di 40 metri quadri, attraverso delle attrezzature espositive mobili, uno luogo che si trasforma in una piccola sala conferenze perché almeno una volta a settimana organizzo presentazione di libri o incontri culturali in genere, una volta ogni quindici giorni organizzo insieme all’associazione culturale bauhaus il cinema in libreria e le mostre. Questo permette a me e all’associazione di dare alla libreria un volto diverso ogni mese, ogni due mesi, più o meno, perché c'è una mostra diversa.
Giannicola: quali sono i tuoi clienti in target e soprattutto quali sono i canali che tu utilizzi per comunicare con loro?
Fabio: è risaputo che in Italia sono molto più le donne che leggono rispetto agli uomini e anche nel mio caso confermo la percentuale. Anche se, devo dire, che quando si incrociano dei lettori uomini, ce ne sono diversi come vecchi amici, persone che ho conosciuto in libreria e con cui si è sviluppata un’amicizia, questi lettori sono dei lettori fortissimi. Se appunto un po’ scopre la lettura poi non la molla e sono lettori eterogenei, non solo lettori che leggono soltanto gialli o soltanto saggi di ingegneria aerospaziale ma sono lettori eterogenei appunto e la curiosità è una delle qualità che potrebbe salvare il mondo, direi io.
Giannicola: come mai si legge poco, secondo te?
Fabio: la prima cosa che si dice quando si legge poco è perché non si ha tempo. In alcuni periodi della vita delle persone è molto vero questo perché ci sono dei periodi in cui veramente ci si sente assediati però, mediamente, non è così. C'è una bellissima App sul cellulare che quantifica quante ore stiamo sui social e sui giochi. Prendendo in prestito un po’ di tempo da lì si riuscirebbe a leggere un po’ di più. Non vado a dare giudizi sul contenuto da quello che si scrive sui social e tutto il resto però sarebbe da considerarla come dieta mediatica.
Giannicola: e invece quale sarebbe una tua proposta per invogliare alla lettura?
Fabio: mi capita spesso che alcune persone mi chiedano questo: “io non riesco a leggere”, oppure: “la lettura non è mai stata una mia passione”, oppure: “mio figlio non legge”. La cosa più semplice da fare, secondo me, è prendere un oggetto dalla realtà, che ti piace, per esempio uno sport, oppure una passione come la cucina, etc… e fare questo innesto nel libro. Poi per fortuna ci sono tantissimi generi e si può leggere una biografia che appunto riguarda un pittore, oppure una biografia di un un giocatore di rugby, oppure una persona che ama il business perché veramente il libro è l’oggetto più plastico del mondo ed è anche il più facile da utilizzare. Se si supera quello scoglio iniziale del mettersi lì a leggere un periodo dopo l’altro, poi si sceglie pure un libro scritto nello stile giusto - e in questo caso servono appunto i librai, i bibliotecari, un amico che legge, un genitore che legge con il quale confrontarsi, un professore, insomma una persona di riferimento.
Giannicola: se tu potessi o volessi dare dei consigli a chi si mette oggi in commercio, quali sarebbero?
Fabio: vale naturalmente quello che ho detto prima rispetto alla mia attività in generale, cioè la pianificazione. Poi capire, una volta che si è partiti con la propria attività, dove si è e che cosa bisogna cambiare, non stravolgere. Se ti devi stravolgere completamente significa che c'è qualche errore grosso, però qualcosa, rispetto alla tua passione e alla tua formazione, puoi allargare o ridurre o riformare. Una cosa importante però, che non ho detto prima, ed è la risposta a questa domanda è la questione della burocrazia. La burocrazia che non è soltanto la quella statale, quella contro cui si combatte, insomma la burocrazia ‘nera’, la burocrazia che non serve. Non quella buona che, se ti serve un documento, in un attimo ce l’hai e tu puoi far valere i tuoi diritti. Perché c'è anche la burocrazia che fonda l’Occidente, c'è una burocrazia illuministica. Io sono contro solo quella che ti fa perdere tempo! Quindi il consiglio che mi sento di dare è quello di cercare di semplificare dove si può il più possibile. So che sto dicendo delle cose che si avvicinano al banale però io oggettivamente ci sono capitato e ci sono incagliato tutt’ora quindi, veramente, attraverso anche la tecnologia, alla tecnologia buona, evitare tutte le perdite di tempo e tutte quelle cose che ti fanno distogliere dal centro del proprio lavoro. Questa cosa non riguarda soltanto l'aspetto statale ma riguarda anche il rapporto tra privati naturalmente, quindi stare molto attenti e dove si può, semplificare il più possibile.
Giannicola: c’è un errore, professionalmente parlando, che si può raccontare che hai fatto e che però ti ha dato una grande lezione?
Fabio: beh, all’inizio tu fai tantissime cose, cioè dai tantissima disponibilità, tantissima e quindi sei in disequilibrio. Dopo un po’ capisci che determinate cose non le puoi fare altrimenti finisci di lavorare. Quindi non è mancanza di generosità ma è aggiustare il tiro e naturalmente spiegare in maniera sintetica, senza organizzare sedute psicanalitiche, il perché una determinata cosa la puoi fare o non la puoi fare. Perché se tu la spieghi in maniera sincera e bene, il cliente non l’hai perso e non ci offende. Tu gli dici: “guarda, la mia dimensione è questa, io non posso farlo, fino a qui posso arrivarci ma oltre no. Quindi questo.
