Franco Gramenzi, Raffaele Longo, Luca Scipioni, Attilio Caja. [Luca Maggitti Di Tecco]
Franco Gramenzi, Luca Maggitti, Luca Scipioni, Attilio Caja. [Luca Maggitti Di Tecco]
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Piacevole pranzo con coach Attilio Caja, coach Franco Gramenzi e l’agente Luca Scipioni, che ha attovagliato il gruppo.
Roseto degli Abruzzi (TE)
Giovedì, 05 Settembre 2024 - Ore 21:00
«Se dobbiamo fare zero a zero, inutile parlare» e poi: «Esiste sempre una verità ufficiale e una verità per gli amici».
Questa la sapida diade di aforismi che Attilio Caja, in splendida forma, ha dispensato oggi, attovagliato da Lumà, accettando l’invito a pranzo dell’agente Luca Scipioni che ha voluto al tavolo anche coach Franco Gramenzi e il sottoscritto (e di questo lo ringrazio).
Parlare di basket con “Cajattila” – che occupa un posto importante nella storia cestistica rosetana, avendo firmato la stoica salvezza sul campo in Serie A della stagione 2005/2006 – è sempre un piacere e mai scontate sono le sue riflessioni.
A fine pranzo, foto ricordo e l’appuntamento a rivederci fra qualche settimana, quando “Artiglio” dovrebbe tornare per tenere qualche masterclass per la Roseto Basket Academy del suo amico Daniele Cimorosi.
Sempre che qualche squadra non lo sottragga prima ai suoi doveri di amico, per offrirgli una guida tecnica.
Di seguito, la pagina dedicata ad Attilio Caja, tratta dal libro del 2014 “il CUORE del ROSETO”, per ricordare cosa fece il coach in quello scorcio di stagione nel Lido delle Rose.
Attilio Caja
“CajAttila”: il coach che salvò sul campo il Roseto di Serie A.
Attilio Caja, allenatore pavese classe 1961, arrivò a Roseto degli Abruzzi il 30 novembre 2005. Il coach fu chiamato dal presidente Domenico Alcini e dal general manager Michele Martinelli, per prendere il posto di Alberto Martelossi alla guida del Roseto 2005-2006, che aveva iniziato il suo sesto campionato consecutivo di Serie A. Una stagione iniziata con tre lutti terribili (Nicola Mariani, Ernesto Settepanella, Domenico Belisari) per il basket rosetano e proseguita tra i problemi di un organico mai tanto mal assemblato che – nonostante la vittoria iniziale a sorpresa a Udine – ben presto mostrò i suoi limiti. Attilio Caja, allenatore abituato a ben altre piazze (Roma dove aveva vinto la Supercoppa 2000 battendo la Virtus Bologna di Ettore Messina, Milano, Pesaro, Napoli) accettò Roseto stupendo tutti. Già, perché la squadra era messa male quanto ad organico e peggio quanto ad organizzazione, proprio per il grande valore operativo del compianto Nicola Mariani. Così Caja, abituato a disporre di roster completi e a contare su organizzazioni degne di una metropoli, si ritrovò ad essere non soltanto il coach di una squadra che quasi tutti vedevano candidata a sicura retrocessione, ma anche il solutore di diversi problemi che attanagliavano il sodalizio, nonché il parafulmine pronto a ricevere le numerose scariche elettriche di un ambiente che soltanto la stagione prima applaudiva il “Roseto più forte di sempre”, guidato da Mahmoud Abdul-Rauf. Sul campo, il Roseto di Caja vinse 8 gare su 24 giocate: un terzo esatto. Il risultato finale fu l’arrivo a quota 20 punti, 15^ squadra su 18 e quindi salva. Per l’ambiente del basket ed i tifosi, un miracolo sportivo. Per Attilio Caja, che ai miracoli non crede, il frutto di un lavoro fatto di molte cose, tutte ben assemblate. Innanzitutto, un’etica lavorativa incrollabile, che neanche le 6 sconfitte consecutive nella parte nerissima del campionato spazzarono via. Poi la consapevolezza di dover fare anche altre cose per aiutare una città intera e non solo una squadra, fino al punto di andare direttamente alle poste quando serviva qualche spedizione per perfezionare i tesseramenti. Fra mille difficoltà, rinunciando per lunghi tratti persino a due stranieri come Capel (infortunato) e Flores (richiamato per l’ultima gara), il brigantino rosetano approdò alla salvezza all’ultima giornata, dopo la commovente vittoria interna contro Capo d’Orlando, anche se forse la partita decisiva era stata vinta alla terzultima di campionato, in casa contro la Virtus Bologna. Alla domanda su come avesse voluto essere ricordato a Roseto, “CajAttila” rispose: «Come una persona seria, perbene. Un allenatore che ha delle qualità e che le ha dimostrate, che ha sposato una causa e l’ha portata avanti fino in fondo, che non ha pianto, non è mai scappato né si è mai nascosto».
Luca Maggitti
il CUORE del ROSETO
Tifosi e giocatori che hanno fatto grande la squadra di basket del Lido delle Rose
Foto di Mario Rosini e Aldo Pinciotti
2014 – Pubblicato da Associazione ROSETANI IN TOUR.
Luca Maggitti Di Tecco
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