Giannicola: a questo punto ti chiedo cos'è il ‘Successo’ per te?
Fabio: allora, il successo è il riconoscimento umano, sociale, degli altri che può essere immediato, può essere nel medio periodo, può essere nel lungo periodo. Però quando entri a far parte della storia di una piccola comunità, e non parlo di storia perché sei un personaggio leggendario ma perché senti che con la tua professione, con il tuo essere, fai parte di un senso una storia - de ‘la storia siamo noi’ come la canta De Gregori - fai parte di un senso collettivo.
Giannicola: e adesso una domanda più intima, visto che si parla di libri, quali sono le tue letture preferite?
Fabio: in genere quando si chiede: “qual è il tuo libro preferito?” o “cosa stai leggendo?”, anche il lettore accanito può rispondere: “non mi ricordo che cosa sto leggendo!”. Io me lo ricordo perché un libro che ho scelto da pochissimo, da un paio di giorni, che sto leggendo ed è un libro di poesie. Perché i tempi della mia giornata, da quando ho una libreria indipendente, sono completamente diversi rispetto a quando studiavo oppure lavoravo come libraio dipendente e quindi ho capito che quando si ha del tempo un po’ spezzettato non c'è cosa migliore di una poesia, soprattutto se una poesia che sta in una paginetta, una poesia breve. Perché spesso neanche una parola è sprecata, quindi è una lettura ad altissima densità e poi anche lì, io faccio il libraio però come lettore di poesie sono nato da poco, qualcosina leggevo prima ma adesso sono diventato un lettore accanito di poesie. Probabilmente non posso stare un giorno senza leggere una poesia, senza avere quel piccolo filtro, perché poi le pagine si possono utilizzare anche come filtro per la realtà. Quindi questa è una raccolta di poesie di Antonio Prete - che è un’importante professore emerito di letterature comparate a Siena - e diciamo che questo libro mi ha conquistato dal titolo che è una specie di manifesto. Il libro si intitola ‘Tutto e Sempre Ora’. Sono poesie molto brevi e mature, molto intense e di una rara ‘vicinanza’. Sono a cavallo tra la filosofia e il sentire personale, intimo, quotidiano. C'è un orizzonte che dà una strana carica, uno strano coraggio, una strana forza.
Giannicola: già che ci siamo, adesso ci consigli altri due libri?
Fabio: oggi in macchina stavo ascoltando la radio e stavano parlando di Fellini perché è il centenario. Poi passando per strada leggo un manifesto di un’iniziativa cinematografica sempre su Fellini, quindi oggi nella testa ho il nome del maestro Federico Fellini e questo è un libro che, come dicevo per esempio, può essere letto da una marea di persone, da tanti anche non-lettori e curiosi. Prima di tutto perché ci sono dei bellissimi disegni del Maestro che è stato anche un disegnatore indefinibile per la sua genialità. Il libro è diviso per parole, per lemmi, come se fosse un dizionario personale. Infatti il titolo del libro è ‘Dizionario Intimo per Parole e Immagini’. Dentro sono contenuti dei testi di due grandissimi scrittori intellettuali come Milan Kundera e Pietro Citati e veramente dentro ci si trova di tutto. È come conoscere intimamente Federico Fellini in un paio di giornate. Questo come primo impatto, poi naturalmente va rimuginato per tutta la vita.
Giannicola: e il terzo?
Fabio: il terzo è il libro a cui sono più affezionato in assoluto perché è il libro che mi ha fatto capire che cosa può fare la letteratura: cioè prendere in mano il mondo attraverso le parole, attraverso un sentire diverso. Il titolo è ‘Bel Ami’ di Guy de Maupassant. La storia è bellissima, una storia avvincente perché Maupassant è un autore ottocentesco ma dentro i suoi libri si sente già il ritmo del novecento, la psicologia del novecento. I libri di Maupassant sono consigliati da professori di altre discipline, professori di sociologia, psicologia sociale, etc… proprio perché è un autore di una sottigliezza e di una precisione straordinarie. Questo è il libro che mi ha preso per mano e che mi ha fatto entrare nel mondo dei libri. Quindi non potevo non citarlo. È una questione d'affetto ma anche perché con questo libro è scattata la magia, l’alchimia.
Giannicola: grazie Fabio per i tanti consigli e le tante pennellate di sensibilità che hai usato in questa intervista. Hai veramente riempito questa tela bianca, che erano le mie domande, con bellissimi colori. Grazie davvero e in bocca al lupo, nella speranza che la tua attività vada sempre meglio grazie alla tua passione e al tuo impegno.
Fabio: grazie di cuore a te e a prestissimo. Ciao a tutti.
Ognuno come può…
Abbi Gioia!
Giannicola
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Il video completo dell’intervista lo trovi su
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Giannicola De Antoniis Bacchetta
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